Dante Gabriel Rossetti
Di amori illustri nati in affascinanti città ne conosciamo tanti, ma forse non è noto a molti che anche Torre del Greco è stata la sede prescelta da un amore nobile e memorabile, quale quello consumatosi tra Madama Lucrezia d’Alagno e il “Magnanimo” Alfonso V d’Aragona, re di Napoli, Sicilia, Sardegna, Corsica,Valencia,Maiorca,Conte diBarcellonae delle altre contee catalane.
Lucrezia d’ Alagno nacque intorno al 1430, da Nicola e Covella Toraldo. Il padre Cola, di nobile famiglia amalfitana, fu primo feudatario del Casale di “Torre dell’Annunciata” (la futuraTorre Annunziata) e proprietario di un vasto “orto fruttato” a Torre del Greco (vicolo Orto della Contessa), nonchè di alcune case in località Largo della Corte, confinante con il Vallone, (attuale Via XX Settembre).
La storia narra che l’incontro tra la fanciulla ed il sovrano avvenne per caso, a Napoli, il 23 giugno 1448, vigilia della festa di San Giovanni Battista, durante la quale, per tradizione, le fanciulle nubili usavano offrire ai propri amati, in pegno d’amore, una pianticella d’orzo o di grano, raccogliendo in cambio offerte,per accrescere la solennità e la fastosità della processione.
Il Re era accompagnato da alcuni cortigiani, mentre passeggiava per il centro della città, quando, percorrendo uno dei vicoletti del “Purgatorio ad Arco”, venne avvicinato da un’incantevole fanciulla, che gli offrì una piantina: era Lucrezia d’Alagno. Re Alfonso, non rimasto insensibile alla sua bellezza, le donò una borsa colma di monete d’oro, dette “alfonsini”, per l’immagine del re impressa sulla testa. Ma Lucrezia, con un sorriso gentile, all’intera borsa preferì una sola moneta, perchè, come da lei sussurrato al sovrano, di “alfonsini” gliene bastava uno. Il Re, che «non si era mai mostrato insensibile alle seduzioni dell’ amore», volle conoscere il nome della giovane, che accompagnò alla funzione nella chiesa di San Giovanni a Mare.
Rossetti
Iniziò così la profonda storia d’amore tra la diciottenne Lucrezia e il cinquantatreenne sovrano. Re Alfonso, però, era già sposato con Maria di Castiglia, ma da lei si era separato da circa trent’anni, a causa della sterilità della regina, ritiratasi in Spagna. Così, Lucrezia e Alfonso divennero inseparabili. Le loro giornate si svolgevano tra colloqui amorosi e feste di palazzo. Re Alfonso era come rapito dalla personalità della bella fanciulla. «Qualcosa di nuovo era entrato nella vita del sovrano, qualcosa di radioso e affascinante, di dolce e di voluttuoso, che s’insinua dappertutto e…» ti porta a cambiare profondamente e a desiderare la persona amata in ogni istante della tua vita. Per questo motivo, Alfonso se ne stava volentieri in un villaggio alle falde del Vesuvio, Torre Ottava, per la precisione, in un certo “orto” dove, per maggiore comodità , aveva fatto costruire addirittura una stanza. In tal modo, poteva corteggiare Lucrezia senza alcun disturbo e ogni notte ritirarsi, per motivi di sicurezza, nel castello, l’attuale Palazzo Baronale, da lui fatto restaurare. Per volontà del sovrano fu anche edificata La Fontana, che divenne il luogo in cui i due amanti amavano passeggiare l’una accanto all’altro, condividendo pensieri ed emozioni e, sopratutto amore, un amore “casto”, ma profondo, nel nome di quell’affinità elettiva che li aveva fatti incontrare e che li avrebbe legati per dieci lunghi anni.
L’incontro con Lucrezia fu volontà del destino e a lei, Alfonso, rimase legato fino alla morte.
Per approfondimenti: Lucrezia d’Alagno. Storie e leggende napoletane di Benedetto Croce