CULTURA
Qualche anno dopo fu inviato dall'arcivescovo a perfezionarsi a Vienna, dove forse incontrò Mozart, ma dovette rientrare a Bonn per la morte della madre. Nel 1792, sempre stipendiato dall'arcivescovo, ritornò a Vienna e studiò sotto la guida di Haydn e di Salieri. L'invasione delle truppe francesi costrinse l'arcivescovo a fuggire da Bonn e Beethoven si ritrovò libero professionista a Vienna, città nella quale rimase fino alla morte.
Presto egli si affermò come improvvisatore e come esecutore di pianoforte, ammirato nei salotti e negli ambienti culturali della capitale. In questo periodo comose le prime Sonate per pianoforte, fra le quali la celebre "Patetica", op. 13, ed i primi Concerti per pianoforte e orchestra.
Verso il 1798 si manifestarono i primi sintomi della sordità che sarebbe progressivamente aumentata e che lo avrebbe costretto a condurre una vita più appartata e a rinunciare anche alla sua promettente carriera concertistica.
Dal 1815 la sordità si fece quasi completa e il musicista fu costretto a comunicare con gli altri solo per iscritto: per questo egli portava sempre con se un taccuino su cui gli interlocutori scrivevano quanto volevano dirgli.
La sordità non fu il solo malanno che colpì il musicista; soffrì infatti di numerosi altri disturbi, ma sempre conservò la fiducia nella bontà della vita e nel suo Creatore: se così non fosse stato egli non sarebbe giunto a scrivere la Nona Sinfonia che contiene il celebre Inno alla gioia (su testo del poeta tedesco Schiller), l'invito cioè alla fratellanza universale.
Quando morì a Vienna nel 1827, al funerale cui partecipò una gran folla, una vecchina rispose a un viaggiatore di passaggio che chiedeva chi fosse deceduto: "Come, non lo sapete? E' morto il generale dei musicisti!".