Luigi De Magistris e le caste. Meglio perdere che cedere il posto.
Creato il 26 agosto 2010 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Ieri sera abbiamo ascoltato Luigi De Magistris raccontare “Assalto al PM. Storia di un cattivo magistrato”, il suo ultimo libro edito da Chiarelettere. L’ex pubblico ministero di Catanzaro, oggi deputato europeo dell’Italia dei Valori, non ha detto nulla di più di quanto va dicendo da quando è stato costretto a lasciare la magistratura ma, come spesso accade, anche le storie più ascoltate nascondono particolari che magari la prima volta che sono state sentite, non avevano colpito più di tanto come, ad esempio, il “chi è” dei suoi nemici di allora. Ovviamente De Magistris ha fatto nomi e cognomi, e per qualcuno ha aggiunto anche il codice fiscale e i gusti sessuali, ma quello che più ci ha colpito è che, a parte qualche “fuga strategica”, molti di questi personaggi contraddittori, sono ancora saldamente al loro posto, Arcibaldo “Arci” Miller in testa, immarcescibile capo degli ispettori del Ministero della Giustizia. Il quadro a tinte fosche dipinto da De Magistris corrisponde, purtroppo, alla effettiva situazione del nostro paese, una repubblica che sta stracciando giorno dopo giorno la sua Costituzione e che è arrivata al punto di far ridere di sé il mondo intero, ed è un vero peccato che a ridere sia il mondo intero e non noi, italiani distratti e assuefatti alla logica del mercante di sogni a poco prezzo. Diciamo che, occupandoci da qualche anno di comunicazione, ci ha sorpreso il passaggio dell’intervento di De Magistris in cui, parlando della libertà di stampa nel nostro paese, si è trovato a dover rintuzzare gli attacchi dei colleghi bulgari e rumeni che stavano accusando l’Italia di aperte violazioni alla libera circolazione delle idee. Ohibò, ci siamo detti, Bulgaria e Romania che ci svillaneggiano è un po’ come la storiella del bue che disse cornuto all’asino (paragone bucolico alla Di Pietro), ma poi ci siamo resi conto che nei paesi dell’Est liberati dalla monomaniacalità sovietica la democrazia è un vento che spira forte, mentre da noi è rimasto un refolo. Dopo aver detto tutto il male possibile di Berlusconi, citandolo una sola volta diconsi una, De Magistris ha provato a descrivere quello che sta avvenendo nelle case dei suoi “vicini” partendo (e finendo) da quella del Pd. Anche in questo caso nulla di nuovo, se non una frase che, meglio di ogni ragionamento articolato, sintetizza quello che persone non fagocitate dall’informazione made in Tg1, pensano ormai da una vita. Citiamo a memoria: “Ci sono leader del Pd – ha detto De Magistris – che preferiscono perdere purché nulla cambi. Quello a cui fanno riferimento è solo il mantenimento della casta”. Chissà perché ci è subito venuta in mente la lettera di Walter Veltroni al Corriere della Sera, chissà perché abbiamo pensato al flirt fra Massimo D’Alema e Berlusconi in epoca Bicamerale, chissà perché all’improvviso abbiamo riascoltato Luciano Violante equiparare i morti della Resistenza a quelli di Salò. E abbiamo pensato che per i professionisti della politica lasciare quella …zzo di poltrona deve essere proprio difficile se non impossibile, più della moglie, dell’amante, della barca a vela, dei film di Fellini e della tessera gratuita per lo stadio. Eppure ci sono tante terre incolte in Italia in cui un po’ di braccia sane e forti sarebbero indispensabili. La nostra convinzione, quella che ci porta a dire che Berlusconi vince perché non ha avversari, si sta fortificando ogni giorno che passa. Ricordare le “malefatte” dei dirigenti del Pds e poi Ds e poi Pd e gli inciuci con Berlusconi che, morto e sepolto è stato resuscitato da Veltroni, ci fa stare di un male impossibile da descrivere. Ricordare Bertinotti affondare Prodi ci fa prudere le mani, l’imperativo categorico di Veltroni “il Pd corre da solo”, che ha fatto fuggire tutti quelli che c’erano intorno, ci fa venire l’orticaria, la legge D’Alema pro-Mediaset genera solo conati di vomito. “Questi dovrebbero essere l’alternativa a Berlusconi?” si è chiesto De Magistris. Se non troviamo il coraggio di buttarli a mare come hanno fatto i pugliesi con D’Alema, “questi” continueranno a rappresentare l’alternativa di casta che, magna magna, sempre casta è.
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