Luigi Pingitore tra Rimbaud e James Dean
Tutta la bellezza deve morire
di Iannozzi Giuseppe
La bellezza è la forza della giovinezza, spirito apollineo che tutte le porte spalanca. Ma la bellezza è giusto il tempo d’un momento che bisogna saper coglier subito senza tentennamenti, perché una volta passata resta sol più il rimpianto di non aver speso meglio, in maniera conveniente, la propria forza. Lo sanno bene e non lo sanno i personaggi di Luigi Pingitore.
Tutta la bellezza deve morire è romanzo costruito sul delirio poetico e dispersivo d’un’angoscia rimbaudiana: Pier, Dario, Liv, Luca, Silvia, i protagonisti principali del romanzo, sono giovani e belli, e spericolati e angosciati. Coi loro freschi corpi, ancora incorrotti dalla mollezza della maturità, sfidano il mare della costiera amalfitana: Pier e Dario, amici quasi fratelli, perdono intere giornate al sole cercando il punto migliore dal quale tuffarsi in mare, nelle sue profondità. Ogni tuffo è un calarsi nello spirito equoreo di un Nettuno tanto passionale quanto oscuro e ferale. Per loro tuffarsi è sprofondare, è un perdersi nell’estremo tentativo di ritrovarsi, di riconoscere a sé stessi una identità. Pier e Dario sanno di esistere ma non di ‘essere’: le mal de vivre, che accusano sulla loro propria pelle, è di una gioventù bruciata à la James Dean.
Pier sta con Francesca. E Francesca è scomparsa. I suoi genitori non trovano pace. Pier invece vorrebbe solo capire perché: intuisce che dietro la scomparsa della giovane c’è qualche cosa che lui ignora e che però, alla lontana, intuisce.
All’improvviso incontrano Ezra, o è lui a incontrare i ragazzi, mistero inquietante e affascinante per il vecchio scultore. Ezra viene dalla Francia. E’ un artista, uno scultore che ha passato la cinquantina e che ha appena perso l’unica figlia in un incidente automobilistico. Ha con sé poche cose, l’indispensabile. Non accetta la morte della ragazza. Soprattutto non accetta che sia morta senza dare un significato, foss’anche minimo, alla sua seppur breve vita. Porta con sé il diario di lei – come una santa reliquia – ed è la sua unica guida: Ezra non può far altro che ripercorrere le tappe che la figlia ha annotato sulle pagine, nella speranza di capire, di capire il mistero della giovinezza che muore, che se ne va all’improvviso, in maniera tragica, lasciando dietro di sé poche impalpabili tracce. Sul litorale amalfitano, Ezra, sempre oppresso da emicranie che gli scavano il cervello da tempia a tempia, poco per volta scolpisce l’identità della figlia Sara, di quella giovane che così poco ha saputo comprendere quand’era in vita.
La bellezza è votata alla caducità ed è dunque destinata a morire: non c’è possibilità alcuna di conservarla intatta. E’ essa una grande forza, ma allo stesso tempo è anche una inquietudine e una maledizione, e per questo preciso motivo ‘tutta la bellezza deve morire’: non c’è altra alternativa, il suicidio diventa per la bellezza l’unica rimbaudiana àncora di salvezza.
Con Tutta la bellezza deve morire, Luigi Pingitore consegna alla critica più esigente e ai lettori tutti un romanzo esemplare, un ‘paradiso perduto’ che è la Letteratura auspicabile. L’Eden amalfitano, che l’autore dipinge attraverso un bruciante disegno di emozioni, è ‘l’inizio della fine’, è scelta volontaria verso un eterno esilio. Per il lettore contemporaneo sarebbe peccato davvero assai grave non leggere Pingitore e la sua bellezza.
Luigi Pingitore vive e lavora a Napoli. Ha pubblicato nel 2005 il romanzo In the mood (Cadmo). Suoi racconti sono presenti nelle antologie I superdotati (Ad est dell’equatore) e Qui si chiama fatica (L’ancora del mediterraneo). Ha pubblicato il libro di poesia Perché la visione non si racconta (Oédipus). Sue poesie sono presenti in antologie e web-magazine. È sceneggiatore e regista.
Tutta la bellezza deve morire – Luigi Pingitore – Hacca edizioni – Pagine: 304 – ISBN: 978-88-89920-65-7 – Prezzo: 14,00
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