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Luigi Siviero, “Indagare l’incubo”: frammenti di Dylan Dog

Creato il 27 dicembre 2012 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco
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La caratteristica che più evidente emerge dalla lettura del puntuale saggio di sul di Tiziano Sclavi è la frammentarietà. Luigi Siviero, “Indagare l’incubo”: frammenti di Dylan Dog> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="256" width="197" alt="Luigi Siviero, Indagare lincubo: frammenti di Dylan Dog >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-64811" />L’autore sceglie infatti una modalità espositiva dove osservazioni e idee analitiche fanno da cornice a ricche sequenze di esempi tratti direttamente dalle pagine. Il risultato è una sorta di diario di viaggio di esplorazione attraverso le opere: introduzioni e chiusure dei capitoli sono il risultato delle scoperte e degli incontri nelle pagine e offrono un contesto comune agli altrimenti dispersivi frammenti proposti. Quello che seguiamo, quindi, sembra essere il processo stesso di ricerca, scavo ed elaborazione e la frammentarietà è allora il semplice riflesso del lavoro quotidiano e metodico di lettura e catalogazione tematica. Un’altra immagine che mi veniva alla mente nel corso della lettura è quella dell’esplorazione delle sale di un museo non ancora aperto al pubblico, dove è in corso la sistemazione delle opere in percorsi coerenti e significativi, con abbondanza di pezzi e collocazioni ancora fluide: lo stato delle cose prima della cristallizzazione delle scelte definitive.

Come scrive nella prefazione, Siviero è partito dall’idea di un confronto fra le figure di Dylan Dog e di Sherlock Holmes,

Luigi Siviero, “Indagare l’incubo”: frammenti di Dylan Dog> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="257" width="196" alt="Luigi Siviero, Indagare lincubo: frammenti di Dylan Dog >> LoSpazioBianco" class="alignright size-full wp-image-64815" />ma, attraversando la produzione di Sclavi, ha raccolto spunti e materiale per altre piste e suggestioni, tecniche e culturali. Troppo forte la tentazione, l’autore dettaglia un vero e proprio stradario, marca i sentieri e per ciascuno di essi propone spunti di approfondimento. Il primo obiettivo, infatti, sembra offrire una lista il più ampia possibile delle linee di analisi del corpus sclaviano: in questa visione, l’abbondanza di esempi proposti serve a dimostrare la validità della linea esaminata.

Nel suo complesso, tuttavia, la ricchezza di spunti non va a costituire una trama omogenea e al termine di ogni capitolo spesso si ha l’impressione di un’interruzione brusca del ragionamento e delle argomentazioni. Forse eleggere uno dei tanti temi a filo principale di riferimento avrebbe consentito un maggior approfondimento, magari a scapito dell’ampiezza di sguardo? Penso al riutilizzo di idee e soggetti, più volte sottolineato: Siviero gli dedica anche un capitolo (Capitolo undici: Le Citazioni), ma l’impressione è che avrebbe potuto costituire il punto di vista principale, alla luce del quale esplorare gli altri.

Luigi Siviero, “Indagare l’incubo”: frammenti di Dylan Dog> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="257" width="196" alt="Luigi Siviero, Indagare lincubo: frammenti di Dylan Dog >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-64813" />Dalle rinarrazioni per affinità (l’horror in generale) a quelle per contrasto (Sherlock Holmes, appunto), il Dylan Dog di Sclavi sembra una grande opera di metabolizzazione di luoghi narrativi. Siviero giustamente ne segnala l’affinità con una certa idea di postmodernismo, ma poi lascia sostanzialmente campo agli esempi [1] , senza approfondire. In un certo senso, potremmo sostenere che Siviero propone una catalogazione con glosse dei temi sclaviani, un lavoro che potrebbe fornire un ottimo punto di partenza per analisi magari più limitate ma più approfondite.

Di grande godibilità, il lavoro di Siviero, chiuso da un’intervista a Tiziano Sclavi, gratifica l’appassionato, riportandolo dentro le pagine, facendo risuonare dialoghi, proponendo numerose tavole e vignette e rievocando atmosfere tramite citazioni dirette.
Mette voglia di riaprire gli albi di Dylan Dog e magari anche qualcuno dei modelli sclaviani (personalmente, ho riletto dopo anni e anni Il Giudice e il suo Boia di Durenmatt, trovando tutte le corrispondenze indicate). Siviero isola e propone tutte le maggiori carateristiche del Dylan Dog di Sclavi, sia dal punto di vista dell’architettura narrativa (autonomia degli episodi, rifiuto della continuity, profilo del protagonista, eccetera) sia dal punto di vista dei richiami extra testuali e infratestuali: se non un classico “companion”, certo una pratica guida annotata di riferimento.

Abbiamo parlato di:
Dylan Dog e Sherlock Holmes: indagare l’incubo
Luigi Siviero
Edizioni NPE, 2012
320 pagine, brossurato, bianco e nero – 14,00 €
ISBN: 9788897141129

Note:

  1. Abbastanza stranamente, vista la completezza in tal senso del saggio, presentando un estratto da L’Isola Misteriosa, all’inizio del nono capitolo, manca il riferimento al racconto Fiori per Algernon di Daniel Keys, premio Hugo nel 1960. [↩]

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