14 febbario 2011: Luìs lascia il calcio con più infortuni che partite giocate. Infortuni che a un uomo normale avrebbero tolto la carriera 8 o 9 anni fa. In mezzo ai due eventi, in mezzo all'inizio e alla fine, tanti balli con il pallone, tante fughe, troppa grazia. Due palloni d'oro, un mondiale da riserva, uno da capocannoniere, alcune delle maglie più gloriose del mondo indossate, 300 gol in 399 partite, 62 in 97 con la nazionale. Fughe alla velocità della luce, doppi, tripli passi in mezzo al pantano di Mosca, la fuga a Thuram e Cannavaro in mezzo centimetro di campo, il pallonetto di esterno, in volo, nel derby. Sarebbe potuto diventare il più grande ma quelli normali, lo ripeto, avrebbero smesso tanto tempo fa. Lui ha continuato a vedere la porta da zoppo e con 20 chili in più di pancia. Lo chiamavano il Fenomeno e questo gli creò problemi per chi tentava in ogni modo di screditarlo. La pubblicità e i media se lo ingurgitarono, gli tolsero l'innocenza, la simpatia e quell'aria spensierata di chi vuole solo divertirsi.
Ci ho speso un sacco di tempo, e soldi, per vederlo, per abbonarmi, per seguire una cosa che mi stava annoiando e che con lui tornò ad essere immensa. C'ero quando l'uruguaiano fece bufera contro il Brescia, c'ero tre settimane dopo al primo gol al Meazza, contro la Fiorentina, dopo gli sfottò toscani per due stop sbagliati, quando si lanciò alla velocità della luce verso la porta avversaria, toccò il pallone e il mondo impazzì. E lui volò, con le braccia larghe e il suo sorriso sdentato a prendersi gli onori del pubblico mentre le tre viola sotto di me erano aggredite dal popolo tifoso circostante.
"Stavolta l'ha vista!" dissi ad una di loro riferendomi alla palla che, secondo lei, Luìs manco vedeva. Ne avrebbe viste ancora tante. Ne avrebbe viste di più se il destino fosse stato più tenero. Un inno al calcio (cit), per quanto possa interessare. Ne avrebbe viste contro la Sampdoria quando alzò gli occhi verso il secondo anello per salutarmi e festeggiare, ne avrebbe viste contro la Lazio in finale di coppa Uefa cominciando a fare finte sul povero Marchegiani dieci metri prima di toccare la palla, dribblare e insaccare. Oggi, un segno del destino. Oggi, dopo il caffè, pensavo al giorno del suo ritiro, non so perché. Tre ore dopo, a computer, leggevo del suo ritiro. Ha 34 anni, quel giorno in cui morì Lady D ne aveva quasi 21. Un'eternità. Oggi era un giorno atteso, un anticipo di qualche mese su quanto dichiarato. Un tempo è riuscito ad essere sempre un fulmine in grado di uscire dall'apatia di un'intera gara pronto a sconvolgere difese, risultati, storia. Inatteso, imprevedibile, inarrestabile senza mai annunciarsi prima. Un mago che dal nulla estraeva qualunque cosa e che col pallone cambiava il corso degli eventi. Il migliore che abbia mai visto. Luìs Nazario de Lima, conosciuto semplicemente come Ronaldo.