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Come era facile prevedere, la sconfitta casalinga contro il Milan ha fatto aumentare di molto le critiche verso il tecnico spagnolo della Roma, già accolto con molto scetticismo da alcuni ambienti del tifo giallorosso e da settori dell'informazione cittadina che seguono le vicende del Club.
Non mancano in realtà nemmeno quelli che difendono il tecnico asturiano a spada tratta, facendo trasparire chiaramente la mai saldata frattura tra i sostenitori della vecchia proprietà e la nuova.
Ma che le critiche stiano crescendo d'intensità lo testimonia pure l'intervento che Franco Baldini, il vero dirigente operativo della società, si è premurato di fare questa mattina e col quale ha ribadito tutta la fiducia possibile della società verso il tecnico che ha scelto e voluto quest'Estate.
Del resto con Luis Enrique la AsRoma ha voluto dare un segnale di discontinuità totale con il passato, con l'implicita ammissione che i risultati tecnici raggiunti nell'ultimo decennio non sono più alla portata della squadra, almeno per il momento.
Inutile ricordare che la Roma ha vissuto gli ultimi anni con i resti della squadra che vinse lo scudetto nel 2001, logorando però nel tempo sia il patrimonio tecnico sia, ancora più grave cosa, quello finanziario, tanto che la società è stata infine ceduta (anche se con una genesi veramente anomala) dalla banca creditrice ad un gruppo di investitori americani.
Difficile però far digerire a molti tifosi un ritorno della loro amata squadra al rango di compagine di secondo livello, dopo aver assaporato le delizie della lotta al vertice e i turni infrasettimanali della Champions League ed è normale che di fronte a risultati fortemente negativi le tensioni saliranno in modo esponenziale, mettendo nel bersaglio delle critiche soprattutto quello che da sempre, in una squadra di calcio, è il principale capro espiatorio: l'allenatore (anche perché è molto più semplice licenziare solo l'allenatore che una ventina di giocatori).
L'ultima giornata di campionato è stata fatale al tecnico del Cesena Marco Giampaolo, che è il quinto a dover lasciare l'incarico dall'inizio della stagione.
Ma insieme ai semplici malumori derivati dai risultati non soddisfacenti si sovrappongono le considerazioni sul gioco dimostrato in campo dalla Roma, che in realtà, almeno secondo il sottoscritto, non è per nulla disprezzabile.
Come però già scritto in altro, ogni considerazione non può non essere messa in relazione alle aspettative che sulla squadra si nutrivano fin dall'inizio.
La mia idea della nuova Roma era quella di una squadra alla ricerca di una sua nuova identità e soggetta ad un'opera di ristrutturazione completa, cosa che, secondo le mie previsioni, le sarebbe costato severe sconfitte.
In realtà, invece, la squadra riesce a tenere il confronto anche con le avversarie più forti, senza subire eccessivamente la superiorità degli avversari. Il Milan è una squadra nettamente superiore alla Roma e sperare di riuscire a battere i campioni in carica era pura utopia.
Ma se si andasse a rivedere le prime prestazioni della squadra capitolina, quella in coppa contro il Bratislava e le partite contro Cagliari, Inter e Siena, ma perfino quella vinta a Parma, non si può non vedere i progressi che la squadra ha messo in evidenza.
Purtroppo per Luis Enrique il risultato non è arrivato nemmeno nella partita che la sua squadra ha giocato meglio, quella contro il Genoa, nella quale invece, come spesso accade nel calcio, la Roma è uscita sconfitta dopo aver largamente dominato gli avversari.
Questo non significa che il tecnico asturiano e i suoi giocatori devono sentirsi soddisfatti del loro lavoro, perché la Roma è tutt'altro che una squadra perfetta, sia per gli errori dell'allenatore nella scelta dei giocatori da schierare e la sua incapacità a trovare il bandolo della matassa di un gioco che è buono quando la squadra ha il possesso della palla, ma è pessimo quando la palla la giocano gli avversari.
Altro difetto messo in mostra è un attacco che non ha movimenti preparati, ma si affida solo all'estemporanea trovata dei suoi interpreti, il che è troppo poco per una squadra di Serie A
Ma non deve dormire neanche la società, che deve assolutamente trovare almeno un centrale e un laterale difensivo per puntellare una retroguardia che definire di burro è un eufemismo.
La classifica corta disegnata da un campionato decisamente dal livello tecnico non entusiasmante, fa si che la Roma possa fare un campionato tranquillo, che le consenta di far fare esperienza sia all'allenatore sia ai numerosi giovani giocatori che ha tra le sue fila, ma è pure chiaro che l'ambiente non sopporterebbe altri risultati negati, specialmente se dovessero arrivare contro avversarie di rango inferiore.
Per questo Luis Enrique non può permettersi di fallire il prossimo impegno di Novara. Sul campo piemontese lui e la Roma si giocheranno molto della loro credibilità, perché un risultato negativo sarebbe imperdonabile.
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