Lunatici internazionali e somarelli nostrani

Creato il 05 ottobre 2012 da Conflittiestrategie

Scritto da: Gianni Petrosillo

Solo vedendo il mondo dalla luna (moon) si poteva affermare quel che ha affermato Ban Ki-Moon, segretario generale dell'Onu. Quest'uomo-satellite che orbita intorno a Washinton, o su di lì, con una accelerazione del suo moto circolare nel campo gravitazionale occidentale, al quale corrisponde il giramento delle palle dei siriani ma anche dei russi (i quali rischiano di perdere due basi internazionali in una zona strategica), ha detto: "invito il popolo siriano a rispettare pienamente l'integrità territoriale dei Paesi vicini". Come suggerire ad una vittima di Jack lo squartatore di non muoversi affatto poichè in questi casi è più assennato farsi colpire subito piuttosto che prolungare lo strazio. Questo consiglio sarà più saggio per il suo seggio ma non di certo per Damasco che rischia di capitolare prima di quanto auspicato dai suoi nemici. Ciò a proposito del lancio di ordigni siriani in territorio turco al quale Ankara ha risposto con violenza triplicata. Forse la Siria è incappata in uno di quegli errori ad effetto collaterale di cui sono maestri gli Usa, forse non sono state nemmeno le forze ufficiali a causare l'incidente, del resto, essendo il Paese nel caos è molto più probabile che la provocazione sia venuta da quei ribelli finanziati e armati proprio dai Turchi, dagli altri paesi arabi e dalle sedicenti democrazie liberali. Lasciando perdere l'episodio specifico, restano comunque tutte le subdole situazioni istiganti riportate che non mutano la sostanza dei fatti e che danno ragione ad Assad. Tutti contro uno Stato pare essere la regola vitale della superiore civiltà globale che agisce sempre unanimemente quando si tratta di preservare gli interessi strategici di uno Stato su tutti: quello americano. E' da tempo che si sta cercando il pretesto per un attacco "autorizzato" in stile Libia anche contro il popolo siriano, quindi la versione turca, già appoggiata dalla Comunità Internazionale, puzza di döner kebab lontano un miglio. E poco importa che la Turchia stia permettendo ai criminali di Al Qaida, o chi per lei, di attraversare indisturbati la frontiera tra le due Nazioni, previo supporto logistico e rifornimento militare. A Ban Ki Moon interessa continuare a mettere all'angolo le autorità di Damasco in maniera da rendere uniformi gli equilibri emersi in tutta l'area con le primavere fuori stagione dei contesti viciniori. Naturalmente, nel codazzo di lacchè diplomatici che hanno preso istantaneamente posizione, senza riflettere un attimo, a favore della Turchia e contro la Siria, c'è il nostro Ministro degli esteri, al secolo Pavlov Giulio Terzi di Sant'Agata, il quale, nonostante il cognome cerca sempre di arrivare primo nella gara a chi riverisce di più il padrone d'oltreatlantico. Anche impegnandosi conto quarti e quinti, come in questo frangente. A Terzi è bastato partire in quarta per battere tutti sul tempo, aggiudicandosi la pole position dei servi nel circuito democratico oltreoceanico della soggezione. Unicamente un presunto specialista che gira a basso régime politico facendo parte di un infimo regìme tencocratico poteva garantire una simile prestazione da muletto. O da Asinello coi paraocchi.


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