Ottavo appuntamento con il Lunedì Desueto, condito da una parola davvero particolare:
nanfa†
[nàn-fa] s.f.1)non com. Acqua profumata ottenuta dalla distillazione dei fiori di arancio.
2) anche agg. Acqua.
Prima di lasciarvi al racconto, vi ricordo che questa rubrica è in collaborazione con la pagina facebook “una parola desueta al giorno“, che come sempre ringrazio
Nanfa
Non seppi più nulla di lui, né mi rimase nulla. Non una lettera, non un regalo, si portò via tutto quando decise di andare via senza nemmeno darmi una spiegazione. Sette anni andati in fumo, svaniti nel nulla, quasi come se non li avessimo mai vissuti.
Che poi chissà perché l’ha fatto… Aveva bisogno di libertà? Amava un’altra donna? E soprattutto perché, perché non mi ha detto niente?
E io che mi ero illusa che saremmo stati insieme per sempre.
Illusa, talmente illusa che continuo a scrivere queste lettere nella speranza che il fuoco a cui le affido le faccia arrivare fino a lui. Lettere sporcate dalle lacrime, lettere tristi…
Lettere che hanno il suo profumo.
Ecco l’unica cosa che mi è rimasta: quest’acqua profumata all’arancio che lui, in tutta la sua altezzosità da letterato, si ostinava a chiamare nanfa. E quanto si gonfiava d’orgoglio ogni volta che mi diceva che veniva distillata dai fiori d’arancio, puntando l’attenzione sul fatto che si chiamano zagare.
Quanto lo odiavo per questo! Eppure ora mi manca, mi manca ogni volta che sento questo profumo.
E non è nemmeno il suo, ma il mio. In tutto questo tempo non ho mai capito perché si ostinasse a profumarsi con quell’essenza incredibilmente femminile.
Avevamo lo stesso profumo, e tenerlo ancora addosso mi strappa l’anima ogni giorno.
Eccoci qui, anche per questa settimana siamo arrivati alla fine del racconto. Come sempre, spero che vi sia piaciuto e aspetto i vostri commenti. Alla prossima!
Neri.
Se ti piacciono i miei post, seguimi su:
Facebook Twitter WordPress
Grazie!