Per noi, figli degli anni settanta, è un pezzo della nostra infanzia.
Cantava, meglio, vocalizzava, Lucio Dalla. La musica era degli Stadio. Una sigletta veloce, una trentina di secondi in cui si susseguivano rapidi i loghi delle major cinematografiche, mentre sullo schermo volava leggere una rondine di celluloide.
Dagli anni ’80 fino al 2002, anno in cui il film del lunedì venne sostituito dalle immancabili fiction, accompagnò milioni di famiglie italiane.
Ma fu soprattutto dai primi anni ’80 fino a metà degli anni ’90 che rappresentò l’appuntamento settimanale della media famiglia italiana.
Pay-tv, pay-per-view e streaming erano parole inglesi vuote di significato, e noi eravamo, tutti, ben più innocenti di così.
La prima serata iniziava alle 20.30, subito dopo il tiggì delle 20. Mica come adesso che inizia alle 21.00, ma anche alle 21.10, o alle 21.30, o quando ti pare che tanto c’hai il fermo programma, la registrazione, Rai Replay in streaming.
La tv si guardava in salotto, la famiglia riunita davanti al celebrante, non come ora che ognuno si fa più o meno palesemente i cazzi propri, è c’è chi studia, chi disegna, chi lavora, chi cazzeggia col tablet e chi s’addormenta sul divano, con la copertina di pile.
Era un’Italia che odorava di tinelli, di pasta al sugo, di vestiti buoni, di nonne dalle crocchie azzurrate vagamente inquietanti, non quella di adesso, fatta di high tech, sashimi, cucina vegana, macrobiotico, dieta bilanciata, vestiti griffati mescolati a quelli del cinese (spesso con identica provenienza, c’est à dire il medesimo fabbricante cinese), nonne dall’espressione stupita, con in faccia una quantità di botox da paralizzare un elefante, che corrono alla lezione di tone-up per rassodarsi il culo, mentre i nonni le accompagnano per sbirciare i culi delle loro compagne di corso.
Ho nostalgia di quelle sere, non di quell’Italia. Non sono ancora così vecchia da rimpiangere il buon tempo antico, e per certo non rimpiango la sostanziale ipocrisia di quegli anni, quella borghesia ottusa e ignorantella che ha prodotto lo scempio di cui oggi ammiriamo i risultati.
Detto questo, mi rimane, dicevo, la nostalgia di quelle sere, di quei film, io che il cinema anche nelle sale l’ho frequentato assai. Vedendo un po’ di tutto che sono una di gusti alti, bassi, medi e pure così così. Che io sul cinema non ho una preparazione per dare giudizi stilistici. Per me il cinema è sempre stato, e sempre sarà, sostanzialmente pancia.
Tutto questo per dire che, da questa settimana, in parallelo col venerdì del libro, nasce Lunedì film. Un film di ieri o dell’altro ieri, o magari anche di oggi. Un suggerimento, uno spunto, quelche sia.
Per l’occasione, recupero (sebbene variandolo in parte) un post degli albori, a ricordo di uno dei flm che ho amato di più in assoluto.
Come per il venerdì del libro, questo appuntamente non avrà cadenza settimanale, per cedere il passo all’uscita mentula canis (alla cazzo di cane, ma in latino fa più fino) che tanto mi è congeniale. Unica certezza, se e quando sarà, sarà di lunedì (che un minimo di coerenza, ce l’ho pure io).