“L’irreale non esiste.”[Mr Spock, Primo Assunto di Kir-kin-tha]
“L'esistente si giustifica da sé: se c’è, è reale.”[Mr John, Legge del Pragmatismo Metafisico Sovraplatonico]
Mi stavo documentando su Logica, Etica e Metafisica Vulcaniana; le solite cose insomma. Ho scoperto un curioso elemento culturale cui attinge la coreografia del simbolismo di Star Trek.Riporto da Wikipedia.Il gesto associato al celebre saluto vulcaniano, è stato ideato da Leonard Nimoy, il quale racconta di essersi ispirato direttamente alla tradizione ebraica. L'attore è infatti un cohen, discendente maschio di Aronne, tribù sacerdotale ebraica.
Il saluto vulcaniano deriva proprio dal gesto che compiono i cohanim durante la celebrazione della festività di Yamim Noraim, quando stendono in gesto benedicente le palme di entrambe le mani, con i pollici allungati in fuori ed il medio e l'anulare separati in modo che ciascuna mano formi due lettere V con una sorta di tratto aggiuntivo rappresentato dal pollice stesso. Questo gesto simboleggia la lettera ebraica Šin, la prima lettera della parola Shaddai, "Signore" in ebraico.
In realtà, come racconta Nimoy, tale gesto non può essere osservato direttamente dai fedeli, che lo devono ricevere con il capo velato da uno scialle, ma all'epoca (Nimoy aveva otto anni) lo osservò di sottecchi. Quando in seguito chiese una spiegazione del perché non fosse possibile osservare il gesto, ottenne la risposta che tale era il potere della Shekina, l'aspetto “femminile” del Signore, evocato da esso, che poteva risultare fatale a chi lo osservava. Pur non condividendo questo aspetto della credenza, Nimoy fu talmente impressionato dal contenuto mistico sotteso da importarlo in seguito nella serie televisiva.
a sx: sepolcro di un ambasciatore di Vulcano - a dx: saluto vulcaniano (info)
È simpaticamente bizzarro pensare che anche il caratteristico segno di saluto di coloro che sono fantascientificamente riconosciuti come i depositari universali della Logica, origini dalla stessa fiamma del più famoso roveto della Storia, ardente per autocombustione spontanea e perenne, per di più in grado di articolare parole comprensibili e frasi di senso compiuto, sebbene dal tono solenne e cadenzato dell’esposizione si colga l'incerta padronanza, ancora rigida e meccanica, dell'idioma da parte del roveto-verbo succitato. (Non è dato sapere se la capacità del roveto di esprimersi in lingua dipenda dal contemporaneo stato di combustione in atto o se tale capacità comunicativa fonetica è presente in troncoindipendentemente dall’innesco di fiamma).
“Una credenza ritenuta reale, esiste.”[legge della credenza non lignea non ikea]
“Il verosimile esiste, finché la sua falsità è ritenuta irreale.”[legge del rogo ligneo, più di catasta che di roveto, volgarmente nota come “Legge dell’Innocuo Barbeque in Campo dei Fiori”]
E adesso, ancora un po’ di musica (la cresta è color ardentes, vuoi mai un segno premonitore...).
Lunga vita e captchosità.
K.
ps: si ringrazia ardentemente una a-tipa per la dotta fornitura del brano di Leonard Cohen