Magazine Diario personale
Chi c'ha il pane non ha i denti.
Hai voluto la bicicletta? E adesso pedala!
'E' un lavoro per cui un milione di ragazze ucciderebbero.'
'Stai un anno lì e poi vai dove vuoi.'
'Prima da _____ non era Moda. Adesso, lavori nella Moda.'
'Ti devi abituare, sei solo all'inizio.'
'Qua va così. All'inizio arrivi e vuoi cambiare le cose, poi finisci che ti siedi e aspetti.'
'Ma almeno ti pagano bene?'
...
Sono solo alcuni dei pensieri che galleggiano nella mia mente in questo momento.
Ieri ho risentito la ragazza che mi ha cercata per fare l'opinionista a Loveline alla quale ho dovuto confermare che non potrò essere presente. Barlumi di professionalità che ancora sopravvivono in me.
A vedere come sta andando mi viene voglia di andare a vendere castagne su Corso Vittorio Emanuele.
I lavori sono come le storie d'amore. Vivono di passione, di mal di pancia, di tensione, di ansia.
Il mio precedente lavoro è stata la mia storia (d'amore) più lunga, dal momento in cui ho messo piede in quell'ufficio non è esistito nient'altro che quello, mi sono fatta succhiare il sangue, ho assorbito tutto quello che ho potuto dalla mia ex capa, ho preso appunti su ogni cosa, da come si rilegavano le fotocopie a cosa fare prima di un cambio di stagione. Ero innamorata come una quindicenne di quell'azienda: quell'amore cieco, fidato, ingenuo di chi è alla prima volta in tutto. Mostravo lungimiranza che non sapevo di avere, nascondevo la mia suscettibilità, mandavo giù tutti i piccoli rospi perchè ero orgogliosa di quel ruolo e di come c'ero riuscita ad arrivare.
Poi un giorno, un giorno come tanti altri, mi sono svegliata e ho aperto gli occhi: d'un tratto tutti quei rospi che avevo mandato giù erano diventati troppo grandi, non riuscivo più a dimenticarmene in virtù della voglia di fare e di dimostrare. D'un tratto, la magia, le stelline negli occhi e le farfalle nello stomaco sono sparite lasciando il posto allo sguardo triste, ai musi lunghi e ai piedi pesanti. L'amore era passato, era rimasto l'affetto per le relazioni umane, i ricordi delle feste, delle battute, dei pettegolezzi.
Un po' come nelle storie d'amore decennali, una mattina ti alzi e non riconosci più chi ti sta affianco.
Ho lasciato quell'azienda e non ne sono pentita.
Però per i lavori, come per i grandi Amori, non si può prescindere dai paragoni.
Il Primo Grande Amore, per quanto ci abbia fatto soffrire e disperare quando è finito, è pur sempre la prima grande sbornia di passione, di sentimento, di complicità. Tutte le storie d'amore paragonate ad esso ci rimettono: perchè non si avrà mai più quel beneficio di innocenza e ingenuità che caratterizza le Prime Volte. Certo è che poi, le storie successive vengono vissute con maggiore maturità, maggior consapevolezza dei rischi e razionalità, meno ingenuità ma anche minor possibilità di farsi male avendo già qualche esperienza.
Io mi ritrovo nella fase in cui ho lasciato un moroso che so di avere amato tanto, che aveva mille difetti e una manciata di preziosi ed impagabili pregi.
Mi ritrovo ora con un fidanzato che ha la stessa propensione all'affetto di un pluridivorziato di 55 anni, che ha una casa bellissima arredata senza una minima logica, con degli amici che mi hanno regalato sorrisi e mezzore di cordiali conversazioni che ora mi ignorano.
Eppure eccomi qua, mi sento come Carrie quando aspettava il russo nella camera del Ritz vestita dai migliori pezzi di couture del guardaroba, convinta che la sua esperienza a Parigi sarebbe stata favolosa e incredibilmente felice, perchè Big era stato uno stronzo una, due, dieci, cento, mille volte.
Brava mona.
P.S. Comunque oggi ho fatto la cacca.
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