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Luoghi della memoria: Cantarelli a Sanboseto

Creato il 25 ottobre 2012 da Bernardrieux @pierrebarilli1

Luoghi della memoria: Cantarelli a Sanboseto

Mirella Cantarelli   

Dunque, a mezza strada tra Busseto e Soragna c'è Roncole con la casa natale
 di Giuseppe Verdi; lì vicino, a un tiro di schioppo, c'è, ma oggi è un altra cosa, quella che un tempo era  la
 insuperata trattoria che Peppino e Mirella Cantarelli, nel retrobottega di
 una drogheria, aprirono a cavallo degli anni cinquanta 
(millenovecentocinquantatre); una piccola trattoria tra le quattro case in località Samboseto.
Luogo mitico, d'estate i tavoli fuori sotto il bersò; una piccola trattoria che, davvero, 
 avrebbe segnato lo spartiacque nell'evoluzione della ristorazione italiana.

Una storia, unica, che prende le mosse da Peppino Cantarelli, uomo della
"bassa", nato e cresciuto nella posteria-osteria della famiglia e dotato di
 innata sensibilità gastronomica che lo portava istintivamente a fondere 
le secolari specialità della sua terra (Culatello, Parmigiano-Reggiano,
 Prosciutto, ecc.) con le ricchezze d'Oltralpe, a cominciare dai grandi cru
 francesi.
Ricordo: Lallo Cocconcelli, un pomeriggio dell'estate del 1974.  Il Lallo, un amico, me lo trovo davanti ala porta di casa; al tempo il Lallo era il proprietario dell'Hash, un locale di Parma superfigo, luce soffusa, divanetti e tavoli bassi, sottofondo musicale e mini pista da ballo.   "Stanotte all'Hash" racconta  "c'era la troupe di un film che stanno girando qui vicino; hanno ballato tutta la notte, americani, francesi, belle donne, bella gente, si sono trovati bene ed io con loro, per farla breve,  mi hanno invitato a passare una giornata sul set. Sai dov'è? Mi accompagneresti?" Come no! Il tempo di cambiarmi d'abito e via. Da qualche settimana Bernardo Bertolucci - regista parmigiano de "Il conformista", film a me caro non solo perché ripercorre la storia dei fratelli Rosselli, ma anche per via di un tango tra Stefania Sandrelli e Dominique Sandà - insonmma, li vicino, in un casale tra le Roncole e Samboseto il regista, con la sua troupe, sta girando in esterno alcune scene di "Novecento".
Si parte verso  "la Bassa", su indicazione di un contadino infiliamo una strada di campagna, Eccolo il casale, parcheggiamo.  Nel piazzale interno si sta ultimando la preparazione del set di una scena, sono tutti indaffarati, salutiamo e ci acccomodiamo all'ombra sotto il portico: “Motore, azione!”, “Silenzio! Si gira!”. Un ragazzetto scamiciato, in brache corte, imbraccia un fucile più grande di lui e conduce, mani alzate, De Niro da una parte all'altra del piazzale; a far da sfondo alcuni figuranti su lunghe scale, pennello alla mano, cancellano scritte fasciste sul muro del casale. Così, avanti e indietro, l'intero pomeriggio.
Al calare della sera, spente le luci del set, tutti sotto il bersò da Peppino Cantarelli;  fianco a fianco, aiuto registi, tecnici del suono, macchinisti, la Sandà e Robert De Niro... mentre 
nelle sapienti mani del mitico Peppino perdono il tappo bottiglie di Graves, Sauternes, Cote de Nuits,
 Pomerol, a ritmo costante si materializzano "piattate" di fumante tortafritta e, a seguire, Culatello, Parmigiano-Reggiano, Prosciutto di Langhirano, Salame con la lacrima, spalla cotta e 
cruda, Savarin (La Savarin di riso di Mirella Cantarelli: un piccolo sformato di riso - una porzione - farcito con polpettine di manzo. Lo sformatino  ricoperto all'esterno da fette di lingua salmistrata) , tortelli d'erbetta o di zucca, gli arrosti
 con un imperiale faraona alla creta, e un vinello rosso, dolce e frizzante, chiamato
 Fortana... tana, liberi tutti.
PS: mi sono riguardato, a distanza di quasi quarant'anni, le 5 ore e dieci minuti di "Novecento". Un polpettone narrativo dove i buoni e giusti stanno tutti da una parte... mentre dall'altra stanno i cattivi e per giunta coglioni, stile documentario di propaganda sovietico.
Al di la della storia, raccontata come la può raccontare un intellettuale comunista, se guardiamo il film togliendo propaganda e ideologia, rimane la poesia, il paesaggio, i colori, l'attaccamento alla terra, i semplici giochi di un'infanzia povera, la bellezza e il fascino dello stare insieme, il calore umano... e un primo tempo indimenticabile.
Ferma! Quando si entra nell'ingranaggio dei ricordi è difficile non venierne presci e trascinati.
Krafen e caffe'. Grazie. http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane

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