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Trama: quando un falso Lupin viene arrestato per taccheggio, Tokyo viene invasa da copie del ladro gentiluomo, tra cui il giovane cameriere Yasuo. Indossando una giacca verde e con l'appoggio di Fujiko, Yasuo sfida il vero Lupin, quello che porta la giacca rossa, cercando di rubare il fantomatico diamante Cubo di ghiaccio...
La prima volta che avevo visto Verde contro Rosso l'avevo letteralmente odiato. L'OAV in questione, infatti, vede protagonista il cameriere Yasuo prima ancora che Lupin ed è oggettivamente confuso, con tanta di quella carne al fuoco da rischiare di mandare in pappa anche il cervello dei fan all'ultimo stadio. Riguardandolo con più calma e doppiato in italiano ho scoperto invece uno dei film più innovativi dello scorso decennio e sono arrivata ad apprezzarlo per quello che realmente è (o, meglio, per quello che mi è parso di capire sia): un'ardita metafora dei 40 anni di Lupin e un esempio perfetto, se vogliamo, di "metaanime". Arrivati infatti al 2008 erano stati girati tanti di quei film, OAV, TV Special e, ovviamente, episodi delle tre serie televisive che definire il VERO Lupin, considerato anche che fin dall'inizio gli sceneggiatori sono stati liberi di giostrarsi la creatura di Mokey Punch come volevano, era diventato praticamente impossibile. Lupin è un'idea, un simbolo, un concetto che può essere espresso attraverso moltissimi stili di animazione e scrittura, dotato giusto di un paio di capisaldi da tenere sempre presenti (l'ironia, l'incredibile intelligenza, l'attitudine al furto e la natura di donnaiolo) e, neanche a dirlo, accompagnato da quattro insostituibili comprimari ma, in definitiva, potrebbe venire utilizzato come protagonista per ogni genere di storia. Ecco perché all'inizio vediamo Tokyo invasa da Lupin che sì, sono copie perché derivano da un originale creato da Monkey Punch ma sono anche, ognuno a modo loro, i veri Lupin mentre Yasuo, il Lupin dalla giacca verde, è quello che tra tutti assomiglia di più all'idea "comune" del ladro gentiluomo ed è stato apparentemente per anni accettato dalla banda. La trama insomma è un pretesto per rendere omaggio a tutto ciò che è venuto prima e per catapultare la franchise di Lupin nel futuro, un futuro che non è fatto per i puristi o per chi ha deciso di rimanere legato al passato, tanto che il finale è volutamente ambiguo e non è facile capire chi, tra il Lupin originale e Yasuo, abbia vinto la sfida del titolo... né dovrebbe importare a noi spettatori, come non importa a Jigen, Goemon, Fujiko e Zenigata.
Il resto della trama, diciamolo francamente, è fuffa messa per allungare la broda e creare comunque un contesto in cui ambientare il passaggio di testimone dal vecchio al nuovo. La ricerca del Cubo di ghiaccio ruota attorno a due personaggi, l'ambiguo Logan e il capo di una banda di mercenari al diretto servizio del governo giapponese che, a modo loro, sono entrambi ulteriori metafore (sebbene negative) dei tempi che cambiano, nonché una critica sottile verso il modo in cui è radicalmente mutato negli ultimi decenni il Paese del Sol Levante; se, da una parte, ci sono il padre che per non morire trapianta il proprio cervello nel figlioletto e un Giappone che affida la propria difesa a dei mercenari, dall'altra ci sono poliziotti vecchio stampo che, assieme a Zenigata, ancora combattono per quei valori di cui anche Lupin si fa portatore, la Libertà in primis. Libertà di rubare, di girare il mondo, di essere chi si vuole, di innamorarsi e anche di dedicare la propria vita a cercare di catturare una persona non per odio o per vendetta ma perché "è giusto così", cercando ovviamente di portare avanti questi valori e creare nuove generazioni che possano mantenerli e rinnovarli. Questo, ovviamente, è solo il MIO modo di capire questo film ma credo che ce ne possano essere tanti quanti sono i Lupin visto che ancora non ho colto cosa stiano a simboleggiare le immagini che accompagnano i titoli di coda, i ricordi d'infanzia di Yasuo, la nonna morente, il robottone o il bibliotecario che sembra sapere così tante cose sul ladro gentiluomo e la sua banda.
Dal punto di vista tecnico, Verde contro Rosso gode di un ottimo character design e di una bella animazione, che da il massimo durante le poche ma validissime scene d'azione (una coinvolge direttamente un Jigen dal ghigno folle e ovviamente bellissimo, dotato di due pistole, solo contro un elicottero!) e, neanche a dirlo, nell'ultima sfida tra i due Lupin, che rimanda direttamente allo stile del manga e dove ha messo lo zampino sicuramente quel pazzo di Monkey Punch. Gli omaggi a TUTTE le incarnazioni del ladro gentiluomo, ovviamente, si sprecano. Nel corso della pellicola i doppioni sono al 90% dotati di giacca rossa ma nella sequenza iniziale si citano a man bassa quasi tutti gli stili delle tre serie, l'immancabile quanto imbarazzante giacca rosa, alcune delle scene topiche dei film più famosi (tra cui spicca Il castello di Cagliostro) e, soprattutto, il folle regista Shinichi Watanabe, l'uomo che è praticamente diventato il cosplay afro vivente di Lupin e che, anche solo per questo, ha meritato un omaggio e una parte fondamentale all'interno della trama nonché la mia eterna stima! Quindi, per come l'ho capito io, Lupin III: Verde contro Rosso è uno dei pochi film dedicati al ladro gentiluomo che vale la pena recuperare, con un po' di pazienza e TANTA apertura mentale. Se siete fan sfegatati come la sottoscritta potreste anche divertirvi!
Shigeyuki Miya è il regista della pellicola. Giapponese, ha diretto film come Lupin III: Le tattiche degli angeli e serie come Supernatural: The Animation. Anche animatore, ha 39 anni.
L'OAV è stato realizzato per festeggiare i 40 anni di Lupin e, tra i vari omaggi che si possono cogliere nel corso del film, ce ne sono un paio che gli italiani potrebbero perdersi: i nomi Yasuo e Yukiko sono un tributo ai primi doppiatori giapponesi di Lupin e Fujiko, Yasuo Yamada e Yukiko Nikaido. Detto questo, se l'OAV vi fosse piaciuto recuperate tutti gli altri film e serie dedicate a Lupin III, di cui troverete alcune recensioni QUI. ENJOY!
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