Quando si parla di diabete, si pensa subito a una di quelle patologie distruttive e invalidanti, per la cui gestione sono richiesti sforzi immani dal paziente. In realtà, si tratta di una malattia metabolica che, ovviamente, richiede massima attenzione nel suo management a causa delle complicanze, spesso irreversibili, ma che può (e a mio avviso dovrebbe!) essere trattata con la massima tranquillità e responsabilità da parte dell’operatore, al fine di trasmettere al paziente le giuste nozioni per gestire la propria condizione, senza permettere a esso stesso di sentirsi vittima di un atroce destino, dal quale non si può tornare indietro. Un punto cardine è l’alimentazione. Benché sia risaputo che l’alimentazione giochi un ruolo chiave nel trattamento del paziente diabetico, c’è da sottolineare che non è necessario pensare a una dieta specifica che si discosti da quella raccomandata per la popolazione generale. Si tratta, dunque, di una dieta bilanciata, varia e che assicuri il giusto apporto di micro e macronutrienti (60% di carboidrati, di cui il 20% zuccheri semplici – 25% di lipidi – 15% di proteine). Personalmente, consiglio di prediligere l’utilizzo di alimenti a basso indice glicemico, cereali integrali, fibre e fonti naturali di vitamine del complesso B (lievito di birra, cereali integrali, legumi – soprattutto piselli e ceci – soia, frutta secca a guscio – mandorle, noci – uova, carne, pesce, frutta e verdura fresche).
Per saperne di più sulle vitamine, leggi l’articolo: “Vitamine,dalla A alla Z” di A. De SimoneRecenti evidenze hanno, tuttavia, messo in luce l’importanza di alcuni alimenti nel trattamento di alcune patologie. Tra questi, il lupino per il trattamento del diabete. Vediamolo più da vicino.Il Lupinus albus (volg. Lupino bianco) è una specie vegetale appartenente alla famiglia delle Febaceae. Si tratta, quindi, di un legume come fagioli, ceci, lenticchie, piselli, soia, arachidi. In quanto legumi, conservano la capacità intrinseca di abbassare i livelli di colesterolo LDL, grazie alla presenza di saponine triterpeniche (responsabili della classica schiumosità che si crea quando si mettono a bagno i legumi); c’è però da dire che, nonostante questi composti abbiamo un’azione ipocolesterolemizzante, se assunti in grandi quantità possono essere molto dannosi, addirittura tossici. Per tale motivo, si consiglia sempre di lasciare in ammollo i legumi, di non cuocerli nella stessa acqua nella quale sono stati ammollati e di rimuovere la schiuma che si forma durante la cottura.
Accanto a questa attività, comune a tutti i legumi, i lupini conservano un altro interessante potere: quello di abbassare i livelli di glucosio ematici.Uno studio recente condotto dai ricercatori dell’Unità di metabolismo e nutrizione dell’Istituto San Raffaele di Milano, coordinati dal Prof. Livio Luzi, ha dato un nome all’artefice di questa attività ipoglicemmizzante del lupino. Si tratta della glicoproteina conglutina, capace di migliorare il metabolismo glucidico agendo come analogo naturale dell’insulina. In particolare, la conglutina sarebbe in grado di incrementare l’espressione dei trasportatori del glucosio GLUT-4 sulla membrana delle cellule muscolari; in questo modo si assicura un giusto rifornimento di glucosio ai muscoli e si abbassano i livelli glicemici ematici. Inoltre, non stimolando la secrezione di insulina, non si rischiano crisi ipoglicemiche.Rimane ovvia la necessità di parsimonia nel consumo di questi alimenti, ricordandosi che un eccesso è sempre dannoso. Va ricordato, per altro, che essendo la salamoia l'unica modalità di conservazione dei lupini, sarebbe opportuno ridurre le quantità di sale aggiunto all'acqua e di sciacquarli prima di mangiarli
Valori nutrizionali (per 100 gdi prodotto)
ENERGIA 114 kcal
PROTEINE 16.4 g
LIPIDI 2.4 g
GLUCIDI 7.1 g
FIBRE 4.8 g
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