Magazine Informazione regionale
di Francu Pilloni
Mi è stato chiesto, implorato, intimato con l’indice puntato, di scrivere la mia risibile opinione sull’attualità della vita italiana. Siccome il tutto è stato fatto con garbo, non sono riuscito a sottrarmi e ho cominciato a pensare. Sono qui, con gli occhi fissi su uno schermo bianco, ma sono approdato solamente a un bel titolo per quello che avrei in mente. Questo: “Lusi? Un amore contrastato!”. Chi sia Lusi, il Luigi Lusi senatore, ormai lo sanno anche i bambini delle elementari. Perché si sia appropriato dei soldi delle nostre tasse, legalmente ma impudentemente dirottati come contributo per le spese elettorali verso un partito politico che neppure esiste più, non si è trovata una spiegazione. Sin qua, tutto liscio, pare che io non abbia sbagliato niente: ho detto appropriato e non rubato, perché a “rubare” sono i ladri di polli, mentre la gente altolocata al massimo si inzacchera lievemente di un reato che si chiama “appropriazione indebita” e non è neppure peccato secondo le tavole di Mosè, che recita crudamente: art. 7, non rubare. Se peccato ci fu, non può essere che veniale, più tollerabile di quanto non si configuri (art. 9) il guardare con occhi voluttuosi una sua compagna di partito, la Bindi ad esempio, benché lei stessa continui a proclamare di appartenere a nessuno in particolare, è come a dire res nullius per l’antico codice, e quindi guardabile, almeno in teoria. Parlavo appunto del perché, congiunzione abusata nella parlata comune, che a volte intende anche la finalità e non solamente la causa di un’azione. Del fine perseguito da Lusi, ne sono piene le cronache; altri particolari verranno allo scoperto, per chi avesse voglia di sapere di più. Della causa invece non è dato sapere, anche se quella di arricchirsi a spese degli altri è una buona indicazione. Ma a me non basta, troppo banale, non mi convince, sentiti i pareri espressi a microfono spento da chi lo ha conosciuto a fondo e praticato a lungo, secondo i quali il Luigi era sì uno che sapeva far di conto, ma era soprattutto un romantico, con la testa piena di poesia, alla ricerca del buono e del bello, oltreché dell’amore della sua vita. Ecco, questa cosa dell’amore mi mette sulla carreggiata giusta. Se uno vive un amore contrastato, che fa? Se allatta dubbi ardenti sui sentimenti che potrebbe nutrire per lui la persona amata, che fa? Se uno vuole scoprire che tipo di sentimento l’altra prova per lui, che fa? Mi soccorre un ricordo: da bambini, al paese, ci davamo da fare con su caraganzu, quel margheritone giallo italianizzato come occhio di bue: non solo gli si esigeva un pronostico su promosso-bocciato, ma sempre più spesso, con la primavera che incalzava e i languori pure, un m’ama-non m’ama che è classico. Ma quando uno era certo che nell’altra il sentimento c’era, allora si andava oltre, chiedendo mi amat-mi stimat-mi zelat, tradotti con è infatuata-mi ama-è gelosa, i tre gradi del sentimento. Il risultato evidente erano quei bottoni gialli tristemente abbandonati per terra senza più un petalo. E Lusi? Sì, come ipotizzavo, anche per lui un amore contrastato: non gli è rimasto che strappare petali alla sua Margherita: solamente che i petali non sono gialli come quelli nostri di caraganzu, ma virano al verde, esattamente come i biglietti da cento euro. Per avere certezza, in totale, ne ha dovuto sfilare 130 mila di quei petali verdi: hai voglia di avere risposte! Ma che tristezza, amici e compagni!
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