L’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI ha coinciso con l’84° anniversario dei Patti Lateranensi, ovvero l’accordo fra Chiesa cattolica e regime fascista. Patti che sono stati accolti nella Costituzione repubblicana democratica del 1948, inseriti però in un quadro complessivo prima assente. La laicità dello Stato, lentamente e progressivamente, doveva affermarsi. Per Democrazia Atea, nel messaggio diffuso stamattina, peggio non poteva andare. Il partito laicista, che non propone l’ateismo di Stato ma uno Stato realmente laico e indipendente dalla religioni, senza negare la naturale libertà religiosa, intende rivedere anche quell’articolo 7 della Costituzione che accetta l’eredità di Mussolini.
11 FEBBRAIO 1929.
Dopo 84 anni il bilancio è devastante.
Siamo sudditi della monarchia extracomunitaria del Vaticano, prigionieri di una classe politica che a fasi alterne si appella al principio di laicità allo stesso modo di come i bambini delle elementari nelle loro letterine a Babbo Natale chiedono la pace nel mondo. L’impegno per la separazione tra Stato e Chiesa è assente. Attraverso l’introduzione del principio di sussidiarietà abbiamo ceduto tutto ciò che era possibile cedere. Fiumi di parole sono state spese per la dismissione di qualche compagnia telefonica o per qualche compagnia petrolifera e silenzio assoluto per aver dismesso, a favore di una organizzazione di stampo religioso, il cuore dei diritti dello Stato. Abbiamo ceduto l’istruzione, la sanità e l’informazione. Ci restano le briciole di una democrazia apparente, soffocata dall’oscurantismo condiviso da una popolazione rassegnata. La casta religiosa dominante appare avvitata nel delirio di una autoreferenzialità che non conosce limiti, forte di un patrimonio che conta trilioni di euro, frettolosamente trasferiti, da qualche anno, in Svizzera e in Liechtenstein. Per chi ha senso dello Stato e rispetto per i diritti umani l’11 febbraio è un giorno di lutto nazionale.