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Inland Empire. Questo film di David Lynch - del 2006 - è il suo capolavoro. L'ho già rivisto tante, tante volte. Non nel tentativo di capire ogni passaggio, perchè faccio parte di quelli che credono non sia importante. Ma perchè è un'esperienza sensoriale a tutti gli effetti. Un viaggio senza ritorno, ogni volta. Ogni volta sempre di più. Perchè ogni volta lo si conosce un pò meglio e si riesce a dare sempre meno importanza alla trama e ai dialoghi per farsi avvolgere. E terrorizzare. Psicotropo. Coltissimo. Eppure così pop. Chiamarlo soltanto film è riduttivo. Scava qualcosa dentro di noi, senza fermarsi, e scava per tutta la notte dopo che lo si è visto. Va a toccare le corde della paura pura, quella strisciante, e anche della commozione, e dell'ansia. Con quelle pennellate di colore avvolgente, i rossi, i blu, i verdi così acidi, così corrosivi. Il giallo della luce cattiva, che dà fastidio agli occhi e pizzica. Il nero dell'ombra, dei corridoi troppo bui, un residuo di paure infantili farcite da altro, una continua perdita dell'innocenza. Questo film striscia. Si insinua, si divincola, gratta, graffia, allude, urla, lacrima, suda, ammicca, ci cambia mentre lo cambiamo, e cambia ad ogni visione.Chi non l'ha mai provato lo deve fare. Chi non ha amato Lynch deve dargli una nuova possibiità. Ma senza preconcetti, senza leggere in giro le recensioni e senza cercare di trovare una logica in tutto. La vita non è giusta e non è logica, e non è una passeggiata. Le persone non sono mai completamente buone e innocenti, anche quelle che amiamo, e tutti nascondono piccoli e grandi segreti.Sotto quest'ottica, sarà tutto molto più semplice da comprendere, ve l'assicuro: ma attenzione che poi, spenta la tv, di notte, la nostra mente rielabora tutto a modo suo e riemergono nei sogni dettagli rivelatori su se stessi.Vedere Lynch è molto più economico che andare dallo psicologo, e funziona alla grande.