Era mattina, una luce malata entrava dallo spiraglio creato nella tenda. Sapevo di aver pianto tutta la notte, senza riuscire a calmarmi. La mia compagna di tenda aveva cercato di capire cosa mi fosse accaduto, ma doveva essersi arresa, lasciandomi sola con la disperazione. Respira. Era il modo che utilizzavo per mettere ordine nei pensieri, era stata Faer a darmi quel consiglio. Respira!
Pensare a lei mi inumidì gli occhi, non potevo credere che avesse sacrificato ogni cosa per me, che la matriarca l’avesse convinta a ripudiare le combattenti per diventare la sua concubina, eppure Faer l’aveva fatto. Che le sue motivazioni riguardassero la mia posizione o meno, lei era diventata la concubina di Sajeekah e secondo la legge non avrebbe più potuto maneggiare un’arma.
Smisi di contare i respiri, mi alzai dalla branda e decisi che avrei cercato di porre rimedio a quell’ingiustizia: Faer era una delle migliori, probabilmente la migliore tra le combattenti e nessuna avrebbe avuto il coraggio di sostituirla, di certo non una come me.
Uscii senza cambiarmi, cercai di pulire gli occhi con il dorso delle mani, ma quando arrivai davanti alla tenda della matriarca non mi sentivo affatto sicura di ciò che le avrei detto: Sajeekah era forte e la sua parlantina poteva ingannare persino la più astuta delle amazzoni, ma non potevo permettermi di fallire. Faer doveva essere liberata.
– Non puoi passare Lynn. – mi fece la guardia. Il suo corpetto era verde scuro: un simbolo per indicare le combattenti più fidate della matriarca – Non sei degna di mostrarti alla matriarca e alla sua concubina senza essere invitata a farlo. Ti ci vorrà del tempo per guadagnare un simile privilegio, combattente! –
Fissai la guardia che aveva parlato, una vecchia come quella che avevo ucciso durante la mia prova: esperta e capace, ma priva della forza della giovinezza – Fammi passare oppure passerò sopra il tuo cadavere, sorella! – la minacciai con un sibilo.
Le due guardie si fissarono per un momento, prima di invitarmi a entrare – Sajeekah! – chiamai.
La matriarca era ancora assonnata, probabilmente i suoi bagordi erano andati avanti per molte ore e di sicuro aveva messo le mani addosso a Faer – Una combattente non può entrare qui dentro senza essere convocata! – fece notare con ironia.
La fissai con odio. Se il dolore comanda e la paura rende immobili, l’odio è un tonico: rende fluida ogni cosa e persino gli sforzi più impossibili diventano semplici ostacoli verso l’obiettivo, l’odio colora di rosso ogni cosa, macchia come il sangue e fa sembrare tutto più lento. Perfetto per la battaglia, quanto inutile nelle trattative – Non ti permetterò di rovinarle la vita! –
– Sei venuta per Faer, non è così? –
La fissai, non riuscivo a capire bene cosa stessi facendo, ma l’odio che provavo per lei rendeva più limpida ogni sua intenzione: avevo compreso il suo schema per punire sia me che Faer, ma non potevo lasciare le cose a quel modo. Respira! Scattai in avanti, sfoderando la stessa spada corta con cui avevo dimostrato di essere un’amazzone e tentai un affondo al ventre della matriarca.
Il colpo andò a vuoto, trovando solo l’aria dove prima c’era Sajeekah.
Attirata dal trambusto Faer si era avvicinata, il suo sguardo era spaventato e quando i nostri occhi s’incontrarono il mio odio si spense: avrei voluto spiegarle ogni cosa, chiederle scusa per ciò che le avevo causato. Avrei voluto che fosse fiera di me.
– Lynn… – mormorò invece, con tono contrariato.
Lo spadone della matriarca m’impedì di rispondere come avrei voluto. Sajeekah tentò di colpirmi con un montante capace di mozzare la testa persino a un orso, obbligandomi a finire a terra per schivare il suo colpo.
Sentii le guardie entrare nella tenda, ma ero troppo impegnata a schivare il calcio della matriarca per rendermi conto che mi avevano circondata. Rotolai sul terreno per avere lo spazio sufficiente a rialzarmi e cercai di valutare la situazione. Respira.
– Sei solamente una sciocca ragazzina, ma sono sicura che avrai ciò che ti meriti! – latrò la matriarca mettendosi in guardia – Avrei dovuto farti uccidere quando sei scappata la prima volta! –
Cercai lo sguardo di Faer, anche se sapevo che non mi avrebbe aiutata. Dovevo vedere i suoi occhi un’ultima volta – Se sei così sicura di vincere perché ci sono due guardie pronte a colpirmi alle spalle non appena abbasserò la guardia? –
La matriarca sembrò riflettere su quel punto e con un sorriso soddisfatto convenne – Hai ragione, perché dividere il piacere di ucciderti con altri? Vuoi sfidarmi a duello, Lynn? Accomodati! –
Fissai le guardie, senza sapere cosa fare: se avessi attaccato Sajeekah, probabilmente mi sarei ritrovata a fronteggiare anche loro, se la matriarca avesse deciso di attaccarmi, di sicuro l’avrebbero seguita. Respira!
– Chi mi dice che giocherai pulito questa volta? –
– Non puoi saperlo! – mi gridò avventandosi contro di me.
Sentii il metallo dello spadone fendere l’aria con un rumore sordo e fin troppo vicino, ma senza spaventarmi scartai di lato, cercando di rispondere. La mia spada corta s’infranse contro l’elsa della mia avversaria e quasi mi venne strappata di mano dal successivo attacco della matriarca.
Senza neanche rendermene conto, mi ritrovai la lama dello spadone contro un fianco e un calcio sul ginocchio, gridai di dolore, perdendo di nuovo l’equilibrio. Respira! Mi dissi sentendo l’ansimare di Sajeekah. Sapevo che senza respirare persino la più possente delle combattenti poteva cadere sconfitta, ma era chiaro che sarei morta prima che Sajeekah avesse abbassato la guardia.
Rotolai di nuovo sul terreno, evitando di un soffio la lama dello spadone. Respira! Consapevole di avere solo quella possibilità di attaccare la matriarca, la mandai a terra con un calcio assestato al ginocchio.
Il rumore della gamba che si spezzava venne sommerso dal grido di dolore di Sajeekah, grido che si interruppe quando le piantai la spada corta in gola.
Respira. L’odio per quella donna mi abbandonò, insieme alle forze che mi avevano spinto a combatterla per la salvezza di Faer. Il sangue zampillato dalla ferita mortale mi aveva imbrattato il volto e il corpetto, infilandosi ovunque, gocciolando dai capelli spettinati e marchiando il terreno con una chiazza che s’ingrandiva sempre di più.
Sorrisi, beandomi dell’omicidio che avevo appena compiuto. Respira. L’avevo fatto per Faer, perché non meritava un destino come quello che voleva riservarle la defunta matriarca.
La parte di me che aveva passato intere giornate a caccia drizzò le orecchie come un cervo, obbligandomi a voltarmi alle due guardie – Il mio destino è compiuto. – non importava cosa avessero in mente per me, sapevo che la mia vita era stata spesa per arrivare fino a quel momento e tanto bastava.