M o d i s s i m a

Sono stati tre giorni deliranti. Di quei giorni che t’ammazzano senza troppi complimenti. Ma ti gratificano come solo una bella manifestazione, ben riuscita, sudata può fare.

Sabato 10 novembre, penultimo giorno di Modissima, sono accovacciata in questo container, fradicia, causa fottuta pioggia che insegue ogni evento autunnale Torinese e penso a quanto sono fortunata di collaborare con tante persone talentuose, che si disintegrano pur di dare qualcosa a questa Torino, così stronza che ti infradicia senza pietà, eppure di una bellezza che ti devi meritare.
Sono giorni di proiettori che non partono, non ne vogliono sapere di funzionare. Di .divx introvabili, non convertibili, grazie ad obsoleti programmi. Continuerei per ore.
Ma potrebbe andare peggio. A questo punto potrebbe nevicare.
Domenica decido che la maniglia del container è talmente scivolosa che mentre lo apro mi scivola dalle mani come una saponetta, perdo la presa e cado. Sul culo.
Non mi ha vista nessuno in quelle pose goffe, per fortuna, ma tanto mi sto sputtanando da sola, perché in fondo mi scappava da ridere.
Un sole accecante esce alle 11: 00 dalla nebbia del Po, s’intrufola tra gli abiti per toglierceli, per farci sudare, per poi al primo colpo di vento rabbrividire.
Persone sbucano dal nulla per curiosare, aumentano, spuntano e riempiono piazza Vittorio.
Il morale è alle stelle e la truppa è salva.

Smontare tutto è stato quasi traumatico, non perché fosse eccezionalmente faticoso, ma perché sapevo già che dopo mi sarei sentita vuota. Nonostante la fatica lo rifarei altre mille volte.
Un grazie speciale va a tutti i Designers che si sono sbattuti come uova per rendere quest’esperienza davvero unica.

Marta.