CRONACA, TARQUINIA
Evangelisti vantava crediti ma nessuno lo pagava più
TARQUINIA. Lo rivela il figlio sul social network facebook. L’imprenditore nautico di 67 anni aveva per questo difficoltà economiche. Nel biglietto lasciato ai famigliari: «Spero che dove vado ci sia qualche cosa da fare e la gente paghi»
TARQUINIA – Lo sconcerto continua a travolgere gli abitanti di Tarquinia e del comprensorio afflitti per la morte dell’imprenditore nautico Francesco Evangelisti di 67 anni, trovato morto nelle prime ore del pomeriggio di mercoledì appeso alla catena di un paranco utilizzato per sollevare barche all’interno della sua azienda situata nella zona artigianale di Tarquinia. Gli inquirenti, dopo aver raccolto testimonianze e carte (diverse sarebbero anche le lettere lasciate dall’imprenditore), non avrebbero più dubbi sul fatto che sia trattato di suicidio. Per questo, con ogni probabilità, non verrà più eseguita l’autopsia ma soltanto l’ispezione esterna sul corpo di Evangelisti che è stato trasforito a Roma e resta ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria. Per tutta la giornata di mercoledì i Carabinieri di Tarquinia hanno ascoltato i famigliari e controllato tutte le carte relative all’azienda di proprietà dell’imprenditore romano, una piccola rivendita e riparazione barche che purtroppo non andava più tanto bene, soprattutto a causa dei mancati incassi, che a quanto pare avrebbero paralizzato l’attività. Ad esprimere rabbia e dolore è il figlio dell’imprenditore che ha affidato le sue esternazioni al social network facebook. «Essere il figlio unico di un imprenditore che si è suicidato è un’esperienza che spero debbano vivere in pochi- scrive Francescomaria Evangelisti, noto per essere il coordinatore della comunicazione del Movimento cinque stelle alla Regione Lazio - In sintesi la mia giornata è stata questa: sveglia, colazione nel consiglio regionale del Lazio e seguente visione della seduta, da tre giorni bloccata sul fatto che per non far dispiacere il centrodestra e i democristiani del listino e del PD è meglio non usare la parola ‘‘genere’’. Dopo pranzo, mentre si commentavano le solite amenità dell’orribile baraccone mi è arrivata una telefonata: ‘‘Francesco, tuo padre si è sentito male o si è impiccato’’». «La frase – prosegue il figlio - naturalmente aveva le sue ambiguità, non risolte con la chiamata all’ospedale e con quella ai carabinieri di Tarquinia, quindi nel dubbio mi sono messo in marcia verso nord. Durante il viaggio ho avuto modo di leggere sul Messaggero che si, mio padre si era suicidato e di ricevere la telefonata dei carabinieri che mi chiedevano di passare da loro, visto che tanto il corpo era a disposizione giudiziaria». «Non ho espresso alcun tipo di obiezione – prosegue Francescomaria - dato che mi rifiuto di ricordare mio padre in quella posizione, sicuramente più adatta a dittatori e rockstar che a uno che nella vita ha fatto l’archeologo subacqueo, il fotoromanziere, il commerciante e l’imprenditore nautico. Se esiste un settore deprecabile, soprattutto per la moralità di chi lo popolava prima della caccia alle streghe, è quello della nautica, lo dice uno che è stato concepito in mare che su come solcarlo è stato visto semi obbligato a basare le proprie estati e che è cresciuto a debita distanza da quella feccia che negli anni ha fregato mio padre, abusando di questa maledetta signorilità tipica degli Evangelisti». «Sull’articolo del Messaggero c’era scritto che papà si era suicidato per la crisi ma il problema è molto più complesso». «A prescindere dalle sue doti imprenditoriali , uomo più di visione che di numeri – spiega il figlio - il fatto che un uomo di 67 anni con una compagna amorevole, un figlio simpatico e una serie di amici e fans decida di mettere termine alla propria vita dipende da numerosi fattori, oltre che dalla solitudine. Prima della “grande crisi” decise di abbandonare la nautica da diporto e di concentrarsi su quella professionale, avendo visto che nell’Adriatico avevano sostituito i pescherecci di piccole dimensioni in legno con quelli di vetroresina. Prende un ingegnere rumeno e gli fa progettare il modello, considerando la possibilità di dotarlo di motori inclusi nelle licenze più accessibili. Inizia a vendere i primi, nel frattempo scopre che c’è un problema legato ad una regia legge sulla costruzione di piccoli scafi, mai abrogata ed interpretata in maniera eterogenea. I primi non pagano, i secondi aspettano il mutuo dalla banca, i terzi che si sblocchino i fondi europei. I primi continuano a non pagare dopo un paio d’anni, il mutuo è ormai un miraggio e i fondi europei sono finiti nelle tasche di qualche zoticone ben piazzato nei giusti uffici regionali. Ha lasciato una lista dettagliata dei crediti che vantava, abbastanza, una volta riscossi, per fargli godere una specie di tranquillità prima della morte naturale. Ma se non entrano i soldi, soprattutto se vuoi mantenere attiva la produzione, finisce la liquidità, i fornitori bisogna pagarli, come?». «Ricordo con gioia – conclude Franscescomaria - la soluzione che mi offrì uno zelante impiegato di banca più vicina allo strozzinaggio fraudolento che a quella spinta di credito per le PMI tanto amato da chi inietta miliardi in istituti malati e gestiti da malfattori tracotanti. A questo si aggiungano i molti altri mascalzoni che hanno sempre abusato di quel che era mio padre, ‘‘un uomo mite, amava il mare come me’’ lo ha definito oggi il maresciallo, anche lui con una tristezza che esulava dai doveri di ufficio ed è la stessa che traspare dagli altri con cui ha condiviso la sua mirabolante vita e che non lo hanno tradito per tre denari. Nel biglietto che ha lasciato sotto di se c’è scritto ‘‘Spero che dove vado ci sia qualche cosa da fare e la gente paghi’’. Buon viaggio papà che la tua speranza sia realtà perché nessuno debba mai più provare questo dolore». (a.r.)(06 Mar 2014 - Ore 14:53)Cercando informazioni sull'abrogazione del reato di immigrazione clandestina e su chi aveva votato a favore e chi contrario e, in particolare, cercando di approfondire come ha votato il M5S, mi sono imbattuta in questa notizia che già conoscevo nella sua incommensurabile tristezza, sapendo che si trattava del padre di un addetto stampa del M5S. Ora ho appreso particolari più precisi su di lui in quanto è fra i candidati, di prima scrematura, alle elezioni europee per il Movimento 5 Stelle. Ho letto il suo curriculum: un ragazzo che si è dato da fare, dunque lo merita. Il suo dramma personale è un dolore atroce, eppure egli ne ha parlato con grande equilibrio non attribuendo ad una sola causa il suicidio di suo padre.In effetti è così: la causa non è mai solo una, ma c'è sempre quella che costituisce la spinta finale.Come il giovane Eduardo De Falco.
Certo la colpa di leggi e regolamenti che soffocano ogni iniziativa imprenditoriale e che non garantiscono alcuna giustizia (a meno di non spendere montagne di soldi in ricorsi giudiziari e avvocati) esiste ed è concreta. Troppo diffusa nella gente è questa percezione: qualsiasi sia l'attività che si svolge o il servizio che si richiede.
In Italia rimane in piedi una grande verità, sotto gli occhi di tutti: il diritto del cittadino NON esiste, per ottenerlo deve rivolgersi ai Tribunali, che costano.
In una democrazia vera e compiuta il diritto del cittadino, sia che riguardi una pratica burocratica, sia che riguardi crediti vantati, sia che riguardi la richiesta di un Servizio essenziale come l'allaccio di Luce, Acqua, linea telefonica ed altro, viene fisiologicamente rispettato. Invece in Italia si entra in un incubo per qualsiasi cosa.
Temo che NESSUNO riuscirà a cambiare questo: neppure il fattivo attuale Presidente del Consiglio dei Ministri.
Auguro a Francescomaria Evangelisti di entrare in Europa, anche se io non lo voterò proprio a causa dell'agire (o meglio NON agire) del Consigliere Regionale Lazio Davide Barillari di cui egli è addetto stampa.
I cittadini si ascoltano, soprattutto se si è detto in premessa e se le istanze che portano sono di carattere generale e non personale.