Dopo tre anni di attesa presentarsi con un doppio album mi pare il minimo che Anthony Gonzalez potesse fare. E va anche oltre la semplice durata di 1h20′ regalandoci Hurry Up, We’re Dreaming: un’opera maestosa, una delle migliori uscite del 2011. Forse ci sarebbe stato tutto su un disco solo ma il formato a due cd dá una dimensione adeguatamente epica al suo lavoro.
Tre anni di lavoro e si sentono: ogni dettaglio curato con maniacale precisione. Si capisce chiaramente che Gonzalez, aka M83, ha pensato e voluto ogni suono che sentiamo. Anche i finali di canzone piú fuzzy non danno l’idea di qualcosa di casuale. Questo ci fa intendere il portentoso genio di quest’uomo e il suo controllo sul mondo musicale.
Questo disco raccoglie un po’ l’ereditá dei dischi passati, mette insieme il tutto e ne esce con qualcosa di nuovo, e diverso. La musica é piú clamorosa, unisce la grandezza synth-pop che si trova in Before the Dawn Heals Us, lo shoegaze di Dead Cities, Red Seas & Lost Ghosts e certe atmosfere nostalgiche di Saturday = Youth. Ma qui Gonzalez spazia tra generi ed emozioni da una canzone all’altra come se niente fosse. Altra differenza notevole é il ruolo della sua voce, non piú sussurro nel sottobosco ma potente protagonista della carica emotiva delle canzoni.
Non so se é la lunghezza del disco, la presenza di numerosi intermezzi strumentali che non solo creano atmosfera ma aggiungono veramente valore musicale, o forse il fatto che me lo sono ascoltato piú volte in shuffle senza accorgermente ma faccio fatica a tenere in mente i pezzi. Li riconosco quando suonano, ma cosí a freddo riuscirei a canticchiare solo l’ipnotico singolo Midnight City, e questo mi porta ad ascoltare Hurry Up, We’re Dreaming almeno una volta al giorno, senza mai stancarmi e scoprendo ogni volta qualcosa di nuovo.
Un disco eterogeneo dunque ma, se il passaggio tra canzoni come New Map, Wait, Soon My Friend e Steve McQueen vi puó disorientare un po’, il tutto ci viene presentato con una certa uniformitá in modo da far sembrare questi stacchi non forzati ma bensí una rappresentazione fedele di ció che ci puó capitare nella vita.
Vi lascio con il pezzo iniziale, cantato con la talentuosa Zola Jesus e un suggerimento: compratelo!
Se vi piace questo disco vi consiglio, oltre alle cose a casaccio che appaiono nel plugin qui sotto, i Grizzly Bear, che tanto mi mancano dopo Veckatimaest, il Slow Soft Syrup EP degli Snowden e Throw Yourself Apart dei Soars.