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Ma Bono è diventato cativo?

Creato il 13 maggio 2010 da Massmedili

Paul David Hewson (in arte Bono)Lo hanno stanazzato i Tg, le radio ne hanno fatto un tormentone, giornali e riviste non hanno mancato di rimarcarlo. Bono (al secolo Paul David Hewson), cantante degli U2 e probabilmente il più famoso irlandese del mondo dei giorni nostri ha compiuto 50 anni il 10 maggio. E’uno dei più famosi attivisti mondiali per i diritti dei paesi poveri. Ma secondo Dambisa Moyo, manager della banca d’affari Goldman Sachs originazia dello Zambia e autrice del saggio Dead Aid ”perché la carità uccide l’Africa”, appena pubblicato in Italia da Rizzoli, è anche uno dei più grandi nemici del continente nero.

giovedì 11 giugno 2009: L’Italia e la Francia, secondo quanto riferisce l’associazione benefica guidata dal frontman del gruppo musicale U2 Bono Vox, avrebbero drasticamente ridotto le donazioni, che ammontavano a 25 miliardi di dollari, in favore dei paesi dell’Africa, rispetto alle promesse fatte nel corso della riunione del G8 del 2005.

Da Wikinews

Secondo la Moyo “nessuno in Occidente conosce i nomi dei Presidenti degli Stati Africani. Ma anche i sassi conoscono supestar come Bono e Bob Geldof” che hanno fatto degli aiuti umanitari un mega business e soprattutto uno straordinario sistema di marketing personale e di pubblicità. per sé stessi, mica per l’Africa.

Africa che, sempre secondo l’autrice, starebbe molto meglio se quei soldi rimanessero in Occidente, perché finiscono per alimentare corruzione, sprechi, per segare le gambe alle iniziative locali e alla formazione di un’economia autonoma.

In effetti Bono era da Obama tre giorni fa a chiedere altra pilla per l’Africa (notizia ripresa dalle agenzie del mondo intero) e nel frattempo strapazza Italia e Francia che non donano abbastanza (vedi citazione) e si pone (e si comporta) come un capo di stato anche se nessuno lo ha mai eletto… facendo dimenticare alcuni ottimi album degli U2 (Achtung baby, 1991, non era male, ai suoi tempi, e anche Unforgettable Fire, del 1984, lo si riascolta volentieri) e qualche video spiritoso (in The sweetest thing, 1998, era veramente simpatico e capace di prendersi in giro).

Insomma, le argomentazioni di Dambisa Moyo qualche ragione ce l’hanno, secondo me, e soprattutto alimentano il sospetto che molto spesso dietro a tutti i baracconi della “sostenibilità”, a certe posizioni ambientaliste, animaliste, e buoniste ci siano in realtà enormi investimenti in marketing strategico.

Peraltro in un periodo in cui prosperano prese di posizione razziste, intolleranti, estremiste (tipo il sindaco della seconda città italiana che insiste a dire che gli extracomunitari clandestini non fanno che delinquere. Anche se sono svizzeri e norvegesi? E se invece sono bulgari o lettoni, siccome sono comunitari, no?) c’è anche da chiedersi se personaggi che almeno il problema se lo pongono, anche se con qualche intento di promozione personale, siano peggio di quelli che propongono solo di bombardarli, gli africani…

E per di più, anche se (giuro) non ho mai dato un centesimo al Live Aid e alle iniziative di Bono e Geldof, mi chiedo se veramente l’Africa starebbe meglio se non avesse mai ricevuto aiuti… D’altro canto se si condannano a prescindere le buone intenzioni bisognerebbe dire di stare a casa anche a operatori di organizzazioni come Emergency, Medicins sans frontieres, Reporters sans frontieres (grazie a Domenico Affinito) che non mi sembra che siano nei paesi più poveri proprio per nuocere…

Il problema dei problemi, mi pare, è che in un periodo di crisi economica nera unita al boom dell’informazione on line e su tutti i canali possibili immaginbili sono solo le posizioni estremiste a fare premio, a essere notate. La ragionevolezza e la buona volontà vadano pure a farsi friggere. Solo che così finisce che diventiamo tutti talebani di questa o quella causa finendo per alimentare opposti fondamentalismi che non possono portare a niente di buono (o di Bono).

Tanto per fare un parallelo azzardato, rimanendo in campo musicale, è come l’uso contundente che alcune signore del pop fanno della loro immagine sessuale. Certo, essere una bella donna molto sexy aiuta una cantante a farsi notare e ad avere successo. Ma è proprio obbligatorio fare video in biancheria intima al limite del porno soft (settore peraltro in grave crisi, con nessuno che compra più Playboy perché viene usurpato anche dai video musicali che passano su MTV e DJTV)? Madonna lo faceva a 30 anni e continua a farlo a 52, ma lei ormai è un’icona. A Britney Spears non si può proprio dire che abbia portato fortuna. Il tutto è stato rilanciato da Lady Gaga in chiave quasi grottesca, ma il guaio è che ha fatto scuola coinvolgendo anche una come Christina Aguilera che a trent’anni e mamma di un bambino di due con il video di Not Myself Tonight (Stasera non sono in me..) sciorina tutte le possibili variazioni del catalogo porno soft: guepiere, giarrettiere, abbraccio e bacio saffico, cavalcata su robusto signore di colore a torso nudo, cavalcata sotto robusto signore di colore a torso nudo, balletto con finta ammucchiata, finta ammucchiata con balletto. Ma ne aveva bisogno? Ha una delle voci pop più potenti degli ultimi vent’anni, è un talento naturale in grado di reggere perfino i duetti dal vivo con Mick Jagger (vedere Shines a light di Martin Scorsese per credere), ha proprio bisogno di conciarsi così per ammaliarci?

 Ma Bono è diventato cativo?

Pazienza se si sbiotta una come Katy Perry (foto) che almeno lo fa in maniera spiritosa, burlesque,  come nell’ultimo video con Timbaland I’ll never be the same if we’ll never meet again cioè “mica sarò la stessa se dovessimo incntrarci ancora” dove canta in guepiere con mini tutù nero, calze nere con giarrettierone a sostenere stivaloni alla moschettiera. Bello spettacolo, anche se sospetto che nessun padre avrebbe piacere di vedere una figlia che va conciata così all’appuntamento con il fidanzato.

Però, mica si tratta di essere bacchettoni. Quello che da fastidio non sono le signore in mutande, anzi. E’l'intento fondamentalista che disturba un poco… Che si tratti di mettersi in mutande, di fare carità all’Africa, di parlare di sport o di politica, di dichiararsi vegetariani o contro il fumo o cacciatori e fumatori accaniti. Un po’di tolleranza, perdiana. Se no prima o poi va a finire come a Sarajevo…


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