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Ma Calatrava chi?

Creato il 17 gennaio 2012 da Lollo

 

MA CALATRAVA CHI?

Le scarpe di una ballerina Valenciana.

Quando si vive in un paese straniero gli italiani hanno due atteggiamenti tipici.La curiosità di visitare le città più famose e le bellezze che riservano preziosamente. E assaggiare le pietanze locali per poi parlarne per mesi una volta rientrato in patria. Così, tra una mousse al cioccolato e le fragole nello spumante, pronti per festeggiare Felicia, neo-22 enne e vincitrice per il maggior numero di drammi di questo Erasmus 2012, abbiamo deciso di partire.“Voglio andare a Valencia.”“Andiamo.”“Andiamo?”“Andiamo.”“Laura, mi passi la torta per favore?”Così si è deciso.Per risparmiare abbiamo preso un treno che ad un certo punto torna indietro e fa un’ora in più di viaggio. Per risparmiare abbiamo preso un ostello con una stanza talmente piccola che per addormentarmi potevo contare le doppie punte di Serena al posto delle pecorelle.La puzza di fogna proveniente dal bagno era inclusa nel prezzo.“Ma come faccio a fare il letto?”“Queste lenzuola manco in seminario comunque.”L’unica capace di avere un giaciglio perfetto è stata Federica, senza un ragionevole perché.Io ho dormito come se avvolto dalla carta pesta, Marina è caduta in catalessi subito, Elisa è stata impavida andando da sola a fare colazione, Laura non ha parlato fino a quando non ha sentito l’odore del caffè.Due ore dopo circa.

MA CALATRAVA CHI?

Ballo tipico di Valencia.

 Valencia è la città in cui si sono riuniti tutte le persone attraenti della Spagna, noi abituati alla sciatteria catalana, abbiamo sgranato gli occhi come davanti ad un fenomeno incredibile.Valencia è una città affascinante, per i suoi scorci arabeggianti, per la musica che si respira nell’aria, per gli aranceti nei cortili nascosti, per le strutture liberty a ferro e vetro, per le viuzze caratteristiche e per la paella.“Andiamo al mare a mangiarla.”Un tram che arriva nel vuoto, una spiaggia deserta e un mega hotel che abbiamo chiamato “Sheraton Imperial Excelsior Hotel”, un piccolo ristorantino e un’ora e mezza per deglutire e digerire.“Oh ragazzi, in questo ristorante c’è stato Nek e Gloria Gaynor, ci sono le foto vicino al bagno.”“Allora, RISTORANTONE.”La paella valenciana è qualcosa che riscalda i cuori nei momenti più bui della vita di un uomo, immaginate un pentolone con un diametro di mezzo metro appoggiato in mezzo ad una tavola composta da sei derelitti che a pranzo avevano mangiato un tramezzino su un treno.Dieci minuti dopo rimanevano solo le bucce dei limoni.Esplorando la vita notturna di Valencia abbiamo bevuto un Gin Tonic fatto a caso, ballato le solite canzoni pop-dance spagnole che tanto piacciono a Serena e poi morenti nel letto abbiamo decretato la nostra giornata conclusa.Il secondo e ultimo giorno alla Città della Scienza.

MA CALATRAVA CHI?

Da lontano è tutta un'altra cosa.


Io sono rimasto a bocca aperta, asciutta, la gola arsa e gli occhi increduli.Non avrei mai immaginato che il progetto di Calatrava (architetto che ho sempre ammirato per le sue forme svettanti) fosse così illusionistico, così assurdo.Cinque edifici uno più futuristico dell’altro, uno più irreale dell’altro.Si susseguono circondati da un letto d’acqua azzurra che se fosse una piscina alzerei il mio brevetto da bagnino e mi farei assumere al volo. E’ un’esperienza extra-sensoriale, più si guardano i vari scorci e più sembra una maquette, non un progetto realizzato.È un luogo meraviglioso e le critiche che si sono scagliate contro l’architetto sono assolutamente infondate e ne amplificano l’effetto curiosità.È un luogo che la città ha consegnato a se stessa creando Il Museo della Scienza, l’Oceanografico, l’Emisfero, l’Opera e il Museo delle Belle Arti, direi che un inchino è d’obbligo perché è un’architettura simbolo del XXI secolo come il MAXXI per Roma.Io ho avuto i brividi alla schiena, non ho mai visto un’architettura contemporanea così particolare e affascinante, da rimirare continuamente.

MA CALATRAVA CHI?

Il Museo di Calatrava.


Mi ha colpito così tanto che da quel momento non riesco a pensare ad altro.Vedo Calatrava anche nelle forme impossibili della mia lampada sul comodino, la quale ha una forma impossibile a causa delle numerose cadute provocate da me medesimo.All’Oceanografico tra delfini egocentrici, foche felici e pesci di ogni genere e tipo io sognavo di interpretare la Sirenetta e Serena doppiava le voci come fosse un cartone Disney.La coppia di trichechi sono stati qualcosa di incredibile.“Pensa trovarsi sotto un tricheco come quello, peserà quattro tonnellate.” Dice Laura preoccupata.“In effetti può capitare tutti i giorni che ti possa trovare in Antartide sotto un tricheco.”La conversazione è poi sfociata nel volgare contemplando gli organi riproduttivi over-size del maschio ma anche della femmina.FEMMINA.Lei ruttava come un oste mentre il suo lui sguazzava con la pancia all’aria in attesa di digerire.

MA CALATRAVA CHI?

Il ponte di Calatrava.


Al Museo della Scienza abbiamo cominciato a giocare con tutti gli esperimenti, misurando la pressione del nostro pesante fondoschiena o ricordandoci senza esito positivo la legge del pendolo di Foucalt. Nemmeno eravamo d’accordo sui due luoghi della terra dove lui aveva posto il pendolo per poi dedurre le sue teorie fisiche.Laura invece ha scoperto la legge della gravità dopo che con un minimo movimento ha rovesciato due cappuccini ustionanti sulle gambe di Elisa imbrattando tutto il prezioso tavolo di alto design.“Sono cose che capitano non ti preoccupare.”Frasi di circostanza che nel nostro caso diventano attendibili visti i precedenti.Valencia ci ha lasciato con un tramonto magico su questa città futurista.Valencia ci ha lasciato il ricordo di uno splendido week end felicemente riuscito.

MA CALATRAVA CHI?

Spettacolo.


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