Cake (USA 2014) Regia: Daniel Barnz Sceneggiatura: Patrick Tobin Cast: Jennifer Aniston, Adriana Barraza, Sam Worthington, Anna Kendrick, Felicity Huffman, William H. Macy, Chris Messina, Mamie Gummer, Britt Robertson, Lucy Punch Genere: depresso Se ti piace guarda anche: Rabbit Hole, Still Alice, In the Bedroom
Jennifer Aniston ha le visioni. Prende un sacco di droghe e medicinali antidepressivi e ha le visioni. E cosa vede? Vede Anna Kendrick. Jennifer, dammi l'indirizzo del tuo pusher che le tue droghe le voglio prendere anch'io!
A dirla tutta, negli ultimi tempi vedo Anna Kendrick in continuazione pure io. E senza manco il bisogno di droghe. La vedo in qualunque film. Per lo più film mediocri, quando non addirittura pessimi. Anna Kendrick io la adoro. Mi piace parecchio come attrice...
Okay, la smetto di dire stronzate: mi piace fisicamente e basta. Lo so che non è la classica bellona, ma a me piace proprio per quello. Una cosa che di certo non mi piace di lei invece sono le scelte di carriera che compie. Fa troppi film. Troppi. Va bene che c'è crisi e quando uno ti offre un lavoro non devi essere troppo “choosy” e prendere ciò che viene, però Anna non è che adesso devi girare qualunque merdata ti propongano. In mezzo alla miriade di pellicole in cui è comparsa nella sua breve carriera ci sono un sacco di robe evitabili come Into the Woods, Life After Beth, The Voices, Rapture-Palooza, Che cosa aspettarsi quando si aspetta e Un microfono per due, senza citare l'intera saga di Twilight. Io i film con Anna Kendrick penso di averli visti quasi tutti, sono credo uno degli unici al mondo ad aver guardato persino Elsewhere, roba che manco i suoi genitori sanno che ha girato, però mannaggia a lei se di porcherie ne ha fatte.
"Jennifer, ma andare a fare un pisolino - chessò - in un letto no, eh?"
Da questa introduzione vi potreste immaginare che Anna Kendrick sia la grande protagonista di Cake, invece no. Compare giusto in una manciata di brevissime scene, per pochi secondi. La protagonista vera è Jennifer Aniston, che pure lei in quanto a filmacci non scherza minga. Voi per caso ricordate un bel film con Jennifer Aniston? Ecco, nemmeno io. In Cake però Jennifer Aniston abbandona le sue solite commediole americane più o soprattutto meno divertenti e offre un'ottima prova recitativa. Senza ridursi come un monster totale come Charlize Theron appunto in Monster, per l'occasione si è un po' imbruttita, per quanto possa imbruttirsi Jennifer Aniston, perché altrimenti a Hollywood se fai la figa non ti prendono mica sul serio. Al di là del fatto che si presenta leggermente sfigurata e struccata, la Aniston appare davvero lontana anni luce dalle sue solite tipiche parti ed è del tutto convincente. Un po' meno il film. Non che sia un brutto film, però non è nemmeno bello. È che manca di profondità, proprio come il commento che sto facendo io alla pellicola. Vediamo questa Jennifer Aniston sotto farmaci, che ha avuto un misterioso incidente e sappiamo che dietro c'è qualcos'altro e la pellicola poco a poco ce lo svela, solo che non è che tiri fuori qualcosa di così sconvolgente o che non si sia già visto in molteplici drammoni analoghi. La curiosità maggiore che suscita non è tanto la vicenda di per sé, quanto il titolo: passano i minuti e non si capisce perché questa pellicola si intitoli Cake. Non si tratta nemmeno di un'invenzione dei fantasiosi titolisti italiani, si chiama proprio così in originale. Perché? A un certo punto viene svelato il mistero del titolo ed è un punto cruciale della vicenda. Solo, forse non così cruciale da ricamarci un intero film sopra.
Laddove la pellicola convince poco non è solo nella sceneggiatura, deboluccia e priva di enormi svolte narrative, ma pure nella regia. In mano a un David Lynch un soggetto del genere, per quanto esile, avrebbe potuto dare vita a un film allucinato e allucinante, a un trip favoloso. Il risultato è molto meno esaltante considerando che il regista è il modesto Daniel Barnz, già dietro la macchina da presa di Beastly, che pure io ero stato uno dei pochi nell'intero globo ad aver apprezzato, uno che gira in maniera parecchio anonima, con uno stile da dramma indie di medio livello, senza lasciare il segno nelle scene più visionarie che possedevano un potenziale cinematografico notevole.
La pecca principale del film comunque è la presenza di Sam “Avatar” Worthington, pure questa volta incapace di tirare fuori un'espressione che sia 1. Dai, ma come fa quest'uomo a essere considerato un attore? Un attore senza espressioni è come un calciatore senza gambe, o come un cantante senza voce, o come una playmate di Playboy senza tette... insomma, avete capito, no?
"Piacere Jennifer, sono un tuo collega attore."
"Stai scherzando, vero?"
Nel cast di contorno c'è poi spazio in una serie di particine tutte piuttosto minuscole e abbozzate per un sacco di volti telefilmici come Felicity Huffman (Desperate Housewives e American Crime), William H. Macy (Shameless), Britt Robertson (Life Unexpected, The Secret Circle e Under the Dome), Chris Messina (The Mindy Project, Damages e The Newsroom), Lucy Punch (Ben and Kate) e la figlia raccomandata di Meryl Streep Mamie Gummer (Emily Owens M.D.). In mezzo a questi nomi più o meno celebri, il personaggio migliore alla fine è quello consegnato alla meno conosciuta del lotto: Adriana Barraza, la badante messicana di Jennifer Aniston che regala i momenti più simpatici di una pellicola che di scene memorabili o particolarmente emozionanti non ne regale a bizzeffe.
"Adriana Barraza? No, mai sentita nominare.
Jennifer Aniston? No, nemmeno."
Cake non è quindi una torta granché gustosa, ma se non altro si fa ricordare per un paio di ragioni. Per una Anna Kendrick che, pur in una parte piccolina, lascia il segno ed è davvero un'ottima attrice...
Okay, la smetto di dire stronzate: mi piace fisicamente e basta. E soprattutto Cake si fa ricordare per la più che valida interpretazione di Jennifer Aniston, che pure lei è davvero un'attrice notevole...
Okay, la smetto davvero con le stronzate: pure lei mi piace fisicamente e basta. Soprattutto quando non si presenta così...
ma così...
(voto 6/10)