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Ma chi me lo fa fare?

Creato il 23 novembre 2011 da Lamagadioz

Domenica scorsa ero in quel della Liguria, che da quando vivo in Basso Piemonte mi manca più della Nutella da quando mi sono messa  dieta, una cosa incalcolabile. Mi sono alzata di buon mattino e ho guardato fuori dalla finestra: il sole iniziava a splendere nel cielo, e mentre il resto del Nord Italia batteva i denti e indossava piumini, da me c’erano quei gradevoli 12 gradi che quando mai a novembre? C’è un clima in Liguria che non sembra di essere al nord. Avrà tanti difetti, ma secondo me come clima e paesaggi è la più bella in Italia. Non sono di parte, eh?

:-D

Ho deciso che sarei andata a correre in passeggiata. Il sole stava finendo la sua alba, pronto a spiccare in alto nel cielo e i suoi raggi dorati si riflettevano sulle increspature del mar Ligure. E io correvo guardando il mare che per poco prendo una tronata contro il palo, ma non mi importava. Mi sembrava di assistere a un miracolo, mi chiedevo se il paradiso che noi tanto cerchiamo magari è proprio qui, in posti come questo.

Non certo dove lavoro adesso, o almeno non per me. Paesello grazioso, per carià, pieno di cioccolatini e baci di dama. Ma dopo le quattro del pomeriggio neanche Stephen King riuscirebbe a immaginarsi un paesaggio tanto funesto e lugubre. Io una nebbia così non l’ho mai vista. Roba che se la tagli con un coltello davvero ti rimane un pezzo in mano. Magari è la faccia del tipo davanti a te che non hai visto, ma di sicuro c’è anche un po’ di nebbia dentro. La nebbia per i liguri è un po’ come la cintura di sicurezza per i napoletani: non sanno cos’è e quando la vedono, la rifuggono, non la accettano e non sanno come prenderla. Mio padre l’altra volta in mezzo alla nebbia, per fare due chilometri di strada e accompagnarmi a casa, si è perso e ha dovuto chiedere indicazione ai vigili.

Tutto questo prologo non serve per dirvi che la Liguria è bella e il Basso Piemonte un po’ meno ( anche se è vero

:-D
) ma per introdurre un altro argomento. Quando guardavo il mare e correvo con la faccia storta per non perdermi neanche un momento, non ho potuto fare a meno di domandarmi: ma io questo spettacolo lo devo godere solo a tratti, solo quando ho tempo?

Perchè? Io mi affanno ogni giorno, per cosa? Io e tutti rincorriamo chimere e ci perdiamo la bellezza dell’essere qui, adesso, con  noi stessi, nel mondo. Io sto vivendo un periodo difficile, lavorativamente non va come sperato e il posto dove vivo non mi piace perchè sono lontana da tutto. Sto passando la mia vita a cercare il lavoro perfetto, la posizione giusta che la Società pretende da me dopo tutto quello che ho fatto (studi, esperienze e casini vari che da qualche parte dovrebbero portare, giusto?). Ma se la Società funziona in modo asimmetricamente malato, se al merito non corrisponde un eguale premio sociale, perchè io mi devo fare due budella così? E’ colpa mia se nonostante cio’ che sono, non sono riuscita a fare quello che speravo? Io mi guardo indietro, valuto tutto il mio percorso. Ho fatto errori, certamente, come tutti. Ma se metto sulla bilancia da una parte gli errori e dall’altra gli sbattimenti, scusate ma il piatto  pende da quest’ultima parte. E sono sicura che anche a voi darebbe lo stesso risultato.

Io non voglio più farmi del nervoso, non voglio che una posizione sociale annerisca la mia anima e mi faccia perdere la bellezza della vita che non è il posto di lavoro giusto, ma è ogni momento, ogni istante. Ognuno di noi (non parlo per assassini e simili..) dovrebbe essere fiero di quello che è e di quello che ha fatto. Sentirsi grande, nonostante tutto. nonostante la società (mi son rotta, adesso lo scrivo con la s minuscola)  non lo capisca.

Passo dei momenti di completa apatia, per cosa? Perchè non ho trovato il lavoro giusto? Vabbè ne cerco un altro e ci rido sopra. E intanto mi guardo il mare della Liguria, respiro, vivo, mi godo le bellezze della vita e l’amore della mia famiglia e del mio ragazzo. Che poi quando uno è così nero finisce per non apprezzare e vedere chi gli sta intorno e vuole il meglio per lui e tgli esprime tutto il suo affetto e apprezzamento.

Quando vedi così nero, perdi i contorni delle cose. Ti passa tutto o meglio tu passi attraverso tutto come se fossi dentro una bolla e il mondo ti sfiorasse. Tu non lo senti il mondo perchè hai scelto di isolarti. Perchè non sei contento di come vivi e non trovi una via d’uscita.

Ma perchè la mia felicità deve dipendere da come la società vorrebbe che fossi? E poi, di che società stiamo parlando? Delle vallette e dei politici, dei raccomandati e dei Grandi Fratello? Dove sono gli esempi da seguire?

Cosa faccio, passo la mia vita a scalare sta belin di società, e quando sono arrivata che ho risolto? Si, sono manager. Ma nel frattempo mi sono persa la vita. Cosa me ne frega di avere lo yacht a sessant’anni, se mi sono persa gli anni migliori a cercare una posizione per ottenerlo, perdendo magari pezzi importanti della  mia vita per strada?

Il mio sogno non puo’ essere diventare manager. Quella è un’aspirazione, un obiettivo. Ma non merita l’appellativo di sogno.  E anche essere felice non puo’ essere un sogno, perchè la felicità è la chimera delle chimere, l’effimero dell’effimero. Come dice il mio ragazzo, lui non cerca la felicità ogni giorno perchè non si puo’ essere sempre felici, non è una condizione umana permanente ma semmai sporadica e rara (quando si è fortunati).

La serenità invece sì. Quella si puo ‘ avere ogni giorno, quella dipende solo da noi e da come ci poniamo nei confronti della vita. Possiamo essere sereni adesso, ora. Possiamo essere sereni nonostante tutto o a causa di tutto. Io devo esserlo solo per il fatto di essere qui a scrivere, mentre di là in salotto mia madre sorseggia il caffè davanti alla tv e mi stira le camicie (santa mamma!) e papà tra poco mi viene a prendere per portarmi a lavorare. Anche se il lavoro non mi piace, anche se questa città è grigia ma magari  la gente che ci vive la ama, ed è serena. Nonostante la nebbia.

Poi ci sono le situazioni gravi, dove la preoccupazione per il futuro spazza via qualsiasi serenità. Perchè chi perde il lavoro e ha una famiglia da mantenere difficilmente puo’ essere sereno. Pero’ conosco persone che sono eccezioni pure a questa regola, che benchè spalino merda ogni giorno lo fanno con il sorriso in faccia sapendo che prima o poi usciranno dal letamaio. E saranno solo rose e fiori profumati.

Tanto, spalare merda da incazzati a che serve? Peggiora solo le cose. La rabbia che sentiamo e vediamo ogni giorno in questo paese, dove ci ha portati? Ci ha reso migliori? Ha reso l’Italia un grande paese o un paese di grandi incazzosi? Io non dico che dobbiamo andare tutti in giro con la faccia da beoni e in stile porgi l’altra guancia. E il Signore non me ne voglia, ma  a quello stadio ci devo ancora arrivare, ci sto lavorando comunque, tranquillo.

:-)

Dico solo che il mio sogno è essere serena, nonostante o a causa di tutto. Ed è un sogno facilmente realizzabile.

E la chiudo qui che rischio di arrivare tardi a lavoro!

Un bacio a tutti gli aspiranti sereni e complimenti a chi lo è già!

:-)


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