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Guai a pensare che il Rock sia maestro di moda. Mica tutti sono eleganti come i Mod o possono permettersi le giacche Armani di Clapton. Quando poi si parla di Hard Rock, Southern o di altri generi di per sé imprigionati nei cliché, l'orrido è sempre dietro l'angolo, sopratutto tra le seconde file più esagitate. Tanto per gradire: Uriah Heep, The Wizard (1972), in clamoroso playback vintage. Ma lasciamo da parte la musica un attimo per chiederci, con sommessa ironia...come si vestivano questi?
Note fashion a margine
David Byron: cantante solista con frangia improponibile tra il Fox Terrier e il crucco di fine anni '70; indossa completo di velluto chiaro a fantasia floreale abbellito da uno spaventoso ritratto di Toro Seduto sul ginocchio destro. Ken Hensley: solitamente tastierista, qui alla chitarra acustica. Stesso velluto sintetico di Byron, completo dalle sfumature autunnali clamorosamente aperto sul petto, capello messianico e, per combinare, stivali argentati alti al ginocchio con zeppa del 12 (probabilmente prestatigli da Overend Watts dei Mott) Mick Box: chitarrista solista che sembra su un cavallo a dondolo nascosto sul proscenio; qui in versione “omino di jeans”, con pantaloni del pigiama. Mark Clarke: bassista. Ma...è vivo? Lee Kerslake: batterista con bella camicia viola fluorescente.
Chiunque abbia frequentato, anche solo su disco, i Black Oak Arkansas sa di trovarsi di fronte al complesso più clamorosamente redneck di sempre; ma d'altronde come dubitare di un bassista che se ne va in giro con una coda di volpe appesa allo strumento? Jim Dandy (1975) è stato il loro maggiore successo, tanto da valergli alcuni passaggi televisivi che li collocano di diritto nel Paradiso dei Cafoni.
Note fashion a margine
Jim Magrum: cantante. Immancabile completo candido con pantalone di almeno due taglie più stretto del vivibile, nella migliore delle ipotesi frangiato come perfino Daltrey all'isola di Wight si sognava; capello biondo fluente e a volte cinturone con munizioni, probabilmente anticarro. Harvey Jett: chitarrista baffuto con splendide bretelle. Per tenere su i baffi. Rick Reynolds: secondo chitarrista baffuto che compone canotta nera di paillettes con stivaloni di pelo alla Conan al Barbaro; fine. Stanley Knight: chitarrista; ancora?! Si ma lui non ha baffi ed è tutto sommato passabile. Pat Daugherty: bassista con coda di volpe pendente e stivaloni di simil-pelle a mezza coscia (si, mezza coscia!); la versione rock di un pescatore di fiume. Tommy Aldridge: ordinario batterista a torso nudo fradicio di sudore. Guest: Ruby Starr (si, con doppia r); imitatrice bianca di Tina Turner, fuoriuscita da “My Name is Earl”; sfoggia un’ allucinante minigonna da rodeo meccanico e una testa di capelli stile foresta vergine. Vergine… e qui mi fermo.
Pensavate ci fossimo dimenticati dei buoni vecchi Nazareth? Non è stato facile scartare il completino “sado-maso-bondage” di Dan McCafferty nel video di Bad Bad Boy, ma è stata una scelta obbligata. Così, direttamente dal “Gay Pride 1972”: Mornig Dew. Ogni commento è superfluo e facilmente travisabile, per cui: stop.
Nel 1974 i Grand Funk suonarono in Tour in Giappone; credendosi al riparo dalle critiche degli elegantoni occidentali diedero sfogo al loro guardaroba… ahimè esistono numerosi video della data di Tokyo. Mark Farner si accontenta di pantaloni (strettini) colorati con uno dei gradienti di default di Word e Craig Frost è perfino sobrio. Mel Schacher opta per un completo giacca pantalone giallo canarino con zeppe imponenti… ma il più bello è Don Brewer in versione bomboniera - man: come pretendeva di essere preso sul serio?
E tutto questo senza tirare in mezzo il glam. Del resto, è troppo facile sparare sulla Croce Rossa, no?
Ma gli orrori non finiscono qui… perciò…
Stay Tuned!
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