Miracolo….dopo una quindicina di giorni senza trovare modo di collegarci tramite WIFI ora finalmente abbiamo trovato un posto che ce l’ha così abbiamo potuto caricare tutte le utime foto….(sono circa 460 quindi avrete il vostro bel da fare per guardarle tutte)
Allora ci eravamo lasciati a Salta, nell’Argentina del nord, adesso siamo a Sucre, in Bolivia, dopo essere passati per Humahuaca, Tupiza, Uyuni e Potosì. Prima però mi sembra che dovevo raccontarvi un po’ della mia esperienza con il surf di Florianopois. Che dire, in assoluto lo sport più faticoso che ho provato. Si fa una fatica assurda per arrivare al punto dove si prendono le onde (line up), e poi l’oceano ha una potenza che non ha niente a che fare con il mare, quando un’onda ti prende ti tiene sotto e ti fa rotolare che non ci si capisce più niente. Inoltre ci sono un sacco di correnti contro le quali è inutile conbattere, si perde sempre. Vi metto un paio di foto per farvi capire i miei risultati.
Tentativo di prendere un’onda
Risultato: ESPLOSIONE (quando l’onda ti esplode in testa)
Humahuaca è un paesino molto piccolo un po’ più a nord di Salta, carino, dove abbiamo fatto una escursione per andare a vedere il Cerro de los 11 colores, veramente bello. Abbiamo deciso di fare questa tappa un po’ per abituarci all’aumentare dell’altitudine, che entrando in Bolivia sarrebbe diventata sempre di più. Da Humahuaca autobus fino a la Quiacha, dove abbiamo attaversato il confine con la Boivia a piedi entrando a Villazòn dove abbiamo preso il treno per Tupiza. Il treno è la soluzione migliore per viaggiare in Bolivia, perchè solo il 5% delle stade è asfaltato; peccato che ci siano solo due linee. Ah e non pensiate che il treno sia come i nostri, max 40 km/h e sembra che abbiano fatto a posta a mettere le rotaie non allineate dalle oscillazioni che ci sono. Comunque in circa 4h siamo arrivati a Tupiza dove ci aspettavano le signore locali che ti propongono i loro alloggi. A Tupiza ci siamo fermati due giorni, uno per riposare e fare un giretto per la città e l’altro per fare una bella scarpinata per vedere una bella valle locale dove si possono ammirare la puerta del Diablo, due roccie dalla forma di una porta, e la valle de los machos, dove ci sono delle roccie a forma di c…i giganti. Tupiza è a quota 2800m ed è veramenteincredibile di come si faccia più fatica già a questa altitudine. Ah ovviamente dopo a scarpinata siamo andati a vedere la partita, una merda.
Da Tupiza abbiamo preso nuovamente il treno direione Uyuni. In stazione il fenomeno del capostazione responsabile della vendita dei biglietti per provare a venderci i biglietti di prima classe, che costano il doppio, ci ha detto che non cera posto nel “salon” (la nostra seconda classe) e solo quando gli ho detto che allora ce ne andavamo in pulman allora ha tirato fuori due posti in “popolar” (terza classe). Non contento appena è arrivato il treno ho chiesto al capotreno se era vero che non c’erano posti in seconda classe e questo sorpreso mi ha detto che ce ne erano. Allora sono tornato dal capostazione inveendo e mi sono fatto fare i biglietti di seconda. Questa è stata la prima di tutta una serie di esperienze nelle quali ci siamo resi conto che qua in Bolivia è peggio che non in tutto il resto del Sud America, con il turista ci provano sempre, e neanche quando gli fai capire che non sei un idiota e sai quale è il reale prezzo non tornano indietro, piuttosto di tornare su loro passi perdono i soldi.
Comunque arrivati a Uyuni verso l’una e mezza di notte ci siamo infilati in un Hostal di una delle signore che ci hanno accolti in stazione, signora molto anziana che però ci ha fatto una bella impressione visto che non si faceva nessun problema a parlarci e raccontarci della città. Uyuni e a circa 3600m di altitudine, ed essendo in mezzo ad un altipiano completamente scoperto, fa un freddo della malora. La notte la temperatura scende sotto lo zero e qua in Bolivia non hanno idea di cosa sia il riscaldamento, sicchè la notte ci siamo congelati nonostante le 3 coperte sul letto. Vi lascio immaginare il risveglio la mattina e la ovvia espressione di Silvia….. ;-P …. Il giorno l’abbiamo passato per girare un po’ il paese e per andare a informarci sui prezzi per il tour di 3 giorni al deserto. La mattina dopo quindi partenza alle 11 per il Salar di Uyuni, il più grande del mondo con una superfice di 12000 km². In tour con noi una coppia di Inglesi e una coppia con un brasiliano e una inglese, tutti molto giovani (tipo 18, 19 e 22 anni) ma veramente molto simpatici e con tanta voglia di divertirsi. Il salar è veramente magnifico, il contrasto tra il blu del cielo e i bianco della terra rende il paesaggio unico. Le foto rendono bene l’idea. La prima notte l’abbiamo passata in un hotel di sale al bordo del Salar, posto molto spartano ma almeno dotato di acqua e bagni funzionanti. La sera, dopo cena, “dinking game” organizzato da Ivan, il brasliano, a cui hanno partecipato anche dei ragazzi/e israeliani in viaggio dopo la fine del servizio militare (che in Israele è 3 anni per gli uomini e 2 per le donne). Baccano fino a mezzanotte quando si sono consumate le utime candele e poi tutti a letto a dormire. Il giorno seguente abbiamo lasciato il salar per cominciare a Salire in jeep nell’immenso altipiano desertico che separa la Bolivia dal Cile. Paesaggi variopinti e arrivo alla sera alla Laguna Colorada a quota 4500m dove abbiamo dormito in un rifugio. Acqua neanche a parlarne, tutto congelato. Vi lascio immaginare lo stato dei bagni. La notte ovviamente all’agghiaccio. La mattina sveglia alle 4.45, partenza alle 5 per andare a vedere l’alba ai gaiser Sol de Mañana. Freddo della malora. Vento della malora. Sonno della malora (maledetto drinking game). Alle sette siamo arrivati in un’altra laguna dove in una piscinetta di acqua termale si poteva fare il bagno. Figuratevi, -10, un vento gelido e tutti dentro a fare il bagno……ma neanche per sogno, alcuni pazzi lo hanno pure fatto, ma noi abbiamo gettato la spugna e ci siamo limitati a fare alcune foto (del resto non tutti hanno Abano o il lago caldo di Lazise). Poi laguna verde e otto ore di ritorno verso Oyuni.
Da Oyuni in sole sette comode ore di autobus e strada sterrata siamo passati a Potosì, la città più alta del mondo a 4200m. Potosì è famosa per il suo Cerro Ricco e le miniere di argento, zinco e stagno di cui è piena la montagna. Un giorno di cazzeggio, per vedere la partita, altra bella m…a, e il giorno seguente siamo andati a vedere le miniere, ovviamente senza prendere un tour ma prendendo un autobus fino al Cerro per poi farci fare da guida da un ragazzo locale. Vi racconto in breve la storia di questo posto. Praticamente nel Cerro una notte del 1550 o giù di li un parstore di lama accese un fuoco per scaldarsi e vide un filo di argento fuso venir fuori dalla fiammo. Da li la notizia si diffonde e gli spagnoli, gli allora colonizzatori, aprono numerose miniere dove fanno lavorare gli indigeni e gli schiavi africani. Potosì diventa la più popolata e ricca metropoli del Sud America con più di 150.000 abitanti. Nei tre secoli di attività delle minieri si stima ch siano morte più di 9 milioni di persone. L’aspettativa di vita di uno schiavo nero portato a lavorare nelle miniere era di 15 giorni. Comunque dopo circa 100 anni di estrazioni le ricchezze del cerro andavano via via esaurendosi e la popolazione passo da 150.000 a circa 9.000 persone. Dopo l’indipendenza della Bolivia avvenuta circa 200 anni fa, le miniere passarono sotto il controllo statale fino al 1985 quando una manifestazione di piazza nella quale morirono 15 minatori che si erano crocifissi per protesta fece si che lo stato concedesse ai minatori di gestire le miniere purchè si organizzassero in cooperative. Tutto questo durò un anno, poi i minatori che trovarono dei buoni filoni di minerale pensarono bene di non dividerlo con gi altri cosicchè da allora funziona che ogni gruppo di minatori lavora per se e si tiene i guadagni di quello che trova. Non esiste sicurezza obbligatoria, il pericolo di crollo delle miniere è tutt’ora molto elevato. Il ragazzo che ci ha fatto da guida ci ha portati dentro ad una delle miniere, ovviamente la più corta perchè io non è che mi fidassi troppo. Già a 4300m non si respira proprio benissimo, figuratevi dentro un buco di 300 m, più si tentava di respirare ossigeno e più ti rendevi conto che non ce n’era. Pensare che ci lavorano ancora 6 mila persone, tra i quali molti bambini.
Da Potosì siamo passati a Sucre, la prima capitale della Bolivia. Città molto bella che abbiamo iniziato a visitare stasera accompagnati da Noel, un signore boliviano che abbiamo conosciuto nel pulman per Potosì. Parla perfettamente l’italiano perchè ha vissuto 32 anni della sua vita viaggiando, fa il musicista e in Italia ha vissuto per 9 anni. Ma questa è un’altra storia…..ve la racconteremo strada facendo……intanto vi saluto e vi do la buona notte, che qua sono le 22.30 e Silvia dorme già come un angioletto. A presto.