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Ma davvero siamo in guerra?

Creato il 29 aprile 2011 da Nineteeneightyfour

Mai una guerra combattuta dall’Italia fu più silenziosa.Stiamo lanciando bombe da alcuni giorni e non si sa niente di cosa staaccadendo. Neanche un immagine, un comunicato, un video, una foto, un resocontomilitare. Niente. Almeno prima qualcuno si preoccupava di dar notizia allaNazione attraverso un bel discorsone sulla terrazza di Piazza Venezia. Adessoneanche quello!
La realtà è che la classe politica ha paura di urlare laverità. Perché non solo la Costituzione ma soprattutto il Popolo Italianoripudia la guerra, di qualsiasi colore politico sia. Lo dimostra l’opposizionedella Lega Nord che sa bene come la base del suo partito sia contraria all’attaccoitaliano sulle postazioni di Gheddafi. Non è certo un gesto umanitario quelloleghista ma solo un mero calcolo elettorale.
Ed allora perché l’Italia entra in guerra anche se in pochisono d’accordo?
Per il petrolio? Per fermare il fiume diclandestini che si sta riversando su di noi? 
Sicuramente queste sonomotivazioni importanti ma non sono la causa principale.
L’Italia entra in guerra perché vuole ottenere nuovoprestigio internazionale dopo aver preso schiaffi da tutti. Il caso Battisti edObama  che saluta a fatica Berlusconisono solo alcuni degli episodi chiave(ma non i più importanti). La colpa non èsolo del Premier(anche se ci ha messo del suo)ma anche della crisi profonda cheattraversa il nostro paese da 15 anni in campo economico.
Allora qual è l’unico modo per salvare le apparenze? Per nonfar capire di essere una vecchia potenza mondiale oramai in declino?
Ecco la soluzione.
Una bella guerra contro un nemico nettamente inferiore, oltretuttoaffiancati dai più potenti eserciti del mondo(se si esclude Cina e Russia).
Stavolta neanche l’Italia può perdere.
Chiaramente il petrolio è un interesse primario per lapolitica italiana visto che la Libia è uno dei fornitori principali(33% delfabbisogno annuale). Ma il vero nemico non è Gheddafi(che ci forniva già l’oronero) ma la Francia che appoggiando i ribelli in pieno vuole ottenere una maggiorfornitura  di petrolio, naturalmente sottraendoloall’Italia. Allora non potendo contrastare i francesi è meglio mettersi d’accordocon loro per non perdere completamente tutte le posizioni conquistate a faticanell’Africa del Nord.
Allora che cosa comprendiamo di tutta questa situazione?
Che l’Italia è un paese in declino, asservito agli StatiUniti e alla Francia, in grave difficoltà nello sviluppare unapolitica estera adeguata e con velleità da grande potenza pur non avendone lecapacità.
Ma soprattutto che il suo prestigio internazionale è legatoa doppio filo a quello di un solo uomo. Silvio Berlusconi.
Non siamo in una dittatura e Berlusconi non è Mussolini, maqueste similitudini con l’Italia del ventennio mi mettono comunque i brividi.
Ma davvero siamo in guerra?

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