Magazine Attualità

Ma di che stiamo parlando? Lampedusa, oltre la strage. Le drammatiche ragioni dell’esodo africano

Creato il 06 ottobre 2013 da Exnovomen

arton17616

Ricerche riprese, le vittime salgono a 181. Barroso mercoledì sull’isola. Commento sui motivi dell’emigrazione africana di massa.  

Nel processo di accoglienza delle migliaia di persone sbarcate ogni giorno sulle coste italiane, emerge una questione basilare ma non per questo scontata: da dove vengono gli immigrati? Ma soprattutto: per quali ragioni? Una volta accertata la provenienza di alcuni di loro, attraverso i documenti di riconoscimento che solo pochi portano con sé, si può stabilire la causa del fenomeno migratorio. Pertanto, limitando l’analisi al continente africano è oggettivo asserire che l’ecatombe dei migranti naufragati a largo di Lampedusa sia diretta conseguenza delle politiche noncuranti, concepite dalle maggiori potenze monetarie del globo.

Le politiche a cui si fa riferimento provano le responsabilità dell’occidente nell’aborto economico del continente africano. Lo sfruttamento, l’occupazione e la decolonizzazione dell’Africa sono tra le ragioni principali di uno sviluppo mai realmente pervenuto. In altre parole è come se avessimo “tarpato le ali” al possibile benessere di milioni di persone.

Ma non basta. Cercando di andare al di là delle responsabilità storiche, si apre uno scenario contemporaneo contraddistinto da rinnovati interessi economici. Ora più che mai infatti, le multinazionali di mezzo mondo stanno combattendo conflitti per spartirsi risorse energetiche, zone di influenza strategica, commesse per l’industria bellica. I popoli, ancora una volta, fanno da cornice alle scaramucce dei signori del mondo.

L’uso di manodopera a bassissimo costo, un’impari distribuzione della ricchezza (funzionari e tecnici locali e internazionali vivono in un benessere a parte rispetto al resto della popolazione), lo sfruttamento indiscriminato delle risorse petrolifere, minerarie, agricole (un furto legalizzato) per opera dei colossi mondiali del profitto, una corruzione esasperata delle classi politiche determinata dal continuo stato di indigenza sono le cause taciute della povertà permanente in Africa. Dunque la maggioranza delle persone perbene è senza via d’uscita. La scelta è pesante: resisto nel mio Paese senz’acqua, senza cibo, senza presente o imbraccio le armi per lottare? La risposta della maggior parte sembra essere: “mi aggrappo alla vita e comincio a camminare”.

A seconda dello stato d’origine, il viaggio della speranza può essere lungo, periglioso (migliaia le persone scomparse nel tentativo di attraversare il Sahara), drammatico (sistematici i casi di stupro ai danni delle migranti trattenute nelle carceri libiche) e mortale. Ma può anche essere vantaggioso. Vantaggioso per le mafie locali, nostrane e internazionali che organizzano una vera e propria “tratta moderna degli schiavi”. 1000, 2000 dollari e si parte per l’Italia, la Spagna. Due, massimo tre giorni di odissea. Poi lo scafista fugge sui gommoni paralleli o getta tutti a mare, in un dietrofront infame.

Ed è in queste acque che naviga l’indifferenza. L’egoismo delle troppo arroccate istituzioni europee, l’ignoranza dei tecnocrati inzuppati in club per super ricchi, l’ipocrita dicotomia di un sistema economico giunto ormai al culmine. Per di più, l’indifferenza della classe politica che lancia moniti invece di regolare l’azione usurpatrice dei monopoli finanziari presenti in Africa è il fallimento di una visione. Purtroppo se la comunità internazionale intervenisse in loco per dare istituzioni realmente democratiche – programmando strutture economiche slegate dal cappio diseguale delle multinazionali – saremmo allora in un utopico nuovo mondo. La realtà è dura e non certo favorevole al benessere dei popoli africani. Casomai al “progresso” di quegli occidentali che si commuovono oggi per i morti del mare.

Paolo Fassino  

Le principali multinazionali che operano in Africa per esportare nel mondo “evoluto” sono:

-   British Petroleum

-   Exxon

-   Shell

-   Total

-   Chevron

-   China Petroleum

-   Aminex

-   Premier Oil

-   Afren

-   Perenco Oil

-   Nestlè

-   GDF Suez

-   Rio Tinto

E tante altre, le liste sono consultabili in numerosi siti web.

Da ricordare:

Per fortuna in Africa ci sono anche Paesi più sviluppati e meno sfruttati di altri vuoi per ragioni geografiche vuoi per motivi socio-politici. Esempio celebre: il Sudafrica, vero e proprio emporio commerciale europeo nel continente nero (qui c’è più ricchezza perché è membro del Commonwealth e ci abitano milioni di occidentali).

Importante:

Somalia e Etiopia conducono una guerra trentennale fomentata soprattutto dagli americani che – con il pretesto della caccia al terrorismo di Al Qaeda – controllano il governo etiope per “conquistare” la Somalia, nazione povera ma punto di passaggio obbligato per le navi di tutto il mondo (golfo di Aden).   


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :