Magazine Cultura

Ma i’ che tu fai?

Creato il 15 febbraio 2012 da Annalife @Annalisa

Ma i’ che tu fai?Diciamo subito che ho visto Malvaldi, dal vivo, tre o quattro volte. La prima era abbastanza simpatico.
Però i libri mi han fatto compagnia, quando li ho scoperti, e mi era piaciuto persino quello con l’Artusi. Poi c’è da dire che l’autore ha messo del tutto da parte i predicozzi e le tirate politico-moral-persuaseggianti che mica erano brutte, per carità (aprivano uno spiraglio sui pensieri e le convinzioni profonde dell’autore, che bello), ma, non so, ecco, senza di esse si sta meglio. Aggiungiamo pure che quando cominci a leggere, ti ritrovi anche a ridacchiare: sarà perché io ho un debole per i toscani, sarà perché qui *il* Marco pigia il pedale del dialetto, che devi leggere a voce alta per capire il senso della frase ma alla fine, appunto ridi, fatto sta che ho sopportato bene anche i vecchietti (che io, qui lo dico, li odio un po’) e pure il medico alto, bello, sorridente, preparato e gay (che a me mica me ne importa, e nemmeno al barrista gliene importa, e allora a che serve? All’economia della trama? No. Gli fa una sega, il gay, all’economia della trama).
Ecco, la trama. La trama del giallo. Che oltre a questi particolari che tu ti ci aggrappi perché il patto col lettore di un giallo è che se mi dai un particolare, esso particolare serve a capire o serve a mettermi fuori pista, e poi invece scopri che qui serve a una beata mazza, ecco, oltre a ciò capita che, quando uno sta dicendo una cosa importantissima, lui (*il* Marco Malvaldi), finisce il capitolo, e nel capitolo dopo c’è il barrista che se la ride perché ha capito tutto e si fa pure i complimenti da solo e tu pensi: eh, che bello, o son scema io o è scemo l’autore. Che comunque alla fine il barrista lo trova, il colpevole, anche se devo dire che in questo preciso esatto momento ho una sorta di vuoto e non ho (più) la più pallida idea di chi abbia ammazzato qualcuno. Probabilmente è perché il colpevole deve essere un personaggio incisivo, ben delineato, di quelli che non ti scordi più. Come il dottorino sorridente, per dire.
Comunque, ricordo vagamente il perché (non è per amore, quindi è per soldi) e forse anche il metodo, benché mi sia persa un po’ nei ragionamenti (ché qui per indovinare si sbaglia bersaglio e sbagliando si azzecca il bersaglio giusto, ode all’ignoranza e amen). Ricordo anche che il barrista, che mi piaceva assai, stavolta è un po’ troppo pieno di sé. E ricordo pure che, comunque, ho riso (l’ho già detto?), ho letto volentieri, in fretta e con pochi momenti di noia profonda.
E poi… No, basta, un momento: ‘sta recensione ormai sta diventando più lunga del libro.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines