Vorrei garbatamente rispondere alle prime lettere arrivate, riguardo alla mia proposta di tenere aperti e vivi i negozi più spesso, con orari elastici per tutti, anche se siamo solo a Reggio Emilia e non a Parigi . Non ho mai affermato che i commercianti devono barricarsi dentro al loro negozio, ventiquattro ore su ventiquattro per 365 giorni all’anno, con tutta la loro famiglia come dentro ad un bunker, con tanto di provviste nel freezer. Tenga aperto chi lo vuole e chi desidera farlo,chi pensa sia una buona proposta o chi sa, di essere sulla soglia della chiusura totale del negozio. Si possono fare turni domenicali, le soluzioni sono infinite, la crisi invece resta e ci fa ammalare di nevrosi, diffondendosi a macchia d’olio. Mi pare si venda molto poco, anzi molto nei centri commerciali , dove io non amo andare, ma mi ci rivolgo sovente trovandoli sempre aperti fino a tarda sera, domenica compresa. O non tengono famiglia coloro che vi lavorano con onestà e correttezza? ….Certo che siamo legati al negozietto sotto casa, dove il fruttivendolo ci consiglia la frutta migliore, ed il macellaio ci propone il taglio di carne più adatto per preparare uno stracotto!Da cittadina normale, figlia di contadini che mungevano le mucche a mano, anche il giorno di Natale e quello di Pasqua, ho lavorato anch’io per quasi venticinque anni “sotto padrone”, so che cosa vuol dire rimanere fuori casa anche per dodici ore consecutive. Di conseguenza lontano dalla mai famiglia e dalla mia casa. .. Quando lavoravo nello stimatissimo gruppo Max Mara, appena diplomata, con la lacrima facile e l’emotività alle stelle, ricordo alla signora che si è firmata C. S., che se dovevo andare alla toilette, dovevo avere il permesso del Capoufficio, che non mi solo mi dava i minuti a disposizione, ma mi domandava se era proprio indispensabile. Ricordo anche che in periodi di Campionario si lavorava pure il sabato e la sera, si rimaneva sino a orari impensabili, quasi notte fonda… Non faccio solo shopping, non compero più a rotta di collo, vado a fare la spesa di domenica solo se strettamente necessario, dopo aver corso all’inverosimile tutta la settimana. Vedo che in fila alle casse, non sono l’unica, anzi! Le persone sono tante, anche se si deve rinunciare alla Messa delle 11, che si può recuperare in altra fascia oraria della giornata. Non condivido per niente, anzi mi stupisco molto di come il Vescovo abbia proposta il carrello vuoto alla domenica, proponendolo anche sulle borsine di plastica!Mi sono permessa di dare qualche suggerimento , pur non avendone il titolo, credo però di capire, a buon senso, che se si tiene chiuso al giovedì pomeriggio, nella pausa pranzo, alla domenica, nel giorno dell’Unità d’Italia, poi no n ci si lamenti se veniamo un poco messi da parte e in tanti vanno a fare quei pochi acquisti altrove.. Parlandone insieme, in serenità e costruttività, propositivi ma non aggressivi, seduti a quel famoso tavolo. Io mi sono permessa di dire la mia, pensando anche a chi è contento di fare gli straordinari per pagarsi il mutuo della casa….
Risposta del dottor Davide Nitrosi.
Continuiamo con la riflessione sulle liberalizzazioni, aspettiamo di sentire anche i pareri dei commercianti. Il tema ha un impatto sociale importante e interessa tutti i cittadini: è giusto non ridurlo ad una polemica sterile tra categorie economiche.