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Ma i ricordi no

Creato il 07 giugno 2010 da Andima
La scorsa settimana una coppia di nostri amici ha subito un furto in casa, qui a Bruxelles. Un furto classico, ha spiegato la polizia. La maggior parte degli edifici del centro e nella zona limitrofa al centro risalgono agli inizi del 1900, sono vecchi, ristrutturati, alcuni sono davvero belli con il loro inconfondibile stile art nouveau, ma non sono decisamente a prova di ladro. Solitamente soltanto l'entrata principale ha un portone robusto e sicuro, mentre le entrate dei singoli appartamenti all'interno sono semplici porte di legno, spesso vecchie e facili da aprire, almeno per gli esperti del mestiere. Per i proprietari va bene così, gli affittuari magari non ci pensano, tra inesperienza e distrazioni maggiori. Se però qualcuno sbadatamente lascia l'entrata principale aperta, ecco che qualcosa di spiacevole può anche accadere, soprattutto al primo e all'ultimo piano: al primo in modo da scappare velocemente, all'ultimo per la mancanza di passanti davanti alla porta.
I nostri amici vivono proprio all'ultimo piano, non lontano dalla metro Art-Loi, pochi minuti a piedi dai palazzoni di vetro di uffici e scartoffie. Due buchi ai lati della serratura ed ecco che la porta si apre. Nell'appartamento di una coppia di giovani ragazzi all'estero in generale non ci saranno gran tesori, han portato via due portatili, due camere digitali, qualche anello, buoni pasti. Certo lo spavento di trovare la porta di casa aperta ed il disordine di un furto, una preoccupazione in più, un danno economico non previsto, ma quello che davvero non sopportano l'amico francese e la ragazza lituana è l'aver perso per sempre i propri ricordi, la maggior parte delle foto degli ultimi anni, di viaggi, di feste, di vita quotidiana. Per loro la copia sul portatile dell'altro rappresentava già un buon backup. Non abbastanza quando entrambi i computer scompaiono, rubati. E adesso i mille ricordi immortalati in scatti spontanei, di sorrisi, di smorfie, di momenti insieme, son persi per sempre.

Venerdì all'uscita dall'ufficio, la metro è nel suo orario di punta pomeridiano. Non si trovano posti a sedere e allora ognuno si aggrappa ad un palo, chi si appoggia in un angolo, chi si riflette nel finestrino graffiato. Di fronte a me una ragazza intenta ad ascoltare musica dal suo lettore mp3. Ad un certo punto un signore le si avvicina discreto e le fa notare che lo zaino che portava sulle spalle aveva una tasca aperta. La ragazza si porta lo zaino alla pancia, lo trova aperto, inizia a cercare, non trova, si agita, un merde, un puttain ed altre imprecazioni francesi: le avevano rubato tutto nella metro e lei non se n'era resa conto. Scoppia in un pianto copioso. Quel signore le domanda se le avessero rubato qualcosa di importante. Lei risponde tra le lacrime prima con un no, no, poi , , poi confusa esce non appena la metro si ferma.
Ecco, non so cosa le avessero rubato. Magari una camera digitale, il cellulare, soldi. Magari anche i suoi ricordi, persi anche quelli per sempre, di foto scattate con amici, con l'altra metà, di sms salvati sul cellulare, quelli da rileggere dopo tanto tempo e sorride lievemente ad ogni parola. Rubati anche quelli.

Ecco, che Bruxelles non sia la città più sicura del mondo, questo lo sapevo. Ma prendendo la metro ogni giorno, vivendo anch'io all'ultimo piano di una palazzina di quelle non modernissime, credo non siano necessari altri eventi analoghi per convincermi a fare qualche backup. Se proprio deve accadere, nel caso peggiore va bene subire un furto, va bene perdere un cellulare, dei soldi, un portatile, un orologio, ma i ricordi no.

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