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Ma il furore dei nostri sguardi – Sasso Marconi

Da Met Sambiase @metsambiase

ma il furore dei nostri sguardi

 

Seguendo il percorso tracciato nel precedente n 52 riguardante i “soffitti di cristallo” nel campo della formazione e della ricerca questa edizione indaga una anologa situazione che in campo artistico e letterario ha determinato la mancata attestazione, riconoscimento di percorsi creativi femminili . In particolare verranno ricordate poetesse del nostro 900 letterario che hanno testimoniato attraverso la loro vita ed i loro versi tale difficoltá di affermazione . Nell’ambito della rassegna “Amelia Rosselli e le altre” verrá proiettato il film “Ma il furore dei nostri sguardi” , film documentario prodotto dall’Istituzione Minguzzi e dal Teatro del Guerriero col contributo dell’Azienda USL Città di Bologna e il patrocinio del Ministero della Sanità.”Ma il furore dei nostri sguardi” è un film che si svolge e si legge su più piani, su più registri: la follia, la poesia, la storia della psichiatria e il femminile raccontate dalla regista Loredana Alberti attraverso la vita di sette “isteriche” di fine Ottocento dietro le sbarre del padiglione femminile del manicomio “Roncati” di Bologna. Non solo opera corale e poetica, girata in super 16mm e trasferito in digitale in 35mm, ma anche documentario: infatti i dialoghi sono tratti dalle cartelle cliniche (scritti autobiografici, annotazioni e analisi cliniche, metodi di cura) di donne ricoverate al “Roncati” di Bologna tra il 1867 e il 1894 conservate dall’archivio dell’Istituzione “Gian Franco Minguzzi”. Gli ambienti sono stati ricostruiti nelle soffitte dell’ex Roncati rimasti intatti dall’Ottocento, dove si svolge la storia delle sette donne: Maria, Adele, Delfina, Federica, Filippa, Clelia, Teresa, raccontate attraverso lo sguardo di una bambina, Chiara, internata all’età di un anno. E dai documenti dell’epoca ha preso vita sullo schermo anche la storia delle “matte” del 1894: di Emanuela, Giulia, Erminia, curate vent’anni dopo.
“Ma il furore dei nostri sguardi” è un verso da “Serie ospedaliera” di Amelia Rosselli, la poetessa che Pier Paolo Pasolini definì “una specie di apolide” e che morì suicida . “Ma il furore dei nostri sguardi” esprime lo stato esistenziale del poeta, il tentativo di conservare sempre una mente vigile e severa, anche mentre per le ondate di dolore della vita qualcosa si inceppa. Loredana Alberti racconta che “la sorpresa è stata scoprire dalle cartelle cliniche che molte donne erano ricoverate come isteriche perché leggevano molto e scrivevano poesie.”. Il dono della scrittura e della poesia, è insegnato da Clelia a Chiara, la piccola protagonista. Vengono così abbattute tutte le sbarre sul cammino faticoso della vita. La scrittura e la poesia sono dunque chiavi di lettura del film e strumento per superare le barriere dello spazio e del tempo.
Chiara è la piccola Michela Dongi, e gli altri attori sono in parte professionisti, come Silvana Strocchi e Angela Baviera, in parte scelti con provini, in parte, anche, persone che hanno vissuto e vivono nel loro quotidiano esperienze di malessere psicologico. Le musiche, composte interamente da Fiorella Petrònici, sono originali e più che “accompagnamenti”, sono dei veri e propri “contrappunti”. I nove movimenti musicali della colonna sonora rispecchiano la struttura narrativa del film. l “Teatro del Guerriero”, co-produttore del film assieme all’Istituto Minguzzi e Rai Cinema, è nato a Bologna nel 1977 per iniziativa di Fiorella Petrònici e Loredana Alberti e ha basato il suo percorso di ricerca soprattutto sulla cultura e sulla storia delle donne. Da sempre curiosa delle contaminazioni, la regista Loredana Alberti non è alle prime esperienze: ha creato tra gli anni Ottanta e Novanta numerosi lavori multimediali e ha prodotto due regie televisive.
La regista presente illustrerá la tematica . Il n. 55 della rivista sará dedicato monograficamente a follia e creativitá. Per l’ occasione é stato costituito un gruppo di lavoro denominato gruppo 55 che continuerá la difficile operazione di promuovere e far conoscere la poesia delle donne italiane del 900


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