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Ma la nonna ha la patata? Peripezie linguistiche vegetali, sesso, bambini e cruditée

Da Paterpuer @paterpuer

Siamo sostanzialmente una colonia nudista, per spontanea attitudine giriamo nudi per casa e ridiamo delle nostre nudità. Samuele - che manco a farlo apposta è nato nudo anche lui - è da sempre in contatto con l'immagine del suo corpo e con l'immagine dei nostri corpi.
A dire la verità il nudista sono soprattutto io, figlio di un'infanzia degli anni Settanta in cui essere nudi al mare non aveva bisogno di leggi ad hoc o regolamenti di spiaggia: era normale e nessuno pensava male, se lo faceva era etichettato quale illiberale, reazionario, bigotto, maniaco, frustrato, bacchettone, sbirro, fascista.
Ecco, io la penso ancora così.
Il corpo è natura, l'immagine del corpo è naturale e soprattutto in casa l'assenza di tabù è un punto di equilibrio psicologico e relazionale di importanza assoluta.
In questa naturalità all'interno della quale la metafora vegetale è preminente (patata e pisello su tutto) ma lascia spazi anche ad arditezze simbolico-descrittive degne del miglior Trilussa (pistolino, idrante, rubinetto, riempivaso, telecomando e financo proboscidino), la vita familiare fagocitata dallo stress che al lavoro massacra nervi e tempra, rischia di perdere quella che è la madre di tutte le cose naturali legate al corpo: il sesso.
Ecco quindi una coppia che vive con il corpo all'aria ma a seconda dei periodi non riesce a usarlo quel corpo. Paradossale: ignorati i tabù, mancano tempo ed energie.
Entrambi lavoriamo in comunicazione, settore in cui i clienti stanno progressivamente diventando barbari assassini, sanguinari e completamente fuori di testa. Chi lavora in comunicazione o è pieno di soldi e se la gode (e non è il nostro caso) o ha stress da vendere su E-Bay a tonnellate, fra l'altro a prezzi di realizzo.
In questo contesto anche il lessico ha le sue derive: far l'amore non basta, a volte serve proprio una grandissima e selvaggia scopata, un accoppiamento che trasformi l'energia accumulata in pura carnalità. Ed è proprio in questo contesto che le derive maschili e femminili a volte si allontanano e si rischia la distanza.
La giornata tipo inizia alle 7 per me e alle 7 e 15 per Paola. Varie cose da fare tra cui preparare tutto, fare gli addominali, svegliare (tentare) Samuele, mangiare, svegliare (tentativo numero 2) Samuele, vestirsi, svegliare (tentativo numero 3) Samuele, preparare lo zainetto per la scuola materna, svegliare (tentaivo numero 4) Samuele, prendere i panni dalla lavatrice, svegliare (tentativo numero 5) Samuele. Alla fine rimane da prendere in braccio Samuele e portarlo in cucina, lì poco a poco si sveglia.
Poi via in macchina giù per la discesa dalla nostra collina, poi alla materna, poi in ufficio. Lì il delirio. Paola gestisce i clienti ed è praticamente ai lavori forzati. Le ore non sono mai 8, le pressioni e la responsabilità assumono spesso dimensioni sovrumane. Io sono in un ruolo più creativo e le scadenze mi subissano. Poi magari a far la spesa e a casa si arriva quando sono le 7, 7 e mezza, 8, 8 e mezza. Un livello pazzesco di distruzione dei nervi.
Poi preparare cena, mangiare, stare un po' insieme ed è già l'ora della nanna. Poi a turno (una sera io e una sera Paola) nella cameretta per raccontare le storie a Samu e accompagnarlo fra le braccia di Morfeo e... la veglia crolla: "Magari domani".
Ora, in queste giornate sempre uguali (alcune peggio in realtà con trasferte milanesi o romane) succede che passa il tempo e si rischia la distanza. I bisogni sono - comunque - simili ma li si chiamano con nomi diversi: linguaggio diverso = poca comunicazione = casini.
E poi la mancanza di sesso, si sa, genera frustrati...
Se si riesce a non tradirsi (e non è detto che sia un valore condivisibile) è necessario trovare una soluzione prima che l'inedia prenda il sopravvento.
Per me la soluzione è su più fronti:
  • rimettere a posto la scala dei valori
    io mi stanco a lavorare, non a fare il papà e lavoro per garantirmi uno stipendio, non per fregarmi la vita
  • affidarsi al corpo
    forzare i tempi della giornata per fare sport e concepirlo come una cosa religiosa, sacra
  • baciarsi
    non dimenticarmi mai di baciarla, sempre, tanto, a lungo e con voluttà
  • annusarla
    adoro il suo odore, mi fa impazzire, non potrei mai farne a meno
  • eliminare il senso di colpa
    uscire in coppia, anche quando si passa poco tempo coi figli, non devo, non voglio sentirmi in colpa, è un bisogno
  • simulare una malattia
    moralmente sbagliatissimo ma a volte può anche capitare che, del tutto casualmente, un virus si muova per casa affliggendo papà e mamma...
  • crudismo
    incursioni nell'alimentazione crudista mi ricordano l'essenzialità della natura e la menata i quelle che una volta eran dette "sovrastrutture"
  • negroni
    il negroni è fantastico per rilassarsi
E poi riacquistare il linguaggio, le parole del sesso, quelle mie e quelle sue, quelle della voracità e quelle del coinvolgimento, quelle animalesche e quelle dolci.
E poi scoprire, ri-scoprire che il lavoro che mi gratifica, che mi rende la collocazione sociale, che mi fa mangiare, non è che un lavoro e che la vita comincia fuori. Scrollarsi di dosso, quindi, le minchiate inculcateci dalla TV negli anni Ottanta.
In questo campo di nudisti che rischiano l'astinenza, a volte lo sguardo del bambino spacca le rigidità e scioglie le situazioni, come quando Samuele se ne uscì fuori con la domanda: "Ma la nonna è una donna?" - "Sì tesoro" - "Ma allora anche la nonna ha la patata?". Una battuta, una sola battuta e via alle risa di tutti e tre, uniti, coesi, sciolti, nudi e desiderosi di essere in 2 senza sentirsi in colpa.
Questo post partecipa al blogstorming

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