Ma la Rai non impara mai? Opinioni su Bollywood su Rai Uno

Creato il 30 agosto 2011 da Milleorienti

E così anche questa estate, per il quarto anno di fila, Rai Uno ha mandato in onda il sabato sera la rassegna “Stelle di Bollywood”. E com’ è andata quest’anno? Malino, grazie. A differenza degli anni passati i film indiani su Rai Uno non hanno “sfondato”. Eppure Bollywood è sempre più di moda in Italia. Chiediamoci allora il perché di questo mezzo insuccesso. La prima ragione è questa: la Rai non impara mai. In occasione delle scorse edizioni MilleOrienti aveva lanciato una campagna – fatta propria da  altri blog e da tanti telespettatori – per contestare un fatto elementare: benché Bollywood sia cinema musicale, Rai Uno taglia sempre le scene di musica e danza, come se fossero orpelli inutili anziché parte integrante dei film (nelle canzoni gli attori dicono qualcosa che ha rilevanza per  la dimensione psicologica del personaggio o per la trama). Senza contare che la musica e la danza sono fra le  maggiori ragioni del successo planetario di Bollywood. Tagliare i numeri musicali è dunque una follia, e contro questa abitudine di Mamma Rai abbiamo cominciato a polemizzare sin da questo post del luglio 2009. I tagli riguardano inoltre spesso scene importanti di questi film, per decine di minuti.
A questo proposito voglio invitarvi a leggere un intervento apparso su Affari Italiani che cita l’opinione dell’Osservatore Romano riguardo a questi assurdi tagli ai film indiani. L’Osservatore Romano (organo del Vaticano) parla in particolare del caso di Jodhaa Akbar di Ashutosh Govariker (il regista di una celebre versione di Devdas) che è stato trasmesso da Rai Uno con il titolo “La sposa dell’imperatore“. (Guardate qui sotto il trailer originale).

Ecco uno stralcio dell’articolo che citavo sopra a proposito di Jodhaa Akhbar:
…«”Il film – sottolinea il giornale della Santa Sede – e’ una monumentale opera di quasi quattro ore sulla vita e le battaglie del giovane imperatore Jalaluddin Muhammad detto Akhbar (‘il grande’, in arabo) che, salito al potere ancora bambino, viene precocemente iniziato alla guerra”. “Purtroppo – lamenta l’articolo – il film trasmesso in Italia e’ molto diverso dall’originale: la pellicola e’ stata quasi dimezzata, con il taglio netto di trentacinque minuti all’inizio del film e di un’ora alla fine con molti bruschi  tagli interni, e trasformata da un’epica, seppur molto romanzata, ricostruzione storica, a una storiella romantica, una versione in salsa curry del film Sissi la giovane imperatrice trasmesso dalla televisione solo qualche settimana prima”. In buona sostanza, “sono state eliminate tutte le grandiose scene di battaglia e le vicende politiche, e il film e’ stato ridotto alla sottotrama del rapporto fra due giovani costretti a sposarsi per questioni politiche che devono imparare a conoscersi e amarsi, e all’ostilita’ della madre putativa nei confronti della principessa. Ma anche questa parte del film, scollegata dal resto, perde gran parte del suo significato, essendo di fatto impossibile capire molte delle cause del comportamento dei personaggi”….

Accanto a queste critiche – cui MilleOrienti si associa in pieno – c’è anche da aggiungere un altro elemento che spiega lo scarso successo della rassegna di Bollywood trasmessa quest’anno da Rai Uno: il mediocre valore artistico della maggior parte dei film presentati. Si tratta di commediole insulse con attori privi di carisma e con temi triti e ritriti, come quello del matrimonio combinato (trattato milioni di volte nei film di Bollywood) su cui è imperniata la trama di Vivah (qui sotto) che Rai Uno ha trasmesso con il titolo “Il mio cuore dice sì”.Torniamo allora a una domanda che avevamo già posto alla Rai in passato: ma chi li sceglie i film di queste rassegne bollywoodiane, e con quale criterio? Se la Rai vuole trasmettere solo ed esclusivamente storielle d’amore che lasci almeno i numeri di musica e danza, che sono l’elemento più divertente. Ma la Rai (o i suoi “esperti”) dovrebbe accorgersi che Bollywood in questi ultimi anni ha prodotto anche film  più intelligenti e originali di così, film  capaci di emozionare affrontando tematiche nuove – anche impegnate – con un linguaggio fresco e cosmopolita: penso a film usciti negli ultimi anni come Three Idiots o No one killed Jessica o Il mio nome è Khan o Teen Patti o Firaaq, per dire solo cinque titoli. Bollywood del resto ha da tempo dimostrato di saper emozionare facendo discutere, non solo facendo ballare (peraltro la Rai non ci fa neanche vedere i balletti…). L’esempio più recente è Aarakshan, un film sulle “quote riservate” ai fuoricasta, che è diventato un caso politico in India (ne ha parlato il blog Orientalia in questo post).
Non sarà il caso, l’anno prossimo, di scegliere meglio i film indiani da trasmettere sulla Rai, e di trasmetterli integralmente (magari in due puntate, se sono molto lunghi) senza massacrarli? Aspetto il parere dei lettori di MilleOrienti.


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