Mi sono posto spesso questa domanda.Oltre la rivalità calcistica,nasce un odio esagerato che sconfina in congetture socio economiche,in rancori industriali ,in risvolti culturali associati allo stile di vita.
La famiglia Agnelli,la Fiat,Torino e la fabbrica.
Anche le lotte all’interno di essa,l’operaio frustrato dal tenore di vita proprio,fatto di sacrifici e sudore,e quello del padrone,camicia pulita ed erre moscia.
Ci portiamo dietro la differenza di classe,il ricco e il povero,la macchina di lusso e quella rattoppata per uscire la domenica con la famiglia.
Poi la Juventus,la forza economica e la passione che sul campo vince e annienta chi la odia.
“Quando perde godo,il ricco perde e soffre come me”,parole di un operaio negli anni settanta,piene di rabbia ma sincere.
Tutto strano,ma a pensarci il risvolto sociale e la “differenza accompagnata dall’invidia”,esplode nel gol dell’avversario e così vai, con le urla e i gestacci rivolti alla tribuna dove la “famiglia” come il re,guarda,gioisce e soffre.
L’Italia calcistica è lo specchio dei tempi,quello dell’odio verso chi ha e dell’amore verso chi soffre.
Ma il calcio sarà ancora un gioco da insegnare ai bambini,oppure resterà una diatriba tra ricchi e poveri,tra operai e impiegati?
Ieri intanto,molti hanno gioito a vedere il Bayer farne quattro alla “signora” ,colpevole di avere nel suo dna erre moscia e soldi,scheletri nell’armadio e altro ancora.
Il pallone,un calcio ai pensieri….sempre così è?
arallagianluca