Questo post era stato pubblicato su un altro blog dal nome “A più mani” che, purtroppo, non c’è più. Il testo va oltre le dodici righe usuali, ma penso mi perdonerete – come accade quando sforo – perché un numero diverso non poteva averne. Qualcuno lo conoscerà già, altri no. In più stavolta c’è la canzone nella playlist, e vi auguro buona lettura e buon ascolto ;)
“La lettera che non ti ho mai scritto ha il sapore dei baci mai dati. Delle parole rimaste in gola.
Se sono qui, con la mia penna in mano, è perché dopo tanti anni per le mie dita non era stato sufficiente sfiorare la tua pelle o toglierti il cioccolato dal lato destro delle tue labbra. Per anni avrebbero voluto di più. Avrebbero voluto sfiorarti i capelli, spostarli dal tuo viso. Ma poi. Questo era il mio vero problema: cosa avrei fatto dopo. Mi sono trascinato per tanto tempo per cercare la situazione perfetta per agire. La battuta giusta da fare. I centimetri giusti per non sbagliare. E non ho fatto niente. Ho continuato a pulirti il viso se ti sporcavi, a ingoiare parole affogando tra la paura, la vigliaccheria e l’incertezza del poi.
Ho provato a scriverti tante volte, perché sono più bravo nel silenzio. Ma poi – ecco che ritorna – mi domandavo cosa avresti potuto rispondermi.
Ora sono qui a chiedermi se tutte le volte che avevo i capelli davanti agli occhi anche tu avresti voluto spostarmeli ma ti chiedevi del poi. Se le macchie della giacca che mi pulivi erano un po’ come le tue labbra per me. Ti scrivo adesso perché so che non potrai rispondermi. Perché fino all’ultimo la paura mi ha comandato. Perché procrastinare era quasi affascinante. Perché quando ho letto il manifesto e ho ricevuto la telefonata di tuo fratello in lacrime ho smesso di chiedere. Perché non c’era più un poi, ed è stato maledettamente più facile scriverti.
La lettera che non ho mai scritto avrei voluto avesse una diversa conclusione. Ma ho capito troppo tardi che al cuor non si domanda.
Sarò sempre a un passo da te e spero che anche tu non sarai troppo distante da me.
Con amore e senno di poi,
C.”