Ma quale taglio alle tasse? Campagna elettorale!

Creato il 13 ottobre 2012 da Bernardrieux @pierrebarilli1
di Oscar Giannino
Il Consiglio dei ministri iernotte ha varato la legge di stabilità. I giornali hanno tioppato, perché il giallo sui presunti tagli alle tasse è stato sciolto troppo tardi per le aperture da mandare in stampa. Vorrei anticipare che non mi allineo al coro “iniziano i tagli alle tasse” che è partito stamane, sento in diretta Ezio mauro che già commenta che il governo Monti cambia l’agenda politica e si butta a destra. Se aumentare di un punto l’aliquota Iva generale e quella più bassa mentre si diminuiscono di un punto le due aliquote più basse sui redditi è un taglio alle tasse, io sono alto, biondo e mi chiamo Sigfrido. Detto questo, è sconfortante come rispetto al governo Monti che magheggia le opposizioni siano molto più sconfortanti. Prendete il confronto ieri tra Grilli e la Camusso. E’ come se vivessero su due pianeti diversi. Forse, addirittura galassie. Da una parte il ministro dell’Economia Vittorio Grilli, che ieri ha annunciato lo schema della legge di stabilità, quella che un tempo si chiamava la legge finanziaria, croce e delizia dei conti pubblici a ogni fine anno. Dall’altro la segreteria della Cgil, Susanna Camusso. Il contrasto dei toni, degli obiettivi e delle visioni non potrebbe essere più macroscopicamente evidente. E da solo rende bene l’idea di quanto profonda sia la frattura  che si spalanca sempre più sotto i piedi delle classi dirigenti, e dell’intero Paese.
Da una parte il governo Monti e soprattutto il ministero dell’Economia e la Ragioneria generale dello Stato, che compiono un altro passo di quasi 12 miliardi di tagli per impedire che il saldo pubblico peggiori e cioè aumenti il deficit. Lo scudo-scusa che si usa è ancora una volta quello di scongiurare l’ennesimo aumento dell’Iva, trucchetto ereditato da Tremonti . Dicendo che si evita un aumento fiscale programmato, si fodera di buone intenzioni la realtà che vede la spesa pubblica ancora fuori controllo. Mentre il debito pubblico purtroppo sale ancora, per via del fatto che l’Italia perde più PIL della Spagna, grazie alla feroce politica fiscale che è stata preferita ai tagli di spesa.
Dall’altra, la segretaria della Cgil che sposa in toto la proposta di Cesare Damiano, ex ministro del Pd, che per dare una risposta ai cosiddetti esodati – un errore grave della riforma Fornero – propone sotto elezioni di smontare di fatto la riforma in quanto tale, tornando a un’età pensionabile di 58 anni. Con esborsi di decine di miliardi non quantificati, coperti immaginificamente da lotterie e giochi, ma in realtà a carico del contribuente. Una bella riprova di come anche la sinistra non sia poi tropo diseguale dalla destra berlusconiana: quando si avvicinano  le elezioni, si apre la gara a chi nega di aver votato le misure di rigore, e a chi propone di  annullarle, naturalmente addossando a noi il costo.
E che cosa dice, di fronte a tutto questo, la segretaria della Cgil? Che il Tesoro ha torto a opporsi come si è opposto, perché quand’anche fossero decine di miliardi, basta una bella patrimoniale e tutto va a posto. Ora io rispetto profondamente la Cgil e la sua segretaria, come molti dei dirigenti e iscritti che conosco, e con cui dialogo spesso e molto seriamente sui temi talora drammatici del malessere italiano. Ma mi ha colpito profondamente, il tono con cui la leader della Cgil ieri ha liquidato un potenziale deficit  aggiuntivo di decine di miliardi evocando la patrimoniale. Per quanto grave e pesantemente censurabile sia stato il cortocircuito tra ministero del Lavoro e Inps che ha prodotto la mancata quantificazione degli esodati, e per quanto sia necessario porvi riparo di anno in anno, non lo si può fare  tornando alle pensioni di anzianità per tutti coperte dalla patrimoniale sbandierata come un vessillo ideologico. Questo la Camusso lo sa benissimo. Come lo sa l’onorevole Damiano.
Vuol dire allora una sola cosa: che siamo entrati ufficialmente in campagna elettorale, in quella terra di nessuno in cui ognuno si sente libero di spararle più grosse. Berlusconi aveva già cominciato, a proposito dell’euro e della Germania che potrebbe fare il favore di uscine. Ed è un peccato vero, se questa sarà la piega del confronto. Perché mai come oggi l’Italia avrebbe bisogno di argomenti, proposte e soluzioni serie, alla luce della grave discontinuità di reddito e patrimonio che colpisce famiglie e imprese, lavoro e risparmio.
Il governo Monti, che pure non taglia un euro di tasse ma di molto le ha fatte salire,  che continua solo a promettere dismissioni pubbliche senza realizzarle e anzi accingendosi a impedire la cessione di Ansaldo Trasporti ed Energia, continua per questo  comunque ad apparire come un frangiflutti di serietà, rispetto ai toni da strapaese e alle forzature ideologiche. Ed è anche questo un tributo da pagare a pressapochismo e alla demagogia del dibattito pre elettorale. Era un errore di questo governo, per esempio, aver tagliato i fondi per i contratti di produttività, fondi che oggi occorre ripristinare con la legge di stabilità. Ed è un errore della legge di stabilità approfittare degli scandali regionali per tagliare 2 miliardi alle Regioni senza averli concordati, perché il rischio è di finire come al solito a impugnative a raffica davanti alla Corte costituzionale. Ma di fronte a chi dice patrimoniale e sciopero generale per tornare alle pensioni per i 58enni, anche gli errori di Monti e Grilli sembrano vangelo. http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane

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