Il 14 giugno 2012 si è inventato che dal Vaticano fosse scomparso (lasciando il sospetto che si stato fatto scomparire) il giovane ex hacker di 36 anni responsabile dei servizi informatici della Santa Sede, il quale ha creato «un sistema Firewall per proteggere l’avanzatissima e delicata centrale computerizzata pontificia posta nei sotterranei del Palazzo apostolico». Secondo Ansaldo, l’informatico sarebbe irreperibile, forse è stato fatto fuori perché «detentore di una serie di segreti, compresi quelli delle ultime scottanti vicende sulla diffusione di documenti interni». La Santa Sede, continua la bufala scandalistica su “Repubblica”, «sa che si tratta dell’unica persona che, volendo, potrebbe essere eventualmente in grado di violare il sistema e di impadronirsi dei preziosissimi dati. Che cosa gli è successo?». Il giovane ex-hacker è tra i migliori in Italia, e «al di là delle ipotesi peggiori, la pista che viene seguita da chi lo conosce sufficientemente è che l’ingegnere, che si considera un fedelissimo del Papa, da quando è scoppiato il caso Vatileaks, non si fidi di chi lo aveva incaricato di occuparsi dell’informatica vaticana e voglia tenersi ben a distanza da un problema che con il passare del tempo pare sempre più allargarsi». Ansaldo conclude così la sua bufala: «Un giallo, questo, che si assomma ai tanti misteri di una vicenda per niente conclusa».
Ma quale giallo?? In giornata è intervenuto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, definendo «completamente infondata» la notizia relativa alla presunta sparizione dell’ex hacker ora dipendente della Santa Sede. «Rimango stupito» – ha detto Lombardi in un briefing con i giornalisti in Vaticano. «Ho fatto verifiche presso il Governatorato, la gendarmeria e la segreteria di Stato e non ho trovato assolutamente nulla. Non riesco a trovare alcun aggancio alla realtà». Ha quindi concluso rivolgendosi al vaticanista di “Repubblica” (senza citarlo, con grande classe), «è un modo di fare giornalismo non adeguato alla realtà della situazione».
Il 2 luglio 2012 stesso copione: Marco Ansaldo decide di inventarsi un’altra notizia e finge di essere stato ammesso ad un incontro riservato tra il segretario di Stato Tarcisio Bertone e Benedetto XVI. Nell’articolo compaiono parecchi virgolettati, sia del card. Bertone che del Papa, dialoghi (completamente inventati) attraverso i quali Ansaldo vorrebbe rivelare che il Pontefice avrebbe rifiutato le dimissioni del segretario di Stato. Il giornalista, nella sua ennesima bufala, aggiunge anche piccoli dettagli (ad esempio: “Bertone era furente in volto”), come fosse stato un testimone oculare. Ancora una volta il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, è dovuto intervenire, e con la solita calma ha ricordato che non c’era nessun giornalista nascosto nella stanza del Papa durante l’incontro con il segretario di Stato. Né i due interlocutori hanno riferito alla stampa cosa si sono detti. Poi, ancora una volta con grande rispetto, senza citare l’autore di questa ennesima menzogna sulla chiesa, ha concluso: «I virgolettati riportati da un quotidiano sono frutto di una costruzione, e il contenuto non corrisponde alla realtà oggettiva».
Occorre imparare ad evitare di informarsi su quanto accade in Vaticano dal “trio della disinformatio”, Politi, Lillo & Ansaldo, persone che non aspettano altro di infangare quel che odiano.