Ma siamo sicuri che Dio non gioca ai dadi ?

Da Observingthenet

Provo a rispondere al commento di Romana al mio ultimo post sul rischio creativo.
Innanzitutto complimenti perchè le osservazioni di Romana sono sempre argute e provocatorie….
Provo a rispondere sul concetto di “caso e coincidenza” elementi imprescindibili nella valutazione del rischio.
Se il caso si può definire come l’insieme delle combinazioni possibili, ogni universo culturale ne possiede una concezione diversa. Tutte si fondono sul ruolo assegnato all’uomo nel concatenamento dei fenomeni, e tutte sono in stretta relazione con l’interpretaxione della libertà e della responsabilità.
I greci hanno fondato l’idea del concatenamento casuale. Gli arabi hanno speculato sulle sue implicazioni matematiche. Infine, il buddismo nega il caso cosi come lo intendismo noi, e lo generalizza con i concetti di molteplicità, dell’organicità e della reversibilità delle cause.
La scoperta del calcolo delle probabilità non significa che siamo in grado di controllare le leggi del caso: un tiro di dadi non abolisce il caso….. al contrario, lo suscita.
Il pensiero orientale, anzichè porre le forme del caso ai confini della ragione, le ha messe al centro della sua rappresentazione del mondo il caso è allora più un principio che un problema. Infatti, nel pensiero cinese si preferisce parlare di coincidenza pittosto che di caso e  nella coincidenza non c’è un ordine prioritario ma bensì una co-apparizione.
Coincidenza, segno, o meglio segnale, avvertimento di una mutazione dei fenomeni.

Secondo Dan Sperber “Dinanzi a rsppresentazioni complesse, ci si limita a esercitare una sagacia che stimola una meditazione il cui oggetto sono gli effetti delle risonanze, senza staccarli dalla realtà, e fà dell’attenzione un modo per partecipare alla spontaneità universale, che è in se un fattore di gioia”.


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