continuano le mie domande esistenziali: navigo per l'immenso web alla ricerca di.. scrittori.
questo non soltanto per "trovare risposte alle mie domande" ma anche per condividire con qualcuno che coltiva la mia stessa passione, speranze, paure e magari qualche strategia d'attacco. perchè anche con l'esperienza di altri è possibile crescere, carpendone il meglio per noi stessi.
così, durante una delle mie spedizioni, ho incontrato una Blogger.
Redazione si chiama.
inizio a leggere il suo blog avidamente, saltando da un post ad un altro, ridendo grazie alle sue battute che nascondono, sotto sotto, tanta verità.
scopro poi che ha appena pubblicato un libro (che acquisterò molto presto, ve lo garantisco!). così inizio a chiedermi: chissà perché questa ragazza scrive...
ecco a voi Elisabetta Michilin, la "redazione" di Guardando il mondo dall'alto di un tacco dieci:
Perchè scrivi?
Così, diretta. Mi piace.
L'aspetto più strano del pubblicare un libro è che da un giorno all'altro devi avere un'opinione su tutto ed una motivazione a tutto.
Sono veramente contenta ed onorata che mi venga richiesto di rispondere a delle interviste e non voglio certo fare la figura di quella che se la tira (voglio che di me, i posteri, possano dire “il successo non l'ha cambiata”), ma mi trovo in imbarazzo a rispondere a questo genere di domande.
Si tratta di un mondo che conosco da poco, nel quale sono appena entrata grazie ad un editore decisamente incosciente che ha deciso di puntare su di me e ad un gruppo di amiche blogger che mi sta sostenendo in questa folle impresa.
Mi spremo con forza le meningi alla ricerca di una risposta che denoti una brillante intelligenza, così da non deludere chi sta credendo in me, con il solo risultato di affaticarmi il cervello inutilmente, perchè l'unica, banale risposta che che mi viene in mente è: perchè mi diverte.
Scrivo il mio blog (taccodieci.blogspot.com) perchè mi diverte, quando i miei articoli sono troppo polemici o troppo offensivi cerco ospitalità in blog amici (grazie infinite a vitadastrega.blogspot.com!), ho scritto il mio romanzo d'esordio perchè una sera ho bevuto troppo mojito, ho annunciato alle mie amiche che avrei scritto un romanzo, loro hanno reagito con un po' troppo entusiasmo all'idea (non so per quale motivo, ma i miei amici capiscono poco la mia ironia) e mi sarei sentita troppo in colpa a non cominciare nemmeno. Una volta che ho posato le mani sulla tastiera è stato facile: il libro si è scritto da solo.
Piccola anticipazione (anche se ormai chi legge il mio blog lo sa da tempo): sto già scrivendo il seguito e anche stavolta mi diverto moltissimo. Voi non avete idea di che cosa stia riservando il futuro alla povera Alice... Ahahah!
Da dove trai ispirazione?
Un giorno, andando al lavoro in bicicletta, caddi in Corso Milano e, come accade sempre a noi ragazze, utilizzai il mio FF come parafulmine, arrabbiandomi con lui in maniera incredibile. Inutile dire che il poverino non aveva alcuna colpa nell'incidente. Mi vergognavo talmente tanto per la figuraccia (ero caduta davanti a tutti, alla maniera indecorosa del sacco di patate) che avvertii un bisogno fisico impellente di trovare un motivo per indirizzare rabbia verso qualcuno.
Ci scrissi sopra un post, che subito fu commentato da molte ragazze alle quali, come a me, capitava regolarmente di trasformare i propri FF in parafulmini. Una di loro suggerì anche un nome per questo fenomeno tipicamente femminile: litost.
Non mi sentii sola e capii che quello che provavo io (incertezze paure, paura di non essere all'altezza di stupidi stereotipi femminili, senso di inutilità nel non riuscire ad essere perfetta) lo provavano anche molte altre ragazze. Ma capii anche che, soprattutto da parte mia, c'era un gran bisogno di parlare di tutto questo, di uscire dagli schemi e parlare di quanto tutte queste paranoie siano assolutamente stupide (mi piace un sacco questo aggettivo).
Così iniziai a scrivere, nel mio blog, di tutto questo: di come convivere con un uomo sia come stare a bordo dell'Enterprise e confrontarsi con una nuova civiltà, di quanto possa essere difficile essere una ragazza sulla trentina (e pericolosamente in odore di matrimonio e maternità) nel mondo del lavoro, di quanto possa essere frustrante confrontarsi con gli stereotipi femminili della pubblicità e di molto altro ancora, senza considerare alcun argomento troppo stupido.
Per quanto riguarda la scrittura del mio libro, ho seguito esattamente lo stesso procedimento: ho parlato di cose vere. Altra piccola chicca: delle sfortune elencate nel capitolo 0 ce ne sono due che sono capitate a me personalmente. Se vi va di divertirvi a scommettere su quali siano...
Come definiresti il tuo modo di scrivere?
Spietatamente vero e tendenzialmente ironico.
A volte amaro.
A volte dicono che faccio ridere, ma per fortuna lo dicono in senso buono.
Cosa significa essere uno scrittore emergente al giorno d'oggi?
Ci sono scrittori preoccupatissimi che misurano le cartelle dei propri lavori e che li potano per compiacere gli editori, che pagano anche svariate migliaia di euro per farsi pubblicare, che elargiscono consigli su come e cosa scrivere e che, dulcis in fundo, criticano i consigli dati da altri.
Mi chiedo: che senso ha tutto questo?
Forse è la mia mente piccola a non capire, ma essere uno scrittore emergente, al giorno d'oggi come sempre, significa per me in primo luogo stare bene facendo una cosa che piace. Ci sono squali, come in tutti i mari, che cercano di approfittare del lavoro altrui, ma se difendersi è sacrosanto, far cadere tutto nella polemica non è scrittura. E' un po' come accade nel mondo del calcio: persone che hanno la fortuna di divertirsi facendo qualcosa che piace (lasciamo per un momento perdere i milioni di euro che ci stanno dietro), ma che trasformano ogni domenica in una polemica.
Come questi non sono calciatori, non sono scrittori emergenti quelli che misurano un'opera col righello, quelli che sparano a zero su tutto e su tutti, quelli che criticano a prescindere, solo perchè devono per forza aprire la bocca.
Qual'è la più grande soddisfazione ottenuta grazie alla scrittura?
La mia casella di posta riceve mediamente dieci email al giorno. Si tratta di email di approvazione, di critica, di sfogo... Nonostante abbia anche un lavoro “vero” nel “mondo reale” e ultimamente il tutto stia diventando decisamente più difficile da gestire, rispondo ad ogni email. Mi riempie infatti di orgoglio il fatto che ci siano delle persone, principalmente ragazze normali come me, che decidono di parlarmi della propria vita. Mi sembra il minimo ricambiare questo onore.
Una grandissima soddisfazione ottenuta grazie alla scrittura è ovviamente anche la pubblicazione del mio romanzo d'esordio, dal titolo “le bugie hanno le gambe lunghe e il tacco dieci”. Non so ancora come finirà questa avventura, che è già arrivata ben oltre rispetto a quanto mi aspettassi.
Cosa ti spinge a continuare, malgrado le normali difficoltà?
Primo giorno d'asilo. Spalancai il portone assieme a mia madre e a braccia aperte gridai: “bambiniiii, sono arrivata!!!”.
Oggi, con lo stesso entusiasmo, spalanco il portone d'ingresso del mondo della scrittura e sono pronta a conoscere ogni singolo dettaglio, da quelli fantastici a quelli scabrosi, di questo nuovo pianeta. Perchè se le cose non si fanno con entusiasmo, come dice mia madre, tanto vale non farle.
E' contagioso anche l'entusiasmo di chi mi circonda e del mio FF in primis. Già da settimane, ad esempio, quell'incosciente se ne va in giro dicendo che “quando lavorerò da casa” e “sarò una scrittrice affermata” (già, perchè ormai è ovvio che sarà così, no?) potremo permetterci di avere un gatto. E' impossibile non farsi trascinare da quest'atmosfera e non fregarsene altamente delle difficoltà.
Ho solo una preoccupazione: come farò a riportare il mio FF con i piedi per terra e a fargli capire che non ho riscritto Harry Potter?
Ma chi è Elisabetta?
“Le bugie hanno le gambe lunghe e il tacco dieci” è il suo romanzo d’esordio.
il libro: le bugie hanno le gambe lunghe ed il tacco dieci
Alice è decisamente una ragazza felice: lavoro noioso ma tranquillo, fidanzato ricco, bellissimo e follemente innamorato e un paio di amiche super fidate con cui condividere la vita di fronte ad un aperitivo.
Un giorno però il mondo le crolla addosso. Viene licenziata in tronco e da qual momento sarà un’escalation di sfortuna. Il desiderio di fingersi indipendente e matura (perché a trent’anni una donna dovrebbe essere matura, no?) la porterà a fare le scelte sbagliate, a costruire un castello di bugie dal quale sembrerà proprio non avere scampo.
Un fidanzato profondamente deluso e un’amica doppiogiochista non le saranno certo d’aiuto in questa ricerca di una nuova stabilità e, in definitiva, di una se stessa sicuramente più onesta e responsabile.
Per ricostruirsi una vita Alice potrà contare solamente su una nuova famiglia allargata incasinata e particolare, un gruppo di nuove amiche sincere e grintose e sul suo senso dell’umorismo, che la porterà ad affrontare ogni disavventura senza mai perdere la voglia di migliorarsi.
bene, ora tutti in libreria!!!!