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Ciao Elena, sono io a ringraziarti per l’invito e l’accoglienza. Ispirandomi a una frase di Odyssea, scrivere per me è come “aria per respirare, acqua per far sbocciare, terra per non cadere, fuoco per non morire”. Senza la scrittura, e il senso di libertà, l’energia, la speranza, l’intenso amore, che mi trasmette, sarei ben poca cosa, sarei poco più di un sassolino. Scrivere mi fa sentire viva e parte della vita, la mia, quella degli altri. Mi fa dimenticare il dolore, le delusioni, la solitudine. Dà un brivido all’esistenza, e mi fa viaggiare senza valigie e senza la paura dell’aereo. Mi consente di lasciare qualcosa di me sulla terra, visto che non ho avuto figli, qualcosa che vivrà anche dopo, per sempre.
2. C'è un autore – o autrice – a cui ti ispiri?
Un’ispirazione esplicita e consapevole no. Però penso che ciò che si legge, e si ama, resti dentro, e qualcosa si sottragga sempre, senza volerlo, al proprio bagaglio di letture. Nel caso di Odyssea, ho voluto rendere un deliberato omaggio al mondo di Harry Potter, alle sue atmosfere, arricchendole con la mia interpretazione personale, il mio stile e personaggi diversi, più adulti, più passionali.
3. Da dove trai ispirazione per le tue storie?
Le idee nascono nei modi più strani. Ad esempio, per Non c’è niente che fa male così, il tutto partì dai racconti di gioventù di mia madre a proposito del terrazzo all’ultimo piano della casa dove viveva, nel quale stendere il bucato, prendere il sole, ballare e ascoltare la musica. Mi sono detta: e se invece accadesse qualcosa di brutto? Se un terrazzo pieno di sole diventasse il luogo in cui il sole si spegne per sempre? In generale, comunque, è la vita vera ad ispirarmi: un ricordo appunto, un luogo, un bisogno, un sogno.
4. Quando preferisci scrivere? C'è una parte particolare della giornata che dedichi completamente alla scrittura?
Una volta avevo orari precisi e preferiti, e anche climi o suoni, ma adesso no, adesso scrivo quando le parole mi chiamano, quando sento la necessità di dire qualcosa, e non importa se è giorno o notte, se piove o splende il sole, se c’è silenzio o un sottofondo musicale. Tanto, quando scrivo non sento nulla, non vedo nulla, sto alla tastiera e vivo nelle mie righe.
5. Ed ora, giochiamo un po’: vorrei che ti immaginassi questo scenario. È l'anno 2013 ed i marziani, attraverso un messaggio alla trasmissione “Uno Mattina” annunciano la loro decisione di invadere la terra, rendendo il mondo “safe for aliens”. Il premier italiano, chiama al governo alcuni esponenti della letteratura italiana, te inclusa. Vi parla della missione “Arca”: una navicella contenente alcuni capolavori dell'arte mondiale, verrà inviata nello spazio per sfuggire alle barbarie aliene. Vi dice anche che potrete scegliere soltanto due libri da salvare dato che c'è ancora crisi e non è possibile costruire una navicella troppo grande. Quali decidi di salvare?
Solo due libri? Troppo pochi, come faccio? Mi assale il panico, come se davvero gli alieni stessero per sbarcare e io non fossi pronta a dare il mio contributo! Mi auguro che, oltre ai libri scelti da me, ce ne siano altri, e che i doppioni siano proibiti, così si potrà creare lo stesso una discreta biblioteca. Comunque, così, d’istinto, dico: Orgoglio e Pregiudizio e Il buio oltre la siepe.
6. Parliamo ora del tuo ultimo romanzo, Odyssea: come nasce? Sul web, correggimi se sbaglio, leggevo che sarà composto da ben sette libri: perché una suddivisione così “importante”?
Non sbagli. Saranno sette volumi complessivi. Ho voluto accompagnare Odyssea lungo un pezzo di vita, e non era possibile narrare questa formazione e trasformazione in un libro solo. Non si cresce in un giorno, non si diventa donne in una notte. Poi, gli eventi che accadranno saranno talmente numerosi da necessitare di approfondimento. Odyssea dovrà scoprire tante cose, di sé, della sua famiglia, del luogo in cui vive. Nel primo libro ci sono solo cenni, non tutto è spiegato, non tutto sarà come sembra. Infine, a me piace raccontare le emozioni, le sensazioni, andando a fondo, facendo sentire sulla pelle di chi legge il male e il bene, e per fare questo occorrono parole, non troppe ma neanche poche, quelle giuste. Infine, il settimo libro non racconterà direttamente di Odyssea ma di un nuovo personaggio.
7. Qual è il personaggio di Odyssea a cui sei più affezionata? Perché?
Dire Odyssea o Jacko sarebbe troppo ovvio. Ma non posso rivelarti qual è il personaggio che ho più amato dopo loro, perché ancora non è apparso sulla scena, e lo sarà solo nel quarto volume. Spero che anche gli altri lo amino. Ti anticipo soltanto il nome. Si chiamerà Tio, che deriva da Horatio. Di più non posso.
8. Se c'è una parola che, a mio avviso, può definire la storia di Odyssea è elegante: hai creato un mondo equilibrato, senza sbavature e molto raffinato. Ora vorrei sapere.. ma tu, come lo definiresti?
Ti ringrazio, nessuno aveva mai definito così la mia scrittura e il mio mondo immaginario. Mi fai arrossire e mi rendi immensamente felice. Io non saprei proprio qualificarlo, è troppo carne della mia carne per trovare le parole giuste, parole che non sembrino stucchevoli, stupide, o perfino prive di senso. Va bene la tua definizione, che mi ha fatto venire i brividi.
9. Jacko, uno dei miei personaggi preferiti (umh, umh – dalle prime pagine faccio parte del suo team!) è un ragazzo molto controverso: scontroso, a tratti irritante, incapace di manifestare apertamente i suoi sentimenti ma, al contempo, terribilmente attraente. Mi chiedo: da dove hai tratto ispirazione per la sua creazione?
Forse sorriderai, ma Jacko è un po’ l’evoluzione, più adulta, più passionale e meno giapponese, del Terence della mia giovinezza, che forse tu conosci. Sì, Jacko è un Terence altrettanto ribelle, ma più uomo, più spudorato, più sensuale. Ha ha i suoi stessi lunghi capelli neri, i suoi modi diretti, apparentemente villani, la sua predilezione per i cavalli, e la sua nobiltà d’animo che i superficiali e i convenzionali non riescono a scorgere.
10. L'amore, in Odyssea, ha un ruolo molto importante: fa paura ma fa crescere, rende migliori in un certo senso. Per Amabile Giusti, cosa significa la parola amore?
Amore è ciò che resta dopo che l’innamoramento passa. L’innamoramento è fatto di menzogne e di illusioni. L’amore è consapevolezza, è verità. L’amore non è ricattare qualcuno affinché divenga come tu vorresti che fosse, ma accettarlo per ciò che è. L’amore non è scappare ma rimanere anche quando lo spazio sembra stretto. L’amore è prendere ciò che vedi, ciò che c’è, un essere imperfetto, con le sue paure e le sue fragilità. L’amore è stare accanto a qualcuno con la febbre, chiedergli come sta, e stare male anche tu finché non sta bene. L’amore è vita quotidiana, risvegli, fatica, treni affollati, scarpe piene di pioggia e sogni troppo grandi, sapendo che non sei solo, che c’è qualcuno che sogna con te.
11. Ed ora l'ultima domanda prima di chiudere la nostra intervista: c'è un consiglio che vorresti dare a chi, come te, ama la scrittura?
È il consiglio che dispenso sempre in questi casi. Leggere, leggere, leggere, e scrivere, scrivere scrivere. Non essere indulgenti con se stessi, mai. Chi pensa di aver prodotto il libro che sconvolgerà la letteratura mondiale e non accetta consigli, di sicuro ha partorito un topolino.
Grazie a questa straordinaria autrice per la pazienza e la disponibilità! E voi, cosa ne pensate di Amabile? Avete letto Odyssea? Un bacio a tutti e buona giornata!
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