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Maalox 5 - Basta con la poesia bambocciona!

Da Ellisse


e' un piantoBasta con questi poeti mammoni che vogliono fare poesia senza allontanarsi da casa!! "Noi italiani siamo fermi alla poesia fissa nella stessa città, di fianco a mamma e papà", dice giustamente la critica Cancellieri. Come darle torto? La poesia deve essere flessibile, bisogna abituarsi all'idea di cambiare poesia spesso, chi se lo può permettere vada a fare poesia all'estero!, come qualche tempo fa suggeriva acutamente il critico Celli. Era ora che qualcuno lo dicesse! Finalmente la critica militante e di rottura si sta risvegliando da un annoso torpore e punta il dito al vero nocciolo della questione, la "poesia bambocciona".
Basta con questi poeti fannulloni che una volta trovato un verso, una "stanza" o una quartina anche part- time ci si adagiano sopra per tutta la vita! Essi sono incuranti di quel male oscuro che il critico Monti lucidamente diagnostica nella poesia fissa, e cioè la monotonia che, per quanto ci faccia rima, con la poesia non può andare d'accordo! Non solo: non è azzardato ipotizzare, in parziale discordanza con il critico Brunetta, che la monotonia della poesia fissa sia una delle cause del noto e diffuso "assenteismo poetico". Per quanto deprecabile, come non capire chi si dà malato per starsene a letto a leggere l'ultimo  Fabio Volo o abbandona per una mezz'ora la poesia fissa pe annà a comprà un par de cicorie?
Insomma i tempi cambiano, come ricorda la critica Fornero, non possiamo "prométtere" ai nostri giovani una poesia fissa, figuriamoci poi gli ormai obsoleti ammortizzatori poetici, come certi concorsi o quell'inutile Canto 18 che parla di ruffiani e adulatori, ormai del tutto scomparsi dal settore poetico. Insomma, è la crisi in cui versa il nostro PD (Poetic Debt, debito poetico) ad obbligarci ad affrontare la sfida della flessibilità. Chi ha studiato da poeta lirico non è detto che possa esercitarsi con nuvole e mal d'amore e foglie morte fino alla pensione, sai che palle! E del pari chi fa il poeta di ricerca non potrà continuare a fare il ricercatore a vita, per quanto precario. Dovrà cambiare, delocalizzarsi, ristrutturarsi, magari decostruirsi. In altre parole dovrà diventare competitivo, puntare sulla qualità. E' la globalizzazione, ragazzi, vi attende la sfida con i paesi in via di sviluppo poetico.

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