“Il pd e la posta in gioco” è il titolo che Emanuele Macaluso ha dato all’intervento apparso oggi su l’Unità. Un articolo secco e mirato che evidenzia la necessità di rinnovamento di un partito, il pd, che dovrebbe rappresentare la sinistra italiana in Europa ma che, da decenni, ha gettato la spugna, prima soggiacendo agli indirizzi e alle logiche democristiane, poi raggirando le necessarie epurazioni. La legge elettorale deve essere modificata quanto prima poiché, così come riformulata, può seriamente mettere a repentaglio la democrazia e la libera scelta dei rappresentanti da parte degli elettori ma prima di tutto è opportuno intervenire sulle modalità e strumenti legali per decidere i c.d. segretari di partito, da taluni definiti leader.
Oggi è il leader espressione del programma politico, della mission di un partito? E il congresso rappresenta il mezzo democratico e idoneo per la scelta della personalità che sarà a capo di quella organizzazione politica? Nel 2013 si potrebbe cominciare a ragionare in termini di rinnovamento eliminando le segreterie di partito come camere della carriera o del favoritismo. La militanza non è più espressione di lealtà verso un movimento politico e l’attivismo viene riconosciuto solo quantificando il numero di nuovi tesserati o di voti apportati durante le elezioni. Quindi si pongono due ordini di problemi: uno riguarda lo svecchiamento all’interno dei partiti e di conseguenza la successione giovanile negli stessi; il secondo è più attuale e affida alla novità della rinuncia di un mandato istituzionale di altro tipo quando si riveste una carica politica, specie di indirizzo politico- In questi casi, essere, ad esempio, sindaco e segretario regionale di un partito è sicuramente un’espressione politica distorta in quanto può assumere connotazioni “oligarchiche” nel favorire i soli adepti, associazioni, imprese. Stessa cosa avviene per le cariche superiori: ad es. ministro e segretario; senatore e capo di una segreteria locale. Si sta pian piano giungendo all’osservazione esplicitata qualche anno addietro: così come la Magistratura deve essere ordine super partes, autonomo e sovrano così la politica riacquistare la purezza dell’incarico eliminado quell’ intreccio di svariate cariche suscettibili a inficiare il corretto svolgimento dell’azione politico-amministrativa. Ciò sarebbe auspicabile anche per garantire un’effettiva assenza del conflitto di interesse. Argomento di grande attualità anche in virtù del monito espresso dal Presidente della Repubblica nei confronti di ministri o vice premier che, a dispregio della funzione ricoperta, preferiscono assumere la veste di faziosi militanti.