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Macbeth (Justin Kurzel, 2015)

Creato il 22 gennaio 2016 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
Presentato al Festival di Cannes nel maggio dell'anno scorso, Macbeth è qualcosa come l'undicesima versione cinematografica della più breve tragedia scritta da William Shakespeare. Ad interpretare il tenebroso sovrano di scozia è Michael Fassbender, affiancato da Marion Cotillard, che veste i panni di Lady Macbeth.
Macbeth (Justin Kurzel, 2015)La trama del dramma shakespeariano è quasi totalmente rispettata, fatta eccezione per qualche variazione trascurabile (come il modo in cui vengono giustiziati i figli di MacDuff) e una reinterpretazione vincente della profezia delle Sorelle Fatali sul destino di Macbeth. Tagliate alcune sequenze secondarie del dramma e ridotto il numero dei personaggi, il film conserva l'impianto shakespeariano.
Per il suo adattamento, il regista Justin Kurzel ha optato per atmosfere cupe, ambientazioni desolate e ampi spazi invasi dalla nebbia, ricostruendo uno scenario adatto a riprodurre le oscure trame dei protagonisti e soprattutto la dannazione del loro animo: la pellicola si popola di spettri che si confondono con i vivi, e l'elemento magico introdotto da Shakespeare con il trio delle Fatali Sorelle e le loro evocazioni infere in compagnia della strega Ecate viene dissolto in un gioco di proiezioni tra suggestioni leggendarie e popolari ed elementi psicologici. Una scelta che rende giustizia a Shakespeare e al suo essere stato tramite fra la tragedia fatale antica e la tragedia individuale moderna.
Quello che mi è piaciuto meno è stato il trattamento del copione: mentre sono state ampliate con buone suggestioni alcune sequenze come l'assassinio di Duncan, la descrizione del crescente delirio di Macbeth dopo l'uccisione di Banquo o il suo ultimo monologo sul cadavere della sposa, altri particolari hanno catalizzato fin troppa attenzione, trasformando scene come il duello finale in lunghi passaggi dominati da musica e colori. Ancora, i dialoghi non sono stati snelliti per una destinazione cinematografica e questo rende la pellicola notevolmente impegnativa: seguirne il contenuto risulta abbastanza agevole per chi conosca il testo shakespeariano, ma rende forse pesante la visione a chi si approcci al film come tale, indipendentemente dalla sua origine.
Macbeth (Justin Kurzel, 2015)
Macbeth vince la sfida dell'adattamento nella fotografia, nei costumi e nelle ritualità descritte visivamente molto bene, ma in altri momenti la sceneggiatura e le sua azione sembrano cedere al peso ingombrante di un testo ricco di monologhi e battute talmente dense e conosciute da imporre quasi un arresto dell'azione stessa (con gli attori fisicamente fermi, come nel congedo di Lady Macbeth, che ho trovato deludente) e una concentrazione sulla voce.
Il film di Kurzel, dunque, va accolto come un lavoro impegnato di analisi e traduzione del testo shakespeariano e nell'ottica dello stesso va osservato per comprendere anche la tipologia di elementi su cui il regista si è concentrato, intensificando via via la volitività di Macbeth, che procede nei suoi propositi ben oltre la sua regina, colta anzi dalla pietà prima di essere uccisa dalla propria follia, e rappresentando le stesse Sorelle come proiezione della sua sconfinata ambizione, più che come inviate del Fato.
Macbeth (Justin Kurzel, 2015)
Il mio giudizio è dunque tiepido, forse per la mia scarsa fiducia in Fassbender (lo so, sono una voce fuori dal coro), forse per le altissime aspettative create dalla lettura di uno dei pochi testi teatrali che mi siano risultati immediatamente molto graditi. Per me il teatro resta fondamentalmente quello agito sulla scena, impossibile da relegare ad una proiezione, motivo per cui non ho mai amato le varie versioni di Romeo e Giulietta (ebbene lo confesso, nemmeno quella di Zeffirelli, mentre non mi era dispiaciuto il suo Amleto): forse il rapporto dramma-film è ancor più delicato e complesso di quello romanzo-film, e il confronto non mi convince del tutto.
C.M.Articolo originale di Athenae Noctua. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore e senza citare la fonte.

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