9 dicembre 2013 Lascia un commento
Disegni e foto di architettura da una parte, dall’altra una piccola retrospettiva di Gabriele Basilico, una personalita’ nel mondo della fotografia industriale e dell’architettura in genere.
L’incrocio delle due mostre si manifesta anche nella lunga intervista concessa da Basilico e proiettata all’ingresso di "Macchine per abitare", rafforzandone la sinergia.
Girata nel 2012, quindi un anno prima della sua scomparsa, l’intervista invero un lungo monologo, racconta Basilico con le parole di Basilico, e’ un ripercorre la sua carriera ma soprattutto la ricerca di una definizione del suo lavoro.
In qualche modo egli si pose come antitesi di Cartier-Bresson senza nessun intento di sfida, semmai diversa filosofia e ancor piu’ diversa ricerca. Se il primo fece del fermare l’istante il suo credo, Basilico all’opposto punto’ sulla dilatazione del tempo, l’infinito che di fatto crea atemporalita’ all’immagine, metafisica dechirichiana applicata al mondo reale. In effetti le sue fotografie non forniscono alcuna informazione di movimento ed in questo sono monumentali, definizione che egli respinge, pur riconoscendone una valenza nel risultato finale.
Ecco come le foto dedicate a Modena scattate su commissione del comune nella seconda meta’ degli anni ’90, mostrino una citta’ astratta eppure concreta nei suoi mattoni e nei luminosi confini. Ancor meglio e ancor di piu’ riconosciamo a apprezziamo Basilico nelle sue archeologie industriali, nell’umanita’ ormai scomparsa nelle sua forma piu’ elevata di ingegno, un cortocircuito affascinante dove Basilico sa dettare le regole.
Meno efficaci le foto del 1978 nel viaggio in Emilia Romagna alla ricerca dei locali da ballo e del resto fu l’ultima sua ricerca fotografica incentrata esclusivamente sulle persone.
Per cio’ che concerne "Macchine per Abitare", si parliamo dell’esposizione di parte del materiale raccolto in tanti anni dalla Galleria Civica col contributo della Fondazione Fotografia di Modena e altri enti. Sono oltre duecento le opere esposte, tra foto e disegni. Tante le presenze, architettura che viaggia per i continenti, sulle citta’, dentro l’industria, dal lontano oriente alla vicina Modena, nella Tokio proiettata in un futuro losangelino bladerunneriano, alla campagna reggiana degli anni ’70.
Nella sezione progetti, troviamo meno presenze ma meglio definite. Da Tullio Zini, pragmatico ed internazionale, Cesare Leonardi che ipotizza wireframe ante litteram in cyberspazi ancora da inventare, meravigliose costruzioni di Ico Parisi, citta’ invisibili raccontate da Calvino in grafica del Moebius di "Metal Hurlant" sotto la lente puntinista o il divertente ma non troppo Archizoom Andrea Brandi.
Nel complesso interessante per quanto lo sia piu’ nel valore del singolo che nell’insieme, dal momento in cui spesso si perde il filo di un discorso troppo sottile per tenere insieme opere, lavori ed artisti accumunati dal solo avere a che fare con l’architettura, il che allarga troppo il fronte d’intervento. Se i disegni mostrano una compattezza tematica piu’ profonda, le fotografie non conciliano lo scorcio di rimessa californiana col cimitero di Modena o la vasca di refrigerazione della centrale nucleare.
Apprezziamo comunque l’impegno e ci aspettiamo altre operazioni simili, magari meglio focalizzata e piu’ espansa.