Il lavoro della commissione speciale di inchiesta, istituita in Macedonia lo scorso ottobre al fine di far luce sugli scandali che hanno travolto il governo di Skopje, accusato di numerosi crimini tra cui spionaggio illegale nei confronti di migliaia di cittadini e frode elettorale, sta portando i primi risultati concreti.
Oltre all’arresto di alcuni politici legati all’esecutivo, stando a quanto dichiarato dal procuratore speciale, Katica Janeva, gli ex ministri dei Trasporti Mile Janakieski, della Polizia, Gordana Jankuloska, ed il segretario generale del governo Kiril Bozinovski, tutti membri dell’amministrazione conservatrice del premier Nikola Gruevski, sono sospettati di essere a capo di un sistema criminale che avrebbe inquinato il voto del 2013, favorendo la vittoria del Partito Democratico per l’Unità Nazionale Macedone (Vmro-Dpmne), attualmente formazione di maggioranza.
Secondo la Janeva questi avrebbero favorito irregolarità in fase di voto e distruzione di materiale elettorale, modificando il risultato delle urne; a queste frodi va poi aggiunto l’effetto del ferreo controllo sui media esercitato dal governo, il quale detiene il pressoché totale controllo della stampa, posizione di forza sfruttata spesso per attaccare e diffamare gli avversari politici, come successo platealmente pochi giorni fa, quando in uno show televisivo il conduttore filo governativo ha definito il leader dell’opposizione socialdemocratica, Zoran Zaev, “un bugiardo che finirà in prigione”.
La crisi politica in Macedonia, che ha messo a nudo il sistema di corruzione dilagante nelle istituzioni e, in particolare, tra i membri del governo, è infatti iniziata in seguito alla pubblicazione da parte di Zaev, presidente dell’Unione socialdemocratica di Macedonia (Sdsm), di migliaia di intercettazioni telefoniche, dalle quali si evince che l’esecutivo avrebbe spiato illegalmente telefonate e mail di oltre 20.000 cittadini tra giornalisti, politici e membri di organizzazioni non governative.
A questo si aggiungono le registrazioni delle conversazioni tra funzionari dell’esecutivo, ministri e lo stesso Gruevski, nelle quali si parla esplicitamente di brogli elettorali, controllo della stampa, nomine pilotate a cariche pubbliche ed insabbiare casi giudiziari a carico di uomini di governo.
La tesi sostenuta dal Vmro-Dpmne è però che queste intercettazioni sono dei falsi, realizzati ad hoc da dei non meglio precisati servizi segreti stranieri e fornite a Zaev, con il fine di destabilizzare il governo e l’intero paese.
Magazine Politica Internazionale
Macedonia. Ministri sospettati di brogli elettorali, primi arresti
Creato il 13 febbraio 2016 da Giacomo Dolzani @giacomodolzaniI suoi ultimi articoli
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