Anche la famiglia ha un anima. È tenuta insieme attraverso un'anima. È per questo che i membri di una famiglia agiscono tutti in base a delle leggi precise, che sono dettate da quest'anima. E questo è l'unico motivo per cui esistono degli irretimenti e delle comunità di destini.
Bert Hellinger
Al di là dell'idea di giusto e sbagliato c'è un campo.
Ci incontreremo là.
Rumi
Parade di Macellerie Pasolini
Drammaturgia e regia: Ennio Ruffolo
Interpreti: Natalia Mazer, Carlo Pastore, Marco Ponti, Giulia Calza
Drammaturgia sonora: Fabio Fiandrini
Quello che Ennio Ruffolo (regista e drammaturgo di Macellerie Pasolini ) racconta attraverso Parade è bene che sia osservato da vicino.
Le sue opere, connotate sempre da un alto valore estetico, contagiano lo spettatore e non gli permettono di restare in uno stato di distacco emotivo.
Ho rivisto Parade a distanza ravvicinata grazie alla nuova ring version; lo spettacolo è stato trasformato per consentire una visione della pièce non solo frontale ma anche dai due lati della scena.
Parade è un'opera che narra la vita quotidiana di un nucleo familiare 'tradizionale' composto da marito, moglie e due figli adolescenti di uno status sociale discretamente elevato, a giudicare dagli abiti e dagli accessori utilizzati dai suoi membri.
Si può parlare di Parade in molti modi.
Può essere considerato come uno studio della Famiglia come archetipo, dei suoi rituali, dei suoi equilibri, delle sue dinamiche profonde.
Ring version. Se il ring è costituito da fasce di corde che contengono e individuano lo spazio quadrato, compiuto, anche la definizione dello spazio teatrale e interiore dove agiscono e vivono i personaggi di Parade è deciso dagli incroci continui e intensi di sguardo degli attori; che non utilizzano la parola in scena.
Se si scomponessero e analizzassero algebricamente gli elementi di questa pièce forse si scoprirebbe un ritmo segreto derivante dall'alternanza di relazioni fra i diversi componenti.
Ecco la famiglia unita mentre mangia a tavola, dove madre e figlio instaurano un fitto dialogo, e padre e figlia dall'altra parte mostrano il loro legame. Via via, nelle scene seguenti, subentrano le altre combinazioni, madre-padre, madre-figlia, padre-figlio; e così via.
L'assenza di dialoghi e la molteplicità di indizi, situazioni, scambi, accadimenti sulla scena conduce lo spettatore a scrivere una sua storia, lo obbliga a procedere nei segni molteplici e probabili del labirinto narrativo facendosi travolgere da quello che accade in scena.
Alla fine del viaggio ogni spettatore può dire e pensare di avere partecipato alle vicende degli attori contaminate e mescolate ai transfert che egli stesso ha aggiunto a quello che ha visto (e sentito) dalla sua sedia.
Perché è molto chiaro, tutti gli spettatori di Parade partono da un punto di vista comune: fanno parte di una famiglia, o ne sono stati privati; e comunque in entrambe le eventualità è inevitabile, per loro, il processo di identificazione.
Macellerie Pasolini coinvolge il pubblico e inscena uno spettacolo globale che supera lo spazio della scena, crea un campo morfogenetico alla Rupert Shaldrake che abbraccia come una creatura vivente chi partecipa all'evento.
Faccio un esempio di transfert possibile: fra i personaggi, oltre al già citato continuo e intenso fuoco di sguardi esiste un forte rapporto fisico.
Uno spettatore può leggere nelle liaisons tra padre e figlio, o fra i fratelli, un richiamo a legami incestuosi (agiti o non agiti); un altro spettatore registra soltanto l'intimità affettuosa che unisce quattro individui che vivono in una stessa casa a stretto contatto per molti anni della loro esistenza.
Perché Parade gioca su tutti gli aspetti delle interazioni, a volte offrendo gesti e situazioni fortemente simbolici, in altri momenti rappresentando 'realisticamente' gesti e atti di 'normale' vita familiare ; non risparmiando nulla a nessuno quando si apre la paratia che tiene a freno la ruvidezza del capofamiglia che senza preavviso cambia la sua energia e compie gesti di violenza verso i propri figli.
All'interno di questa arena da anfiteatro greco; dentro questa storia circolare la timeline non si evolve mai: anche quando in uno dei momenti più intensi di Parade il figlio prevale sul padre in una prova di forza e prende possesso della sua camicia ciò non dimostra né significa che la storia di questa famiglia stia mutando.
Non si esclude nulla, ma nulla viene affermato.
Non esiste giudizio, né definizione di una morale precisa che riguarda gli eventi narrati.
La vittoria del figlio sul padre è soltanto una delle varianti possibili delle storie che fanno parte dell'inconscio collettivo; una delle strade che può prendere la vita andando verso una direzione o verso il suo opposto.
La domanda da porsi, forse è - mantenendo ferma la consapevolezza: lo spettatore sta assistendo a un'opera che può farlo lavorare sul suo inconscio?
Siamo così lontani, con Parade, finalmente, da questa 'autonomia dell'arte' che in Italia è sempre stata così vincente?
È così bizzarro che esistano registi e autori che si impegnano per contribuire alla ricerca di senso esistenziale di chi condivide la loro opera?
Parade permette a chi la vede di veicolare forti pulsioni del suo vissuto profondo.