Magazine Cultura

Macerata racconta le distanze

Creato il 10 maggio 2013 da Sulromanzo

Macerata Racconta1-5 maggio: “Macerata Racconta”, manifestazione incentrata sui libri e sul tema delle “distanze”.

In treno, durante il viaggio Verona-Macerata, mi chiedevo che cosa avrei mai trovato al mio arrivo, come si sarebbe sviluppato questo argomento e in che modo incontri e dibattiti eterogenei fra loro potessero convergere verso un unico punto comune. “Macerata Racconta” è stata una bellissima sorpresa, una di quelle cose che non ti aspettavi e che, al contrario, ti lasciano addosso una sensazione piacevole. Per prima cosa, “Macerata Racconta” ha sede in un’incantevole città, sita in una splendida regione: tutti gli eventi si sono svolti in luoghi suggestivi, registrando un’ottima affluenza di pubblico. Inoltre, l’argomento portante è stato sviluppato in maniera completa e approfondita nel corso dei cinque giorni di incontri. Si trattava di esaminare le distanze sia da un punto di vista geografico che sociale e culturale (ma anche religioso, pensiamo solo all’intervento di Umberto Galimberti autore di Cristianesimo. La religione dal cielo vuoto, edito da Feltrinelli, e la riflessione sullo scarto – e quindi, appunto, distanza – esistente tra i dogmi cristiani e le innovazioni moderne, che richiederebbero da parte della Chiesa una sorta di adeguamento ai tempi).

 

“Macerata Racconta” è nata nel 2011, per iniziativa dell’associazione culturale conTESTO. Nelle ultime edizioni ha ospitato autori quali Corrado Augias, Paolo Nori, Stefano Benni, Ginevra Bompiani, Elisabetta Bucciarelli, Chiara Valerio, Mario Tozzi, mentre quest’anno non sono mancati nomi come Chiara Gamberale, Marco Missiroli, Nicola Gardini e Giancarlo De Cataldo. Potrei spendere ore e parole a raccontarvi nel dettaglio i punti toccati nei vari dibattiti, ma preferisco concentrarmi su tre momenti che hanno attratto particolarmente la mia attenzione, proprio perché hanno affrontato le distanze ricollegandosi a fatti di grande attualità. Sto parlando della dura realtà del carcere, della prospettiva offerta da Luca Pakarov nel suo Pudding. Evasioni low cost e, infine, della violenza sulle donne descritta da Matilde D’Errico, giornalista e autrice televisiva, firma del noto programma Amore criminale.

 

Silvia Buzzelli, docente di diritto penitenziario e procedura penale europea e sovranazionale all’Università Milano-Bicocca, ha presentato il suo libro, I giorni scontati. Appunti sul carcere, dopo la proiezione di un documentario omonimo in cui venivano sottolineati principalmente due aspetti: il problema del sovraffollamento delle carceri e quello della rieducazione del detenuto. Questo dibattito ha avuto il suo prosieguo nell’intervento “Pena, diritti, dignità: l’emergenza normalità nelle carceri italiane”. In che cosa consiste la distanza, in questo specifico caso? Nello stacco esistente tra il cittadino e ciò che lo spaventa, il detenuto. Questa distanza annulla ogni possibilità di reinserimento, quando un ex galeotto, dopo aver preso coscienza dei propri sbagli e aver scontato la sua giusta condanna, decide di costruirsi una nuova vita - nel documentario, uno dei detenuti sottolinea proprio che la pena dovrebbe procedere pari passo con il pentimento altrimenti, una volta in libertà, è facile ricadere nei propri errori. Le riflessioni scaturite dal dibattito hanno chiamato in causa anche gli interventi delle autorità negli ultimi giorni, ultimo dei quali il controsenso di Raffaele Bonanni in occasione del primo maggio, ovvero rendere l’evasione fiscale reato penale, quando, in realtà, non esiste reato che non sia penale. Ottimi i resoconti di Glauco Giostra, Mauro Palma, Francesco Maisto, Samuele Animali e Vando Scheggia, che hanno regalato un quadro piuttosto articolato del problema, accendendo una discussione che, per gli innumerevoli punti toccati, avrebbe potuto proseguire tranquillamente per giorni.

 

Luca Pakarov, invece, raccoglie un collage di esperienze in giro per l’Europa nel suo Pudding. Evasioni low cost, edizioni Clandestine. L’Europa conta diverse nazioni, all’apparenza distanti fra di loro, eppure percorse da una comune e forte tendenza omologante, a cui si aggiunge un appiattimento a livello paesaggistico e urbanistico. Pakarov ha raccontato diversi aneddoti molto divertenti – tra cui la sua collaborazione con Woody Allen: collaborazione per modo di dire, poiché, dopo esser stato contattato per un impiego presso un set in Spagna del regista statunitense, si è ritrovato a prendere parte a faticosi lavori di manovalanza –, relazionandosi col pubblico con ironia, la stessa ironia presente nel suo scritto, spiegandoci di come questa sia, alle volte, un’arma a doppio taglio, utilizzata da molti giornalisti in maniera anche un po’ «paracula», volta proprio a deviare dai problemi, con lo scopo di alleggerirli ma, così facendo, ignorandoli quasi completamente.

 

Ma la distanza può anche verificarsi fra la collettività e un fatto come il femminicidio. Matilde D’Errico ha intrattenuto una sala gremita al Teatro Filarmonica sul tema, proiettando anche parte di un episodio della scorsa stagione di Amore criminale. Violenze che non conoscono estrazione sociale o età anagrafica, dati sconcertanti quelli portati dalla D’Errico, affiancata per l’occasione dal bravo criminologo e psichiatra Carlo Schenardi. Perché tante donne non riescono a staccarsi dal proprio compagno, dall’uomo che diceva di amarle e che diventa il loro carnefice? Quali sono i tratti distintivi di questi uomini? In cosa si esplica il loro narcisismo, la sete di dominio e potere sulla propria donna? È chiaro che una sempre più approfondita conoscenza dell’argomento, la sua presa di coscienza, oltre che la necessità di parlarne, senza vergogne né remore, sono gli unici strumenti per sconfiggere – o quanto meno limitare al massimo – una piaga sociale di tale portata.

 

“Macerata Racconta” si era aperta con Yvan Sagnet di Ama il tuo sogno, edito da Fandango, che senza paura denunciava lo sfruttamento dei braccianti stranieri in Puglia. La manifestazione si è chiusa con Giancarlo De Cataldo ed il suo Cocaina (Einaudi), che descrive un’altra forma di straniamento, quella del singolo da sé e da ciò che lo circonda, tramite la cocaina, lo stupefacente di chi sogna una vita sempre al top, rispondendo a quella formula di individuo vincente che la società consumistica esige. Se “Macerata Racconta” si era data il proposito di raccontare le distanze, si può dire che ci sia riuscita appieno: concludo menzionandovi un intervento sulla letteratura migrante di Irina Turcanu, Julio Monteiro Martins e Adrian Bravi, i quali hanno portato la testimonianza di autori stranieri che hanno scelto di scrivere in italiano.

 

“Macerata Racconta”, nata nella piccola Macerata, nelle piccole Marche, ha aperto grandi, enormi spunti di riflessione e dibattito, su una materia vastissima: è assodato che il confronto diretto con i profondi conoscitori del tema aiuta a penetrarlo a fondo e, di conseguenza, accorcia le distanze da esso. Torno a casa con impressa nella mia mente una frase di Italo Calvino, tratta dal Barone rampante, più volte citata nel corso di “Macerata Racconta”: «chi vuole guardare bene la terra deve tenersi alla distanza necessaria».

Media: Scegli un punteggio12345 Il tuo voto: Nessuno Media: 5 (1 vote)

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :